IMMIGRATI
Basta razzismo
 

Spesso di notte, sempre in modo coatto e lontano dalle telecamere, con la scusa del terrorismo, stanno rimpatriando tanti immigrati. Il governo italiano, approfittando del momento tragico che l'Europa sta vivendo dopo gli attentati di Londra, non ha saputo far altro che rispondere stupidamente con la politica dei manganelli, della violazione dei diritti e delle espulsioni indiscriminate. Guardo i telegiornali e leggo i quotidiani con grande sofferenza e rabbia, anche se con una non ancora spenta speranza che qualcuno, nella società civile, nelle istituzioni, nei partiti, nella chiesa e tra costituzionalisti e giuristi abbia il coraggio di uscire allo scoperto e gridare quello che oggi non fa piacere a nessuno sentire: abbiamo il dovere di accogliere i migranti, altrimenti vorrà dire che la barbarie si è impadronita della nostra civiltà. Accettare fino in fondo il Vangelo e l'insegnamento della Chiesa deve portare i cristiani come me a denunciare fermamente l'imperante ondata di razzismo e farli andare controcorrente rispetto al dilagare del perbenismo ipocrita da benpensanti. Inoltre, deve porli di fronte a un dissidio inconciliabile: l'impossibilità di rispettare le leggi dello Stato che si ergono come muro ad arginare la massa dei disperati che preme alle sue porte.

Le norme che i vari governi italiani hanno emanato sono simbolicamente e squallidamente incarnate dai cosiddetti "Centri di permanenza temporanea", strutture illegali e disumane, tentativi maldestri di regolamentare il flusso migratorio, inefficaci perché partono da un presupposto sbagliato che vede nel migrante un diverso, uno sfruttatore, un delinquente, un nemico. Una auspicabile legge che regolamenti l'ingresso degli immigrati nel nostro paese e costituisca la carta fondamentale per una convivenza multietnica non può fondarsi, come fa la Bossi-Fini, sulla repressione e sullo stato di polizia, ma deve avere come presupposto l'accoglienza. Non si può considerare "hostis", nemico, chi il dato costituzionale e la nostra tradizione, culturale e religiosa, considera "hospes", ospite. E' giunta l'ora di rivendicare il nostro diritto ad essere antirazzisti, uscendo allo scoperto con la "stella di Davide" cucita sulla giacca pur senza essere ebrei, dichiarandoci idealmente albanesi o kurdi o maghrebini pur essendo nati in Italia. È giunto il momento in cui dobbiamo fare in modo che tutti i fratelli migranti, anche se considerati dalla legge «clandestini», restino in Italia, perché in ogni caso hanno qualcosa da insegnarci. Perché restando potranno aiutare il nostro Paese a cambiare, potranno aiutarci a crescere. E, se questo è il posto in cui a loro piace vivere, dobbiamo permettere che rimangano in Italia perché i confini territoriali, l'idea di patria e di nazione fanno parte del passato. Cari fratelli migranti, in Italia ci sono tante persone che sarebbero davvero felici di stringersi un po' per farvi posto. Allora, benvenuti.

DON VITALIANO DELLA SALA

il manifesto 14/07/05