I fulmini del
Vaticano
Qualche volta il diavolo ci mette davvero la coda. E così, proprio in un primo
dicembre, giornata
per la lotta all'Aids -la giornata dei nastri rossi, la giornata sacra al cuore
della comunità
omosessuale di tutto il mondo, la giornata del ricordo commosso e dolente di
tutti i figli, i fratelli,
gli amici che ci hanno lasciati portati via dalla malattia -il Vaticano emette
il più feroce e oscuro
attacco della storia recente nei confronti della comunità gay. Monsignor
Migliore, osservatore della
Santa Sede presso l'Onu, ha espresso proprio in quel giorno, ieri, parere
sfavorevole all'iniziativa del
governo francese di proporre una risoluzione volta alla depenalizzazione del
reato di omosessualità
nei Paesi che ancora lo prevedono: un documento di questo genere, secondo l'alto
prelato,
costituirebbe una sorta di premessa ad una generale legalizzazione del
matrimonio e finirebbe col
(testuale) «mettere alla gogna» i Paesi che non prevedono forme di
riconoscimento delle coppie
gay. La tesi sostenuta d'Oltretevere è dunque che, per evitare che i 91 Stati
che ancora prevedono
l'omosessualità come crimine vengano sfidati a considerare il rispetto
dell'orientamento sessuale un
preciso diritto dei propri cittadini, si continui a privare della libertà,
torturare e uccidere milioni di
persone in tutto il mondo.
Quello che veramente preoccupa di questa mossa così crudele e bizzarra ad
un tempo è tuttavia il
vero obiettivo politico che essa nasconde: non è pensabile che Monsignor
Migliore, infatti, abbia
voluto raggiungere l'effetto aberrante di dare direttamente il via libera per
esempio alle spettacolari
impiccagioni già viste in Iran; sembra invece più plausibile che si sia voluta
cavalcare la prevedibile
contrarietà dei Paesi islamici per raggiungere obiettivi legati a zone
d'influenza di interesse diretto
della Chiesa Cattolica e in particolare all'Italia, unico grande Paese
dell'Europa Occidentale ancora
privo di una disciplina delle coppie di fatto e quindi potenziale vittima di
un'eventuale «messa alla
gogna» a seguito del voto dell'Onu.
Si tratta di una tattica di guerra al napalm, adottando la quale si mettono
in conto effetti collaterali e
perdite anche gravemente sproporzionate pur di raggiungere l'obiettivo
desiderato. Un "costi quel
che costi" che avevamo già visto all'opera in scala meno ambiziosa e planetaria
quando non si era
esitato a correre il rischio di far mancare la fiducia al governo Prodi pur di
non approvare una legge
contro l'omofobia che, nella percezione vaticana, correva il rischio di privare
la Cattedra di Pietro
della facoltà di esprimere liberamente valutazioni negative sull'omosessualità.
Un prezzo
assolutamente inaccettabile sotto il regno di Benedetto XVI.
Ivan Scalfarotto l'Unità 2
dicembre 2008