In aumento l'orgoglio cattolico

Il supplemento di Le Monde sulle religioni, sempre molto interessante, dedica il numero di settembre-ottobre a chiedere perché il secolo XXI si presenti come «religioso», a differenza dei secoli precedenti, caratterizzati da laicità, se non addirittura ateismo. Come mai questo capovolgimento che - dimostrano le statistiche - non è privo di contraddizioni? Qualche dato, fra i più significativi. Il 78% dei francesi (ma la situazione italiana non appare molto diversa) pensa che le religioni rappresentino un bisogno essenziale dell'uomo e il 41% ritiene che siano importanti per riuscire nella vita personale. E se solo il 26% dice che le religioni lo interessano più di una decina di anni fa, il 56% sostiene che le religioni contano nella società più di prima: un ruolo che il 59% giudica «troppo» importante. Sta di fatto che la grande maggioranza dei francesi pensa che le religioni rispondano a un bisogno essenziale dell'uomo. Come si spiega questo rovesciamento? Le risposte proposte da Le Monde sono più incerte. Molti invocano quel bisogno di identità che il mondo attuale avrebbe reso più necessario di prima, e più incerto. Non a caso il «successo» delle religioni sconfina, anche se non sempre, nelle manifestazioni più oltranziste e fondamentaliste. Non a caso, anche nel mondo cattolico, si assiste a un boom dei gruppi e dei movimenti che sottolineano una identità a tutto tondo.

Dalla identità all'estremismo il passaggio è facile, tanto più in un mondo nel quale la globalizzazione rende più ardua la difesa della identità e favorisce tutte le forme di confusione. Le Monde ricorda che i media cominciano a parlare di «catho pride», cioè di una «fierezza» cattolica che ricorderebbe il «gay pride». Comunque, anche se non arriva a tanto, la «fierezza» cattolica è in aumento e deve preoccupare chi non è d'accordo.

Sullo stesso numero di Le Monde Jean Mouttapa esprime la speranza di un cristianesimo diverso: «meno benpensante, più discreto e cosciente della sua essenziale fragilità...».

 

FILIPPO GENTILONI     Il manifesto 19/9/05