I complici nel loft

L'unità nazionale contro Marco Travaglio. È l'immagine surreale, l'istantanea che fotografa la reazione del mondo politico alle pesanti accuse del giornalista contro il presidente del senato, Renato Schifani. Citando dalle coraggiose pagine del libro di Lirio Abbate, I complici, nella prima serata di Raitre, di fronte a un Fabio Fazio visibilmente a disagio, Travaglio ricorda i rapporti del presidente del senato con alcuni boss mafiosi. Relazioni note, politicamente imbarazzanti, anche se giudiziariamente irrilevanti (Schifani non ha subito per questo alcun processo). Il popolare giornalista non rivela verità nascoste, ma moltiplica l'audience di fatti e circostanze già negli scaffali delle librerie e negli articoli delle sparute, incorreggibili penne antiberlusconiane.
Anziché discutere sull'attendibilità della denuncia, la nomenklatura del Partito democratico (da Anna Finocchiaro a Luciano Violante) si unisce alle voci del centrodestra e protesta con veemenza per la diffusione televisiva delle irripetibili offese. Un leit-motiv già risuonato nelle dichiarazioni del presidente della Rai, Claudio Petruccioli, indignato per la puntata di Annozero dedicata alla manifestazione torinese di Beppe Grillo.
Un film già visto all'indomani della celebre intervista di Daniele Luttazzi a Travaglio (Satyricon) su un altro libro-scandalo, L'odore dei soldi berlusconiani: sullo sfondo ancora la mafia, ancora la Sicilia dell'eroe Mangano. Tuttavia nel 2002 l'antiberlusconismo era moneta spendibile sul mercato elettorale, specialmente di fronte all'editto bulgaro, preludio di un governo della televisione che non faceva prigionieri.
Oggi, invece, la sinistra del loft sotterra la questione morale e insegue con il fiato in gola il sentimento di rancore che la maggioranza dei cittadini ha riversato nell'urna a favore del Popolo delle libertà. Alle ronde di destra si affiancano quelle di sinistra, le ordinanze contro i mendicanti sono un rito bipartisan. E sull'informazione, casamatta del potere, si replica: tolleranza zero.
In tv parla e ha accesso solo chi non tocca i nervi scoperti dell'avversario. C'è da rinnovare il Cda del servizio pubblico, bisogna difendere il fortino di Raitre assicurando la massima collaborazione e tranquillità al presidente Berlusconi, già alle prese con i colonnelli di Fini che affondano l'attuale direttore generale, Claudio Cappon, nella speranza di strappare quella poltrona al berlusconiano già designato.
E così eccoli tutti in fila a chiedere scusa per l'increscioso incidente di percorso, mentre i nuovi regnanti di questa dolce dittatura zittiscono gli ultimi cani sciolti e cancellano i fatti. L'intervista del Tg1, a Renato Schifani, ne era un esempio luminoso. Il politico liquida il merito della questione («fatti inconsistenti e manipolati»), e si dilunga sul complotto politico («qualcuno vuol minare il clima di dialogo tra maggioranza e opposizione»). Uno spot. Non spiega nulla, ma significa moltissimo.

Norma Rangeri       il manifesto 13/05/08