IN COLOMBIA ABORTISCE UNA BAMBINA VITTIMA DI VIOLENZA: IL CARD. TRUJILLO E I VESCOVI SCOMUNICANO TUTTI. MA NON LO STUPRATORE.
Scomunica per tutti coloro che il 25 agosto scorso, nell'Ospedale Simon Bolivar
di Bogotá, hanno consentito di realizzare il primo aborto legale in Colombia.
Per il presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, card. Alfonso López
Trujillo, non fa differenza il fatto che, ad abortire, sia stata una ragazzina
di undici anni, incinta di otto settimane, vittima di violenze sessuali da parte
del patrigno sin dall'età di 7 anni. Interpellato il 29 agosto dall'emittente
radiofonica colombiana Rcn, Trujillo ha dichiarato che "tutte le persone che
hanno partecipato all'intervento medico sono dei malfattori perché hanno
stroncato la vita di un innocente prima della nascita".
La scomunica per direttissima di Trujillo ha sollevato un vespaio in Colombia:
le sue dichiarazioni hanno dominato le prime pagine dei giornali e hanno
provocato la reazione di 21 direttori di ospitali pubblici, che hanno espresso
la loro solidarietà a Carlos Lemus, che ha autorizzato l'aborto nell'ospedale di
cui è responsabile. Per il presidente dell'Ordine dei medici della Colombia
Stevenson Marulanda, che pure è contrario all'aborto anche in caso di stupro,
"l'intervento del cardinaleè esagerato e radicale": "se mi toccherà disporne per
gli altri due motivi [malformazione del feto o pericolo di vita della madre, ndr]
mi scomunichino pure, anche se resterò sempre cattolico".
"Come fedele, rispetto la posizione del cardinale, anche se non la condivido",
ha ribattuto il dott. Lemus. "Come direttore d'ospedale, mi assumo tutte le
responsabilità di quanto è successo: che la scomunica colpisca me e soltanto me,
non i medici che lavorano alle mie dipendenze. Come cittadino, ho disposto
l'aborto in ossequio a una sentenza della Corte Costituzionale che fa esplicito
riferimento ai casi di violenza in questione. Come uomo, infine, ho visto il
visino angosciato della bimba quando è arrivata all'ospedale e quello del tutto
trasformato quando ne è uscita: è quanto basta alla mia coscienza". Lemus ha
comunque assicurato che, nonostante la scomunica, continuerà ad andare in
chiesa: "La mia comunicazione con Dio è sempre stata molto buona e forse con la
scomunica magari diventerà più diretta".
Il cardinale, in seguito alle polemiche, si è sentito in dovere di precisare il
proprio pensiero: "né il Vaticano, né io stesso", ha dichiarato alla stampa
colombiana, hanno mai scomunicato nessuno. E questo perché la scomunica, per chi
concorre "materialmente o moralmente" all'aborto, è da considerarsi automatica (latae
sententiae), in base all'articolo 1398 del Codice di diritto canonico, e non
viene quindi applicata da nessuna autorità ecclesiastica. Tuttavia, il Tribunale
ecclesiastico colombiano ha precisato che spetterà al card. Pedro Rubiano Saenz,
arcivescovo di Bogotà, disporre su chi cadrà la scomunica, in quanto massimo
esponente della Chiesa locale. "I protagonisti del complotto per mettere in atto
questo crimine", aveva dichiarato Trujillo, "sembrano essere i medici, gli
infermieri ed i familiari", in riferimento al fatto che è stata la nonna della
bambina a rivolgersi alla clinica.
In Colombia l'aborto, tra molte polemiche e con l'opposizione netta della
Chiesa, è diventato legale – e solo in alcuni limitati casi – lo scorso maggio:
una sentenza delle Corte Costituzionale lo ha infatti depenalizzato solo quando
il feto è deforme, la gravidanza è frutto di uno stupro o la vita della madre è
in pericolo. Il verdetto della Corte veniva a porre fine ad una lunga diatriba
legale, rassicurando ai medici che non sarebbero stati perseguiti penalmente se
avessero praticato aborti ‘terapeutici' e obbligandoli invece ad applicare la
legge nei casi previsti. Già in quel caso – sempre appellandosi al Canone 1398 –
la conferenza episcopale colombiana, nella persona del primate card. Pedro
Rubiano Saenz, arcivescovo di Bogotà, aveva dichiarato scomunicati i giudici
della Corte Costituzionale che avevano votato a favore della depenalizzazione,
insieme a tutti coloro che l'avevano promossa.
"Da ieri ho un nuovo poster nel cuore: quello del dottor Carlos Lemus", ha
scritto il 31 agosto sul quotidiano La Stampa Massimo Gramellini. "Il cardinale
Alfonso Lopez Trujillo, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, ha
proclamato la scomunica. Del patrigno? No. Dei medici che hanno effettuato
l'intervento, nonché dei familiari della piccola che avrebbero ordito 'l'orrendo
crimine'. La violenza carnale? No. La decisione di far interrompere la
gravidanza meno voluta e cercata del mondo". "La Chiesa fa bene a fare il suo
mestiere", conclude Gramellini. "Ma forse lo farebbe meglio se i suoi campioni
assomigliassero un po' meno al cardinal Trujillo e un po' di più al dottor Lemus".
BOGOTA' Adista Notizie n.61 2006