Il governo della chiesa
Nei
confronti del nuovo governo ormai in carica quasi tutti hanno preso posizione,
dai favorevoli, già scontati, agli oppositori agguerritissimi, ai perplessi come
la Confindustria e i sindacati. E la chiesa? E' interessante chiederselo, sia
perché il suo favore al governo Berlusconi era stato vistoso, sia perché nel
corso della campagna elettorale fra i temi dibattuti non erano mancati quelli
che invocavano, o offendevano, la laicità. I primi molto più numerosi e forti
degli altri. Le sponde del Tevere, ancora una volta, più larghe o più strette.
La prima riflessione non può non riguardare il
soggetto «chiesa». Non si può più - se mai è stato possibile - parlare al
singolare. Troppe sono ormai le divisioni, troppi i soggetti: Vaticano,
Conferenza episcopale italiana, diocesi, parrocchie, movimenti... Basta
un'occhiata alla stampa diocesana per rendersi conto del pluralismo dei soggetti
e delle voci. Una realtà della quale i vertici - i «palazzi», per così dire -
non possono non tenere conto.
Inevitabile, perciò una certa ambiguità che dà luogo
anche a un certo imbarazzo. Ambiguità e imbarazzo che si scontrano con le
genuflessioni che si moltiplicano da parte di alcuni settori - non tutti - del
governo vincente e che talvolta sembrano ricordare i tempi della vecchia Dc. Ma
quei tempi sono finiti da tempo, nonostante qualche nostalgia anche da parte di
alcuni dei vincitori.
I «palazzi» cattolici, d'altronde, temono di perdere
lo spazio e l'influsso di cui ancora godono, ma sono incerti sui temi sui quali
arroccare la difesa. Le loro scelte - famiglia, sesso - non sembrano
particolarmente felici. E' vero che le tematiche della famiglia interessano
tutti, credenti e non, ed è anche vero che la recente vittoria nel referendum
sulla procreazione assistita incoraggia e stimola l'impegno cattolico. Ma si
tratta di tematiche molto discutibili, lontane dalla mentalità sociale
contemporanea (vedi Zapatero) e tali da intaccare quella laicità alla quale
tutti sembrano attaccati, perfino autorevoli voci cattoliche. Comunque i
nostalgici di una qualche religione «di stato» non mancano, mentre i palazzi
cattolici sono riusciti a creare un certo imbarazzo nella compagine governativa.
Un risultato, a dir poco, discutibile : qualche
«genuflessione» in più che rapporto ha o può avere nei confronti di quella
autentica «evangelizzazione» che è - dovrebbe essere - lo scopo degli affanni
dei «palazzi» cattolici? Forse ci si potrebbe aspettare un affanno maggiore nei
confronti di temi più «evangelici» (i poveri? la pace?).
Filippo Gentiloni Il manifesto 28/05/2006