Humor e xenofobia
all'italiana
I popoli hanno sempre i dirigenti che meritano? Lo si potrebbe credere
osservando, increduli, quella
sorta di complicità tra gli italiani e Silvio Berlusconi, presidente del
consiglio. L'insieme della
popolazione italiana si merita un simile dirigente?
Non arzigogoliamo! È a nome degli italiani e grazie ad una maggioranza di
loro che Berlusconi si
trova lì dov'è. Un personaggio “sovversivo” a capo di uno degli Stati che
contano nell'Europa
occidentale. Dopo tutto quello che i media hanno rivelato delle sue scappatelle
sessuali, di cui
alcune potrebbero anche diventare oggetto di azione giudiziaria, ecco che l'ex
presidente francese
Jacques Chirac esce dal riserbo e definisce Silvio Berlusconi “un tipo un po'
strano” (1). E l'ex
presidente della Repubblica francese cita tra i suoi ricordi il linguaggio del
Cavaliere quando
raccontava ai quattro venti le sue impudiche scurrilità.
Al momento delle elezioni europee, questo “tipo un po' strano” manifestava
pubblicamente un moto
di irritazione. Vedere tanti Neri a Milano, “si ha l'impressione di essere in
Africa”. Con grande
soddisfazione dei suoi simpatizzanti della Lega Nord.
Da quando Barack è presidente degli Stati Uniti, la libidine delle barzellette
razziste non conosce
tregua per il capo dell'esecutivo italiano. Tornato da Pittsburgh, dopo il
vertice del G20, Silvio
Berlusconi si è rivolto ad una folla avida dei suoi “motti di spirito”: “Vi devo
portare i saluti di un
uomo che si chiama... aspettate, è uno abbronzato. Barack Obama. [...] Non mi
crederete, ma sono
andati alla spiaggia a prendere il sole perché anche sua moglie è abbronzata.”
Abbiamo visto tutti chiaramente alla televisione gli applausi gioiosi e le
risate senza ritegno dei
ministri e dei simpatizzanti del Cavaliere, uniti con lui nella stessa
derisione. Certi avrebbero forse
anche apprezzato un pizzico di autoderisione, considerando le numerose
turpitudini legate a questo
“tipo un po' strano”. Ma in lui le battute razziste fuori luogo sembrano
appartenere in proprio al
personaggio popolare e demagogico che gli piace incarnare.
La cosa più grave per l'Italia non è Berlusconi, ma l'amore
di una certa parte della popolazione per
gli scherzi di questa natura. Scegliendo questo razzismo da popolino, risponde a
ciò che una
frazione notevole dell'opinione pubblica si aspetta da lui. Quello che appare
molto più grave è che
una parte della popolazione italiana sia colpita dalla cancrena del razzismo e
della xenofobia. Una
facile demagogia di stampo razzista, che ricorda certe adunate fasciste del
tempo di Mussolini!
Berlusconi regna su un impero mediatico e domina in gran parte la comunicazione
politica in Italia.
Gli insulti e le beffe razzisti sulle sue labbra sono solo uno dei sintomi di
una deriva ancora più
grave.
A proposito di insulti, la Palestina del primo secolo della nostra era ne
conosceva uno, “raka”.
Derivato da un'espressione talmudica insultante, la parola significava
“mascalzone, idiota”.
“Trattare qualcuno da...”, come dicono i nostri figli, significa disprezzarlo,
abbassarlo. Ci sono
molti modi di screditare gli altri in questo campo. Oltre agli skinheads
e ad altri bruti violenti ed
astiosi durante le manifestazioni, negli stadi e altrove, ci sono degli
specialisti in facezie
stigmatizzanti, giochi di parole antisemiti, falsità xenofobe, che rientrano nel
“politicamente
corretto”. Questa forma di rifiuto dell'altro, attraverso la derisione e
lo scherno, corrisponde al
razzismo profondamente atavico presente in forma larvata in molti.
Beneficia di una sorta di tacita
tolleranza, di una leggera impunità ovunque si esprima.
Perché Gesù chiedeva che fosse resa giustizia a coloro che sono vittime di
insulti e di scherno (2)?
Per evitare che la stigmatizzazione facesse marcire la società.
(1). http://www.linternationalmagazine.com/article6634.html
(2). Mt 5,22.
Philippe B. Kabongo-Mbaya in “Réforme (
settimanale protestante francese) n° 3338 dell'8 ottobre 2009