I diritti dimenticati
Negli ultimi giorni l´agenda elettorale è cambiata. Sembrava che i temi
riguardanti i diritti civili, le questioni «eticamente sensibili» dovessero
rimanerne fuori, per una tacita intesa tra i grandi contendenti, timorosi di
discussioni difficili che potevano rendere più polemici i confronti, e così
provocare divisioni all´interno di Pd e Pdl. Le cose sono andate diversamente.
Perché qualche irriducibile non si rassegnava a questa rimozione e, soprattutto,
perché una cronaca impietosa mostrava una realtà insensibile agli ammiccamenti
tra i partiti, com´è avvenuto a Napoli quando una donna che aveva appena
interrotto una difficile gravidanza si è trovata nelle mani della polizia. Da
qui una fiammata di consapevolezza, con le donne che si riprendono la piazza e
la parola; con categorie professionali abitualmente assai prudenti, come quella
dei medici, che assumono posizioni nette; con l´arrivo nel Pd delle candidature
«scandalose» dei radicali e di Umberto Veronesi.
Qualcuno dirà, ancora una volta, che le elezioni si vincono dando risposte
precise ai bisogni materiali, che oggi sono quelli dell´economia, del fisco, del
lavoro, della crescita dei prezzi, della sicurezza. In tempi tanto difficili, i
diritti civili vecchi e nuovi appartengono ad un «secondo tempo» della politica,
sono un lusso che ci si può permettere solo dopo aver risolto le questioni
davvero urgenti. «Prima la pancia, poi vien la morale» – canta alla fine del
secondo atto dell´Opera da tre soldi di Bertolt Brecht «il re dei mendicanti»,
Mackie Messer. Ma può la politica vivere senza ideali, senza gettare il suo
sguardo al di là delle contingenze, non per sfuggire ad esse, ma per coglierne
il significato più profondo? «L´uomo non vive di solo pane, ma di ogni parola
che viene dalla bocca di Dio». Anche il non credente coglie in questo passo del
Vangelo di Matteo un insegnamento che non può essere trascurato, e che consiste
appunto nella necessità di trarre ispirazione da qualcosa che non consista solo
nell´amministrazione del quotidiano.
Ma – si può ancora obiettare – tutti i sondaggi ci mostrano che temi come il
testamento biologico o le unioni di fatto raccolgono un consenso modesto.
Ora, a parte la considerazione che i risultati dei sondaggi sono fortemente
influenzati dal momento in cui sono effettuati e dal modo in cui sono
strutturate le domande, l´esistenza di un gruppo di elettori sia pur limitato,
ma che farà le sue scelte proprio in base al modo in cui i partiti si
pronunceranno su quelle questioni, deve far riflettere quanti sottolineano che
il risultato elettorale dipenderà probabilmente dall´orientamento di fasce
ristrette dell´elettorato. E, se si vuole rimanere nella dimensione dei
sondaggi, vale la pena di ricordare che, quand´era ministro della Salute,
Umberto Veronesi aveva un gradimento altissimo, superiore a quello degli altri
suoi colleghi di Governo.
Nasce forse da qui il risentimento di alcuni ambienti per le candidature dei
radicali e di Veronesi, per il comunicato sui temi della nascita della
Federazioni dei medici. Si chiede chiarezza, ma in realtà si è disturbati
proprio dal fatto che quelle candidature sono chiarissime, comprensibili per i
cittadini senza distorsioni tattiche. Disturbano perché rifiutano il monopolio
dell´etica da parte di chicchessia, perché manifestano convinzioni forti, ma in
nome del dialogo e del confronto, non della pretesa di schiacciare gli altri
sotto il peso di «valori non negoziabili». E´ buona cosa per la democrazia
quando tutte le opinioni possono stare in campo con eguale forza e dignità.
Alle considerazioni contenute nel comunicato della Federazione di medici
dovrebbero essere riservati lo stesso rispetto e attenzione che ambienti e
giornali cattolici dedicarono, qualche settimana fa, a quel che disse un gruppo
di primari medici romani sulla necessità di rianimare i feti nei casi di aborti
tardivi. Si è sostenuto, da parte dell´«Avvenire», che quel testo non
corrisponde al documento effettivamente votato. Chiarimenti a parte su questo
aspetto, è bene ricordare che lo stesso giornale riconosce che nella Federazione
sono ufficialmente emerse posizioni critiche sulla legge sulla procreazione
assistite e di pieno sostegno alla legge sull´aborto ed alla pillola del giorno
dopo. Come si diede piena legittimità alla privata presa di posizione dei
primari romani, allo stesso modo si deve riconoscere rilevanza ad una posizione
espressa nell´ambito della massima organizzazione dei medici, se non altro
perché smentisce la tesi tante volte avanzata di un massiccio rifiuto dei medici
delle nuove tecniche che la scienza mette a disposizione delle donne.
Arricchita l´agenda elettorale con gli ineludibili temi che riguardano la vita
delle persone e i loro diritti, si tratta ora di vedere come questa novità sarà
gestita politicamente. La salute si presenta giustamente come un tema centrale,
che sollecita l´autocandidatura di Giuliano Ferrara ad occupare quel ministero e
fa nascere il timore che, invece, il ministro possa essere proprio Umberto
Veronesi. Al futuro ministro, quale che sia, conviene ricordare che, proprio in
materia di salute, l´articolo 32 della Costituzione stabilisce che «la legge non
può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana».
E´, questa, una delle dichiarazioni più forti della nostra Costituzione, poiché
pone al legislatore un limite invalicabile, più incisivo ancora di quello
previsto dall´articolo 13 per la libertà personale, che ammette limitazioni
sulla base della legge e con provvedimento motivato del giudice. Nell´articolo
32 si va oltre. Quando si giunge al nucleo duro dell´esistenza, alla necessità
di rispettare la persona umana in quanto tale, siamo di fronte all´indecidibile.
Nessuna volontà esterna, fosse pure quella coralmente espressa da tutti i
cittadini o da un Parlamento unanime, può prendere il posto di quella
dell´interessato. Il governo del corpo e della vita appartiene all´autonomia
della persona. Un principio non ispirato da una deriva individualistica, ma
memore dell´orribile sperimentazione dei medici nazisti, processati proprio
mentre si scriveva la nostra Costituzione. E da quella esperienza nacque il
Codice di Norimberga, che subordina ogni intervento sul corpo al consenso
dell´interessato.
Tornando al presente, si deve sperare che non si avvii una spirale
«compensativa», un bilanciamento affidato a candidature cattoliche. Se così
fosse, il Pd diverrebbe prigioniero di una schizofrenia paralizzante, la stessa
che nella passata legislatura ha impedito ai disegni di legge sul testamento
biologico e sulle unioni di fatto di arrivare in aula. E, poiché è tempo di
programmi e di promesse e Veltroni ha parlato della immediata presentazione in
Parlamento di una serie di proposte se vincerà il suo partito, si può chiedere
un altro impegno. Qualora il Pd non raggiunga la maggioranza, presenti lo stesso
le sue proposte e usi gli spazi e i tempi riservati alle opposizioni dai
regolamenti parlamentari per chiederne la discussione e sollecitarne il voto.
Certo, in questo modo si corre il rischio della bocciatura. Ma sarebbe peggiore
il silenzio, e il rifiuto di chiedere il consenso sociale, di promuovere in
concreto la cultura dei diritti. Vi sono comportamenti «impolitici» che sono il
miglior antidoto all´antipolitica.
Stefano Rodotà Repubblica 25.2.08