I nemici del
relativismo sono gli atei senza dubbi
C’era una volta il nobile genere letterario chiamato apologetica: ha avuto
esponenti illustri come il
padre della Chiesa Tertulliano o in tempi più recenti il cardinale John Henry
Newman. Di
quell’antica specialità oggi resta appena il ricordo e tanto più stupisce
ritrovarne l’immagine
aggiornata, però a rovescio, in una serie di libri appena usciti, molto
bellicosi nel sostenere le
ragioni dell’ateismo.
Ultimo in questo schieramento, l’eclettico studioso Nando Tonon — che si è già
dedicato alla satira,
prendendo di mira soprattutto le «pseudoscienze» come l’astrologia — il quale
pubblica con Dedalo
il suo Elogio dell’ateismo (pp. 226, e 12,80). Al centro dell’argomentazione,
l’idea che un
Ingegnere Supremo dell’universo, se esistesse, avrebbe già dovuto provvedere a
togliere «dal
mercato» il prodotto uomo, per evidenti difetti di fabbricazione e invece si
guarda bene dal farlo.
Divertente l’assunto, e incuriosisce anche l’introduzione affidata
all’astrofisica Margherita Hack,
nota a sua volta per le posizioni di ateismo militante. Quel che lascia
perplessi, tuttavia, leggendola,
è l’assoluta mancanza non solo di pathos riguardo a un problema che ha
arrovellato generazioni di
intellettuali, scienziati, teologi, ma persino di qualsiasi ombra di dubbio.
Ogni incertezza è bandita,
nel corso di questa serena e definitiva disamina: l’idea di Dio, sia «con la
barba» sia da intendersi
come «pura energia», resta semplicemente «inaccettabile da chi si dia la pena di
ragionare».
Ragionare, cioè, come la stessa Margherita Hack: viene in mente però che
l’arte del dubbio, oltre
che dalle persone di fede, dovrebbe essere esercitata un po’ anche dagli atei.
Dario Fertillo Corriere della Sera 25 aprile 2009