I Rom in Italia
fungono da capro espiatorio
Stigmatizzata attraverso campagne politiche contro l'insicurezza, la comunità
dei Rom è un
bersaglio ideale per servire da diversivo ai problemi della società italiana.
L'Italia sembra in stato d'assedio: lunedì prossimo, 3000 militari saranno
dispiegati per rafforzare la
sicurezza nelle grandi città. Saranno inoltre incaricati di sorvegliare i centri
di “permanenza
temporanea” in cui sono portati gli immigrati clandestini arrestati. Questo
dispositivo viene attuato
in un momento in cui, a Napoli, Roma e Milano, il nuovo governo di Silvio
Berlusconi conduce da
un mese le operazioni di identificazione nei campi rom, dietro le pressanti
richieste dei suoi alleati
xenofobi della Lega Nord e del suo ministro dell'interno, Roberto Maroni. I Rom
devono compilare
un modulo con le caselle relative a “etnia” e “religione” e lasciare le loro
impronte digitali se hanno
più di 14 anni.
Per il governo italiano, infatti, i Rom sono un pericolo. E poco importa se
tutte queste misure
provocano un'ondata di sdegno all'estero. Presenti nella penisola dal Medio Evo,
si stima la loro
presenza tra le 120 000 e le 160 000 persone. Più della metà hanno la
cittadinanza italiana, ma molti
vivono ancora nelle stesse condizioni dei clandestini. Gli altri sono
soprattutto Rumeni, per lo più in
campi attorno alle grandi città: se ne contano più di sessanta a Roma vicino
alle autostrade, sotto i
ponti o in bidonville.
Vivono in periferia, sono però al centro dell'interesse mediatico, dopo una
serie di fatti di cronaca.
L'ultimo in data, il 14 maggio, una zingara è stata accusata di aver tentato di
rubare un neonato a
Ponticelli, vicino a Napoli: in risposta, un gruppo di giovani incendia il campo
rom. Un sondaggio
apparso sul quotidiano di sinistra la Repubblica mostra che il 68% degli
italiani vorrebbe risolvere
il problema degli zingari con le espulsioni. La settimana scorsa, a Roma, un
altro campo rom è stato
colpito con bottiglie Molotov.
Gli immigrati “visibili” fungono spesso da capro espiatorio
“C'è sempre stato razzismo verso i Rom, ci spiega Udo Enwereuzor, dell'ONG
italiana Cospe.
Facilmente identificabili per il modo in cui vivono, sono un bersaglio ideale.
In un momento in cui
la situazione economica del paese peggiora, gli immigrati “visibili” servono
sempre da capro
espiatorio. L'adesione della Romania all'Unione Europea nel 2007 non ha cambiato
nulla: una legge
prevede ormai l'espulsione di coloro che non hanno un reddito sufficiente,
europei o no.
Fabrizio Gatti, giornalista al settimanale L'Espresso si è fatto passare per Rom
per il tempo
necessario a fare un'inchiesta. Testimonia: “Ho visto le umiliazioni subite per
la strada e nei campi
di detenzione. I Rom che lavorano in nero, soprattutto nell'edilizia, non hanno
alcun diritto. In caso
di incidente sul lavoro, i datori di lavoro li buttano sulla strada per far
credere che sono stati
investiti da una macchina...”
Se il governo italiano si accanisce su questo popolo, lo fa a fini politici. La
criminalità non è
aumentata, ma i responsabili politici sanno che la paura è un elemento di
coesione. Del resto, i
partiti di destra non sono i soli a stigmatizzare i Rom. Walter Veltroni, ex
sindaco (centro sinistra)
di Roma affermava per esempio durante il suo mandato che essi erano
“responsabili del 75% dei
reati commessi in città”.
I Rom utilizzati come pretesto per nascondere il vero problema: la mafia
Per Fabrizio Gatti, i Rom sono utilizzati come pretesto per nascondere il vero
problema: “A destra
come a sinistra, molti politici sono implicati in affari mafiosi. Da entrambe le
parti, si preferisce
sviare l'attenzione con un argomento che unisce: l'insicurezza.” Questa
paranoia, caratterizzata da
pregiudizi ancestrali – i Rom sarebbero ladri di bambini e di automobili - , è
ampiamente diffusa dai
grandi canali televisivi di proprietà di Silvio Berlusconi.
Per Udo Enwereuzor, neanche politca ed economia locali sono esenti da sospetti.
“Prendiamo
l'esempio degli incidenti di Ponticelli: non si sa chi ha incendiato il campo,
ma si sa che quel terreno
era coinvolto in un progetto di riabilitazione che doveva partire in agosto.
Ora, ci sarebbe voluto
molto tempo per far andar via i Rom, un ritardo che sarebbe costato 67 milioni
di euro ai gruppi di
interesse implicati in quel programma. Un'evacuazione rapida della zona era più
redditizia. Da lì a
dire che la Camorra (mafia napoletana), che ha certamente la sua parte in quel
progetto, è all'origine
di quell'attacco, c'è solo un passo, che i media italiani non hanno granché
fatto.”
Nonostante questa situazione, i Rom restano in Italia, dove è più facile trovare
da lavorare in nero.
Quanto a tornare in Romania, non se ne parla, constata Andrea Galli, medico di
strada per
l'associazione umanitaria Naga: “Per loro, là è peggio.”
Anne Laure Fremont in “La Croix”
del 31 luglio 2008 ( rivista cattolica francese)