I voti dei cattolici
L'Italia uscita dalle elezioni del 13-14 aprile è ancora cattolica? Piuttosto: è più o meno cattolica di quella precedente? E' logico chiederselo, pur sapendo che in questo campo le risposte non possono non essere relative. La prima risposta è negativa. Nelle recenti elezioni il cattolicesimo ha pesato poco, meno di prima. Per vari motivi che si possono facilmente elencare, anche se non è facile stabilirne il peso relativo. Quasi nessun voto alla lista di Giuliano Ferrara, che aveva fatto perno su di un tema cattolico, l'aborto. Moltissimi voti alla Lega che si è sempre dimostrata laica e che, comunque, non ha mai considerato i temi cattolici come centrali. Tutt'altro, si può dire: al centro la sicurezza, l'identità, il freno all'immigrazione, il federalismo, tutti temi che certamente non si possono dire cattolici, anche se certamente molti cattolici li hanno apprezzati. Il cattoleghismo è ancora in fasce. I leghisti hanno votato come cittadini, borghesi, padani non certamente come cattolici. Si aggiunga il relativo insuccesso di Casini e dei suoi che si presentavano come eredi della Democrazia cristiana e quindi della dottrina sociale della chiesa. Ecco: proprio la famosa dottrina sociale della chiesa esce sconfitta dalle ultime elezioni. Sconfitta, scomparsa. Ad essa il Vaticano si era aggrappato per coniugare i principi cristiani - eguaglianza, solidarietà, carità - con la politica. E' proprio questo collegamento che è scomparso. Il Vaticano, per farsi sentire e dimostrare ancora la sua presenza nella vita pubblica, ha dovuto insistere su temi non sociali ma etici, come l'aborto: temi che le elezioni hanno dimostrato - confermato - che politicamente non reggono il confronto con temi quali la sicurezza, la situazione economica e così via. Per i vertici vaticani un brusco risveglio. Non nuovo, d'altronde, se si ricordano i referendum su divorzio e aborto. Ma negli ultimi decenni il Vaticano aveva insistito molto sulla dottrina «sociale» della chiesa, proprio quella che le ultime elezioni hanno accantonato, se non addirittura cancellato. Quella «dottrina» aveva permesso alla chiesa una posizione politica preziosa: un centro lontano dalla destra e dalla sinistra. Ora l'autorità ecclesiastica è perplessa. Tende, evidentemente, a applaudire Berlusconi e i vantaggi che Berlusconi le promette, ma non vuole spaccare in due il cattolicesimo del paese. Lo spazio delle mediazioni sembra scomparso, mentre buona parte del cattolicesimo italiano non vuole salire sul Carroccio. Forse dovrà accettare di fare qualche passo indietro: meno visibilità e presenzialità, a vantaggio di una maggiore autenticità. Vedremo.
Filippo Gentiloni Il manifesto 21/04/08