I bambini invisibili nel limbo di Stato

 

Ferragosto, tempo di vacanza. Possiamo stare tranquilli, dicono le veline – non quelle di carta

inventate da Mussolini ma quelle di carne e sorrisi di una televisione a più canali e a una sola voce.

L'ordine viene da un premier che ha vestito l'abito severo del capo dell'"esercito del bene". E si è

fatto un lifting di pallore e austerità per la sua prossima obbligatoria reincarnazione d'autunno. Ma

la tranquillità vale solo per i cittadini con le carte in regola. Degli altri non sappiamo quasi nulla.

Voci fioche emergono dai siti Internet: messaggi di chi ce l'ha fatta a sposarsi in extremis prima

dell'entrata in vigore della legge della cosiddetta sicurezza (mai nome fu più bugiardo); vicende

clamorose e grottesche di riti nuziali annullati e trasformati in denunzie di polizia; domande

inquiete sul caso delicatissimo dei neonati in regime di clandestinità.

 

Per merito dei "lumbard" torna d'attualità il caso dei manzoniani Renzo e Lucia, come ironizza un

editoriale di Famiglia Cristiana. Con la scusa di impedire i matrimoni come espediente per acquisire

diritto di cittadinanza si bloccano tutti i matrimoni tra immigrati o tra italiani e immigrati. Sono

annullate e impedite tante storie d'amore nate dai rapporti di convivenza e di aiuto che hanno aperto

a nuove presenze e a nuovi protagonisti la vita affettiva nei più remoti paesi d'Italia. Oggi una legge

assurda minaccia i simboli italiani più popolari nel mondo: il balcone di Giulietta a Verona non

ricorderà più la tragedia di Shakespeare ma sarà il luogo simbolico per eccellenza della folle corsa

di una Lega in cerca di clamore e deliberata a sfruttare a fondo la debolezza di un premier sotto

scacco morale infischiandosene delle sorti del paese.

Ora, il matrimonio è un'istituzione delicatissima ed essenziale, connette sentimenti e legge, fonda

società civile e Stato, crea da sempre forme di sacralità fondandole sulla sostanza vivente del

rapporto d'amore e dell'impegno di vita delle persone. Si dovrà tollerare che il gioco sporco della

Lega lo riduca a una trappola? C'è chi parla senza mezzi termini di disobbedienza pubblica contro il

pacchetto sicurezza: lo fa un gruppo di suore e altri religiosi che si è impegnato a mettere in atto

pratiche di accoglienza e di solidarietà in attesa che sia cambiata una legge che «discrimina e

criminalizza proprio i più poveri e i più disperati» (da Aduc Immigrazione, portale Internet sui

diritti degli stranieri in Italia). Disobbedienza civile: ecco una risposta degna di nota a un attacco

alle forme elementari.

 

Anche perché insieme ai matrimoni è oggi a rischio la sorte dei figli dei clandestini. Purtroppo nel

regime di ottimismo obbligatorio imposto dall'esercito del bene rischiamo di saperne ben poco:

anche perché la paura gela nel silenzio e nella clandestinità le future madri. Circola una definizione

che dice tutto: bambini invisibili. Sono i figli di genitori senza permesso di soggiorno. Nasceranno?

Il rumoroso partito della vita che discute della pillola abortiva non si è curato finora delle immigrate

che stanno chiedendosi se sia o no il caso di correre i rischi legali del parto. Dall'8 agosto – data di

entrata in vigore della legge – chi è sprovvisto di permesso di soggiorno in Italia non può compiere

nessun atto di stato civile. E se il clandestino ci prova, nell'attimo stesso in cui si presenta

all'ospedale o all'ufficio di anagrafe rivela la sua condizione di colpevole del reato di clandestinità.

Una nota del Viminale in risposta a un allarme lanciato dalla prefettura di Prato informa che le

donne presenti senza permesso – le «straniere irregolari» nel linguaggio ufficiale – riceveranno

all'atto della denunzia del parto un permesso di soggiorno di durata fino a sei mesi. Lo garantirebbe

– secondo l'onorevole Alessandra Mussolini, presidente della commissione bicamerale per

l'Infanzia, in una intervista all'agenzia radiofonica Euronews – l'interpretazione del decreto data

durante il dibattito in aula. Di certo c'è una cosa sola: con quella denunzia, chiunque la faccia,

emergerà il reato di clandestinità e si profilerà di fatto la minaccia dell'espulsione. E, come ha

riconosciuto l'onorevole Mussolini, basta l'esistenza di quella figura di reato a scoraggiare il

clandestino dal presentarsi a qualunque ufficio pubblico. Ma che cosa avverrà di quei bambini?

Che, intanto, non saranno pochi.

 

Solo a Genova una valutazione dei medici riferita su Repubblica Genova da Massimo Calandri

parla di alcune centinaia di gravidanze attese a termine entro l'anno. E questo è un altro fra i tanti

problemi che un decreto irresponsabile ha scaricato sulle istituzioni del governo locale: delle quali il

minimo che si può dire è che non sono attrezzate per affrontare le difficoltà create dalla legge al

godimento dei diritti naturali. I bambini non registrati non avrebbero identità né diritti: privi di

documenti, in stato di abbandono, si vedrebbero aperto l'antichissimo percorso dei trovatelli. Oggi il

diritto e la carità, la legge e la coscienza si scontrano ogni giorno nel disordine e nel vuoto

istituzionale di un paese dove a Genova si allestisce una "casa del neonato" per questi casi e in

Friuli la Lega Nord chiede la chiusura degli ambulatori che assicurano assistenza sanitaria ai

clandestini. L'Italia è oggetto della preoccupata attenzione di organizzazioni internazionali mentre

dal buio di maternità angosciose emergono segni di una regressione verso il nostro piccolo, atroce

mondo antico.

A Firenze il 29 luglio nella chiesa del Corpus Domini una donna ha abbandonato un neonato. Torna

un passato tanto remoto nel tempo quanto vicino nello spazio: a poca distanza da quella chiesa c'è

l'antico e bellissimo Ospedale degli Innocenti che raccoglie nel suo museo strazianti documenti

dell'abbandono: biglietti e benedizioni materne, mezze medaglie, piccoli segni di riconoscimento.

Chi offrì aiuto a madri e padri non scelse a caso quel nome: dirli Innocenti era un'eresia per una

religione che condannava all'Inferno o al Limbo i bambini non battezzati, colpevoli di portare in sé

la macchia del peccato di Adamo. Ebbene, oggi non la religione ma la legge civile condanna senza

appello chi nasce da coppie senza le carte in regola: pone a rischio i diritti naturali e costituzionali al

nome, ai genitori naturali, all'assistenza sanitaria. Eppure anche in quei bambini è riposta la

speranza di futuro del nostro paese. Tra quelle coppie in cerca di matrimonio, tra i loro possibili

figli c'è chi potrebbe diventare domani l'Obama italiano, il leader capace di interpretare la voglia di

crescita civile del paese.

Ma intanto quei promessi sposi e quei neonati, figli di un dio minore, restano sospesi nella

condizione del Limbo cristiano: sospesi sopra l'inferno, lambiti dalle fiamme di leggi ciecamente

intolleranti, così come accadeva per i teologi alle anime che si affacciavano clandestine al cielo dei

battezzati. Oggi, grazie all'esercito del bene, le pene dell'aldilà cristiano sono diventate realtà nella

penisola italiana.

Adriano Prosperi     la Repubblica  18 agosto 2009