I teologi della liberazione attaccano il Papa

In vista del prossimo viaggio di Ratzinger in Brasile, il clima tra la Chiesa di Roma e la Chiesa dei poveri diventa incandescente. La miccia l'aveva accesa il Vaticano con la "quasi scomunica" di Jon Sobrino

Non si è fatta attendere molto la replica dei teologi della liberazione al Pontefice e al Vaticano in seguito alla Notificazione della Congregazione per la dottrina della fede, approvata da Benedetto XVI, con la quale le opere del teologo della liberazione Jon Sobrino venivano duramente censurate anche se non vi erano provvedimenti punitivi contro l'anziano gesuita.

In ogni caso una trentina dei più noti teologi della liberazione, in maggioranza latinoamericani, hanno composto un lungo e articolato pamphlet di risposta dal titolo: "Bajar la cruz a los pobres: cristologia de la liberacion".
Si tratta di un libro digitale di cui un capitolo s'intitola appunto: "Riflessioni in merito alla Notificazione inviata a Jon Sobrino", firmata dal teologo brasiliano Josè Comblin. L'iniziativa è promossa dall'Associazione ecumenica di teologi del terzo mondo.

Insomma, a poche settimane dalla partenza del Papa per il Brasile il clima comincia a surriscaldarsi fra Roma e San Paolo: non a caso a firmare il prologo del testo è quel Leonardo Boff, ex francescano attivo in Brasile, già colpito da Ratzinger a metà degli anni '80 quando era Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. Nel testo relativo alla vicenda Sobrino, che delinea un percorso nel quale si giudica la teologia medioevale non adeguata al contesto attuale della storia latinoamericana, si afferma fra l'altro: "La Notificazione stabilisce delle restrizioni all'espressione "Chiesa dei poveri". In ogni caso questa espressione fu utilizzata da Giovanni XXIII e fu adottata da moltissime conferenze episcopali in America Latina. Era un ritorno al Nuovo testamento. Si trattava, spiega Comblin, "del nucleo iniziale della Chiesa", "il gruppo degli apostoli era evidentemente una Chiesa dei poveri". "Fino a Costantino - prosegue il teologo - la Chiesa fu dei poveri, per quanto vi fossero alcuni ricchi in mezzo ai poveri, la tonalità era data dal popolo dei poveri.

Successivamente, con quella che il teologo definisce "la cristianità" la situazione cambiò: "un clero ricco e potente e un popolo povero. Questa situazione - si legge ancora - provocò innumerevoli conflitti, il clero riuscì a vincere grazie all'appoggio dei re".

Di fatto non si parlò più "di chiesa dei poveri ma di Chiesa che aiuta i poveri". Oggi, si spiega nel testo, la Cristianità è di fronte a un dilemma: o rinnova l'alleanza fra il clero e le nuove forze politiche ed economiche dominanti e si allontana dai poveri, o al contrario entra nel mondo dei poveri e fa di loro il corpo della Chiesa". Questo dilemma è la sfida dell'America Latina. C'è da Medellin in poi una tradizione di opzione per i poveri.

Anche oggi c'è il rischio che la Chiesa si leghi alle forze dominanti: "Ciò che si spera è che la Santa Sede lasci piena libertà all'episcopato latinoamericano di compiere la sua scelta".
Quindi si spiega come da circa 40 anni esiste una corrente teologica che difende l'opzione in favore dei poveri in nome del Vangelo e della Chiesa dei primi secoli e come di questa corrente Jon Sobrino faccia parte.

Questi gli autori e i teologi che hanno partecipato alla stesura del testo: Marcelo Barros, Leonardo Boff, Teofilo Cabestrero, Oscar Campana, Victor Codina, Josè Comblin, Confer De Nicaragua, Lee Cormie, Eduardo De La Serna, Josè Estermann, Benedito Ferraro, Eduardo Frades, Luis Arturo Garcia Davalos, Ivone Gebara, Eduardo Hoornaert, Diego Irarrazaval, Jung Mo Sung, Paul Knitter, Joao Batista Libanio, Maria y Josè Ignacio Lopez Vigil, Carlos Mesters, Ricardo Renshaw, Jean Richard, Pablo Richard, Luis Rivera Pagan, Josè Sanchez, Stefan Silber, Ezequiel Silva, Afonso Mª Ligorio Soares, Josè Sols Lucia, Paulo Suess, Luiz Carlos Susin, Faustino Teixeira, Tissa Balasuriya Y Josè Maria Vigil.

 

Sara Munz      Aprile online18 aprile 2007