In Italia, la
testimonianza di Pap Khouma, “Black Italian”, lancia un
dibattito sul razzismo
“Sono italiano e ho la pelle nera. Un 'Black Italian', come mi sono sentito
dire al controllo dei
passaporti dell'aeroporto di Boston da due afro-americani della sicurezza. Ma
avete idea di che
cosa significhi essere italiano e avere la pelle nera oggi in Italia?” Pap
Khouma, di origini
senegalesi, italiano da quindici anni, libraio e scrittore, ha saputo trovare le
parole. Il racconto della
sua “vita a ostacoli”, pubblicato sul quotidiano la Repubblica, ha lanciato il
dibattito sul razzismo
in Italia.
Autore di due libri, ha semplicemente raccontato la sua vita di tutti i giorni.
Quando si è presentato
ad un ufficio del comune per un certificato, ci si è bloccati alla sua pelle
nera. “L'impiegata non ha
neppure guardato la carta d'identità che le mostravo e mi ha chiesto il permesso
di soggiorno.
Quando le ho detto che non ne avevo ma che bastava leggere quello che stava
scritto sulla carta
d'identità, 'italiano', è rimasta sbalordita e ha chiesto aiuto ad altri due
colleghi. Per i tre si
trattava, evidentemente, di un caso fuori dal comune.”
Quando è andato a vivere in un nuovo condominio, un vicino lo ha preso per
un venditore
ambulante e ha cercato di metterlo alla porta. E manca poco che i
passanti avvertano la polizia
quando lo vedono aprire la portiera della sua automobile. Sul tram, ogni
volta si aspetta di essere
umiliato.
Mille piccoli gesti che esprimono pregiudizi e rifiuto dell'altro. “E
il fatto di sapere che la persona
nera o dagli occhi a mandorla che hanno di fronte è italiana non risolve la
situazione. Al contrario.
Può essere percepito come una sorta di circostanza aggravante, una colpa: 'Non
solo sei nero, ma
pretendi anche di essere italiano!'”, esclama ridendo.
La sua lettera ha sciolto la lingua a molti. Sono arrivate altre testimonianze
schiaccianti di “nuovi”
italiani. Secondo il rapporto annuale della Caritas, gli immigrati in Italia
sono oggi più di 4 300 000,
ossia il 7,2% della popolazione. Molti diventano italiani al termine di un lungo
iter: 40 000 nel
2008, ossia quattro volte tanto rispetto al 2000. Ma, per molti dei loro
concittadini, restano stranieri.
Il ministro per le pari opportunità, Mara Carfagna, si è detta scioccata e ha
invitato le vittime di atti
di razzismo a denunciarli.
L'Ufficio nazionale contro le discriminazioni razziali (UNAR) è appena stato
rafforzato. Un numero
verde è disponibile. Jamil Ajouz, un mediatore culturale libanese influente
dell'ufficio spiega che,
tra le decine di chiamate quotidiane, i casi più gravi vengono orientati verso
un sostegno giuridico.
“Molti altri hanno soprattutto bisogno di un sostegno semplicemente morale.
Come accade spesso
in quei bar in cui non vogliono servirti perché sei nero o perché hai i capelli
crespi oppure ti
servono il caffè in un bicchiere di plastica”, spiega.
Gli italiani non sembrano ancora disposti ad accettare questi cittadini
venuti da fuori, dicono gli
esperti. Le norme esistono, ma occorre uno sforzo supplementare, soprattutto
da parte dei politici e
dei rappresentanti dei media.
Ma per il sociologo Emilio Reyneri, dell'università di Milano, gli uni e gli
altri non svolgono
adeguatamente il loro ruolo. Così, al contrario, nella società “è il
messaggio negativo nei confronti
degli immigrati che passa; sia che si parli del comportamento criminale degli
stranieri che del loro
lavoro, nella posizione più bassa della scala sociale. Invece di far capire che
l'immigrazione non è
un problema, che gli immigrati non se ne andranno, un giorno, come certi
pensano, gli uomini
politici gettano benzina sul fuoco”. Il problema, spiega il professore, è
che altrove in Europa, non
esiste un partito come la Lega Nord, fortemente anti-immigrati e di cui la
coalizione governativa
non può fare a meno.
Pap Khouma, quel giorno, è andato a parlare con il suo editore. Quest'ultimo
ritiene positivo il
dibattito in corso e pensa che sia venuto il momento di affidargli un libro
intervista con Mario
Balotelli. Questo italiano di origine ghanese è uno dei migliori tra i giovani
calciatori del
campionato, ma negli stadi viene accolto al grido di “non ci sono negri
italiani!” Per molti, solo
una cosa potrà far tacere i razzisti: che Mario Balotelli porti la maglia
azzurra alla Coppa del mondo
in Sudafrica, nel prossimo mese di giugno.
Salvatore Aloïse in “Le Monde” del 3 gennaio
2010