I cattolici contano, ma a destra

«Se i politici cattolici non contano più nulla» . è il titolo drammatico dell'editoriale di Famiglia
cristiana. Gli argomenti vanno dall'attacco della Lega al cardinale Tettamanzi ad una tesi ben
precisa: non ci si troverebbe più di fronte alla 'diaspora' del voto cattolico dopo la fine della
Democrazia Cristiana ma di fronte alla «crescente irrilevanza dei politici che si presentano come
cristiani nella file sia della maggioranza che dell'opposizione».
Una critica sulla quale vale la pena di riflettere. Prima di tutto e soprattutto perché sottintende che la
presenza dei cattolici in politica debba costituire gruppo, partito. Debba essere visibile proprio come
cattolica, proprio con questa connotazione politica. Altrimenti sarebbe invisibile, inesistente.

Permane il ricordo del partito «a ispirazione cristiana», come si era soliti dire allora. Una posizione
che non considera la presenza nella vita politica di cattolici singoli, come avviene in Francia e in
molti altri paesi che non hanno conosciuto un partito «a ispirazione cristiana». Una posizione che
non prende nella dovuta considerazione l'impegno di parecchi politici cattolici che anche da noi si
impegnano favore dei più deboli e/o degli immigrati. Anche se non hanno una «casa» cattolica.
La posizione di Famiglia cristiana, d'altronde, non considera le non poche prese di posizione
politiche dei cattolici proprio a favore delle posizioni berlusconiane. Basti pensare all'atteggiamento
della Lega nei confronti degli immigrati, senza dimenticare che il retroterra culturale della Lega è
proprio cattolico. E senza pensare all'appoggio che il governo Berlusconi concede a posizioni
cattoliche come quelle sul testamento biologico e quelle sulla pillola abortiva RU486. Né bisogna
sopravvalutare l'uscita di qualche cattolico dal Partito Democratico perché con l'elezione di Bersani
sarebbe diventato troppo di sinistra.
In realtà più che non contare più nulla i cattolici nella politica italiana sembrano contare sempre di
più, ma a destra.
Una tendenza che speriamo possa essere smentita nel prossimo futuro.

 

Filippo Gentiloni        il manifesto  27 dicembre 2009