Inquietudini ecclesiali
Gli scismi sono una cosa molto triste e, da parte di cristiani, una contro-testimonianza; lo sappiamo bene.le scomuniche sono una strumento che non dovrebbero più esistere, è certo. Quando ci sono incomprensioni di qualsiasi genere, incontro+dialogo costituiscono l'unico modo civile ed umano per affrontarle, tra persone (tanto più se credenti) e tra gruppi ( tanto più se ecclesiali): ? come no?.Le idee restano quelle ,e il nostro idealismo basic è saldo. Eppure il recente incontro a Castelgandolfo tra il nuovo pontefice Benedetto XVI° e Bernard Fellay, superiore generale della Fraternità San Pio X ovvero successore di Lefebvre e portavoce degli ultras della destra cattolica -incontro che prelude a una loro riconciliazione e riammissione nella chiesa-, non ci ispira assolutamente riflessioni ottimistiche, ma una tristezza infinita; tanto più se si paragonano il riguardo e la buona volontà mostrata a 'questi ' scismatici-scomunicati con l'atteggiamento ben diverso, con la totale mancanza di accoglienza, ascolto e comunicazione, che in questi anni le autorità della chiesa hanno avuto nei confronti dei teologi sospetti di progressismo, e che erano in molti casi tra le personalità cristiane più significative del nostro tempo. Molta tristezza, dunque, e qualcosa di più: qualcosa molto simile allo sgomento.
RISERVATEZZE
L'incontro doveva essere molto riservato, segreto o quasi. Invece è stato ampiamente conosciuto anche prima della sua effettuazione, a causa dell'ala dura degli ultras cattolici, quella cioè che fa capo al vescoco scismatico Williamson Richard (uno dei quattro consacrati da Lefebvre contro il volere di Roma); gli irriducibili, sapendo che si voleva il segreto, hanno cercato di diffondere il più possibile la notizia via Internet e di farla giungere alla stampa di ogni orientamento, sperando che ciò facesse saltare l'incontro, ciò che non è avvenuto.
Che cosa si siano detti il papa e il superiore dei lefebvriani, non si sa; i contenuti sono riservati, anche se l'incontro in sé non lo è stato. Si sa che è durato 35 minuti, e le uniche notizie in proposito-studiatamente insignificanti e prevedibilissime- sono state fornite da un breve comunicato del portavoce della sala stampa vaticana, Navarro Valls, e da un altro rilasciato dallo stesso vescovo Fellay. Si è parlato di un clima di 'serenità' e di 'amore alla chiesa ', si èaccennato ad un riavvicinamento possibile per gradi......Nessun serio accenno alle questioni che scottano: l'accettazione o no del Concilio, la messa tridentina, le ordinazioni non riconosciute da Roma , le scomuniche.Ciò non vuol dire , beninteso, che di queste cose non si sia parlato, anche se è lecito supporre che gli scambi più decisivi avvengano in altra sede e in altra forma.Quanto alla gradualità, è noto che la chiesa ama i tempi lunghi, per evitare decisioni precipitose ma soprattutto per velare il divenire delle decisioni stesse, le motivazioni che le ispirano, per non dover riconoscere errori nella propria prassi e nemmeno cambiamenti.
Si sa che, come teste autorevole e non proprio neutrale, era presente all'incontro il card. colombiano Dario Castrillòn presidente della pontificia commissione Ecclesia Dei. Questa commissione ha l'incarico di ricucire lo scisma con i lefebvriani, e si dovrebbe riconoscere che sta svolgendo magistralmente il suo compito, visto che diventa sempre più difficile capire se se e in che cosa questi ultras della destra cattolica siano scismatici ormai rispetto all'indirizzo prevalente della chiesa. Non nel senso che le loro posizioni siano cambiate (sono orgogliosamente immutabili, al più cambia qualche dettaglio di strategia) ma nel senso che i vertici della chiesa, gran parte della curia romana,anche una crescente percentuale di vesconi, sono sempre più in sintonia con loro, nelle affermazioni e nel vissuto.
ESCLUSI E INFLUENTI
Qualcuno tende a pensare-lo pensavo anch'io, fino a poco tempo fa- ai lefebvriani di Econe come ad un gruppetto fanatico ed arcigno, ma innocuo, di vecchi nostalgici: un po' prepotente nello stile, ma sostanzialmente impotente. Non è del tutto così e non tutti sono vecchi,( Bernard Fellay, il capo attuale, ha 48 anni ). del resto si può constatare di continuo come statisticamente le tendenze tradizionaliste - anche quelle che restano nell'alveo ecclesiale -siano in questo momento più presenti tra i giovani che tra gli anziani, soprattutto per quanto riguarda il clero.
Va detto poi che, quantunque tradizionalisti nelle cose di fede,lefebvriani ed affini non disdegnano le risorse più avanzate della tecnologia moderna (inoltre last but not least, sembrano possedere disponibilità economiche più che considerevoli; direttamente o attraverso i potenti che li appoggiano ). E' quasi incredibile l'estenzione della loro presenza in rete, e purtroppo molto molto superiore , anzi senza confronto, rispetto a quella di altre correnti di pensiero.
Un esempio: se si digita la parola chiave''Messa Pio V'' si trovano ben 208.000 pagine web (176.00 solo quelle disponibili in italiano ), che peraltro diventano subito858.000 se si digita invece ''Messa tradizionale''.E si capisce: per gli ultras cattolici non si tratta della Messa approvata da questo o da quel papa - sarebbe quasi un approccio storico, e si sa che la storia non esiste per loro o comunque non conta-, ma della Messa e basta, ovvero , come essi dicono, ''quella di sempre''.
Il 16 luglio, a tre mesi circa dall'elezione di Joseph Ratzinger al pontificato, Bernard Fellay ha rilasciato a un settimanale di cui non avevamo mai sentito il nome ( Dici) un'intervista, ripresa poi ed utilizzata da varie fonti di informazione, in cui fa ammissioni gravi sia dal nostro punto di vista sia da quello curiale, In essa definiva''una tragedia'' la situazione presente della chiesa romana, aggiungendo che la soluzione della crisi poteva essere la venuta di un papa che ristabilisse l'ordine. Aggiungeva che sotto molti aspetti questo papa secondo il loro cuore potrebbe anche essere Benedetto XVI°, di cui è noto l'appoggio manifestato in più occasioni, da cardinale, ai gruppi tradizionalisti; ma gli viene rimproverato il ''peccato originale'' di aver preso parte al Concilio (come esperto), nella sua giovinezza, ripudiandone in seguito solo i cosiddetti abusi e non la sostanza.
PREVISIONI NON LIETE
L'addomesticamento-reinserimento dei supertradizionalisti di Lefebvre( che tra loro beninteso non si chiamano così, bensì 'tradizionali'oppure 'cattolici' tout -cour, sui loro periodici o nei loro siti internet) non segnerà una loro apertura al nuovo, ma ufficializzerà la chiusura progressiva e sempre più grave in atto nella chiesa ufficiale.
Sancirà lo svuotamento progressivo del Concilio Vaticano II, proprio quandocominciava a farsi evidente che la fedeltà al Concilio- cioè al suo spirito- significa non solo applicazione, ma sviluppo delle sue intuizioni profetiche:senza cui lo stesso Concilio rischia di rimanere un puro evento ecclesiale, lodevole e significativo certo, ma anche datato e insufficiente, per di più condizionato dalla compresenza( riconosciuta più o meno da tutti ) di due anime e di due linguaggi, che si frenano a vicenda e offrono appigli a punti di vista anche diversissimi. Rafforzerà il blocco di ogni rinnovamento liturgico colto e creativo, segnerà la fine di ogni giusta varietà di espressioni; sarà la fine, almeno di fatto, del movimento ecumenico ( presumibilmente verranno fatti dei passi in direzione delle chiese ortodosse,del resto già avviati, ma allo scopo e con la conseguenza di rafforzare gli aspetti che segnano la distanza dalle chiese riformate).
E' evidente che sarà presto riconosciuto lecito senza restrizioni celebrare la Messa tridentina, e qualcuno provvederà a che lo si faccia sempre più largamente; così la gente si abituerà a ''sentirla'' (non diciamo a ' parteciparvi ', verbo che rinvia all'aborrito lessico conciliare ) e, non difesa da alcuna conoscenza storica e liturgica, nè abituata a un vero stile celebrativo, non sarà in grado di comprendere la gravità del processo in atto..Certo ci saranno quelli che troveranno magari gradevole, misteriosa, suggestiva, sacrale la nuova maniera di celebrare; fin dall'antichità pagana quello che non si capisce risulta sempre più sacro......!E del resto molti fedeli e molti preti vivono anche la Messa uscita dalla riforma conciliare con spirito e stile tradizionalissimi, e i nuovi provvedimenti volti a difendere l'Eucarestia da 'abusi' ed 'equivoci' si muovono tutti nella stessa direzione: cioè indietro. Quanto tempo dovrà passare prima che gli altari vengano nuovamente girati, o che rispuntino le balaustre a separare la zona sacra dei preti da quella profana dei fedeli?
''Questo si vuole e
questo già si cerca/e tosto verrà fatto a chi ciò pensa" dice Dante (Paradiso,
cantoXVII;sorvoliamo sul verso successivo , per non rendere acido quanto nelle
nostre intenzioni è solo amaro):
Quello che forse non sarà possibile ottenere,abbiamo già avuto occasione di
osservarlo, sarà azzerare la prassi di libero dibattito-anche sugli organi in
formazione-che, in un modo più o meno programmatico, ha avuto inizio ai tempi
del Concilio.Ma è vero che il clima è diverso, è vero che gli stessi ''progressisti''
( come sono antipatiche e limitanti le etichette, e tuttavia com'è sempre
indispensabile usarle per farsi capire!) non sono più quelli di trenta quarant'anni
fa. Molti non sono più cattolici dissenzienti - non sono più dissenzienti, a
volte non sono più cattolici-molti non cercano e non sperano più, hanno
introiettato troppa delusione e troppe amarezze, brucianti o quiete, distruttive
quasi sempre; in molti casi si sono allontanati, visibilmente o interiormente,o
si sono ritirati a coltivare il proprio piccolo giardino, nel quale possono
spuntare talvolta fiori imprevisti e bellissimi, ma- diciamo così- per uso
interno.
RESTA QUALCOSA DA FARE
E così sconsolatamente potremmo andare avanti all'infinito, ma a che serve? No , un momento, a qualcosa serve. Perché noi crediamo che nella chiesa non vi siano solo ultra-tradizionalisti, tradizionalisti semplici e tradizionalisti potenziali (cioè tutti quelli che non si schierano solo per disinformazione o perché convinti che le cose di chiesa non li riguardino). Esistono anche coloro che, nella varietà delle posizioni singole- la varietà è un segno della multiforme ricchezza delloSpirito, della 'policroma sapienza di Dio' come dice San Basilio- aspirano a in vissuto ecclesiale capace di manifestare anche nei fatti e nello stile la novità del Vangelo; che intendono non in senso immobilista ma in senso dinamico la fedeltà al Dio che fa nuove tutte le cose, e a Gesù di Nazaret che non ha esitato a relativizzare ,per fedeltà a Dio, la fedeltà letterale alla tradizione religiosa in cui era inserito.
Esistono ancora dei cristiani, laici e chierici- vorremmo non dover più insistere in questa poco simpatica distinzione!-che soffrono della situazione della chiesa romana, del sopravvento crescente delle forze conservatrici e reazionarie, del progressivo svuotamento del concilio VaticanoII (sia che ciò avvenga nella maniera aggressiva e riconoscibile degli ipertradizionalisti, o nella maniera più soft e formalmente rispettosa che è propria dello stile curiale e, per derivazione, dell'ufficialità di molte chiese locali). Esistono dei cristiani che vivono di fatto una situazione di scisma, anche se negli scismi non credono e non li vorrebbero;e assumono con dolore questa situazione di passaggio,che non avrebbero scelto, come lo scotto da pagare per preparare tempi migliori. Forse non li vedranno nella loro vita terrena, ma non importa. Anche se il cattolicesimo tradizionalista li accusa , tra le altre cose, di non avere più fede perché non credono a ''cielo e inferno, purgatorio e indulgenze'', credono molto nella Vita eterna:con una visione non immobile, ma evolutiva. Questi cristiani hanno la responsabilità di crescere e di far crescere altri nella consapevolezza, di tenere ben desta la speranza e di non lasciare assopire la critica, anche se i tempi non sembrano propizi. Esercitare il servizio del dissenso è un modo di servire la Chiesa. Un modo scomodo e lacerante, se si vuole; ma una situazione simile è stata , in epoche diverse, quella di molti profeti.
Questi cristiani devono collegarsi e farsi sentire, creare dei gruppi qualificati di opinione, 'coscientizzazione ' e sensibilizzazione, che non si configurino come mini-chiese alternative ed esclusive, che non consentano alla chiesa ufficiale di ignorarli.Devono parlare fra loro e parlare ad altri - anche e soprattutto , secondo le opportunità che si presenteranno e che si devono ricercare, ai propri parroci, ai vescovi, alle conferenze episcopali del proprio paese, ai dicasteri romani, al papa....;devono porsi come coscienza critica all'inerrno della chiesa e vivere il loro dissenzo profetico. Nella comunione, che è un dato spirituale e non disciplinare; nella carità , che non può certo attuarsi nello stagnante conformismo; nella fede e nella speranza, che sarebbero tristemente contraddette alla radice dalla paura, dall'accidia , dalla rassegnazione.
Lilia Sebastiani ROCCA del 15/9/2005