Gli strani silenzi sul Papa e i profilattici

Le recenti affermazioni del papa, secondo cui «il problema dell´Aids non si può superare con la
distribuzione dei preservativi, che anzi lo aggravano» hanno sollevato in Francia un uragano di
proteste, mentre in Italia regna un silenzio assordante. È dunque forte la tentazione di vedere in
questo sconcertante contrasto un ulteriore esempio dell´antica contrapposizione tra una Francia
ostinatamente laica e un´Italia profondamente cattolica. In verità, la situazione è più complessa. La
difformità delle reazioni va certo ascritta al peso delle differenze storiche tra questi due Paesi, ma
anche a scelte politiche divergenti.

In Francia le reazioni più virulente sono state quelle dei rappresentanti del governo di destra. Il
portavoce del ministro degli Affari esteri ha espresso la sua «viva preoccupazione per le
conseguenze delle parole di Benedetto XVI», le quali « mettono a repentaglio le politiche di sanità
pubblica e gli imperativi di tutela della vita umana». Si potrebbe obiettare che quel ministero è
affidato a Bernard Kouchner, uno dei rappresentanti dell´apertura a sinistra del presidente Sarkozy,
che ama ricordare di non aver cambiato le proprie idee. Ma anche Roselyne Bachot, ministra della
Salute responsabile dell´Ump (il partito di Sarkozy) ha giudicato quelle parole «assolutamente
catastrofiche e totalmente irresponsabili». Quanto ad Alain Juppé, già primo ministro di Jacques
Chirac e grande dirigente gollista, a suo giudizio «Benedetto XVI vive in una situazione di totale
autismo». «Questo Papa», ha poi aggiunto, «incomincia a diventare un vero problema». Queste
fragorose condanne da parte di eminenti rappresentanti della destra hanno eclissato quelle, più
consuete, provenienti dalla sinistra e dagli ambienti massonici. La destra si è dunque
definitivamente convertita alla laicità? Sì, ma solo in parte. Dopo averla combattuta, in particolare
tra la fine del XIX secolo e l´inizio del XX, dagli anni ´60 l´ha fatta propria. Tuttavia Nicolas
Sarkozy (che peraltro non si è espresso sulle parole del Papa) è stato il primo presidente della
Repubblica a dichiarare «esaurita» ed «esposta al fanatismo» quella laicità francese che il suo
predecessore Jacques Chirac aveva definito «monumento inviolabile». E il 20 luglio 2007, a San
Giovanni in Laterano, Sarkozy ha proclamato che «le radici della Francia sono essenzialmente
cristiane», tessendo gli elogi «dei sacerdoti e dei credenti»; e ha ribadito questo concetto nel
gennaio 2008 a Ryad. Da tempo il presidente francese postula una «laicità positiva», più rispettosa
delle libertà religiose, secondo una filosofia a un tempo più liberale e più comunitarista, rompendo
così la tradizione repubblicana francese. Come interpretare queste diverse posizioni in seno alla
destra? Differenze ideologiche personali? O ripartizione dei ruoli, col presidente Sarkozy più
proteso verso i cattolici praticanti, che rappresentano una parte consistente del suo elettorato, e i
suoi amici impegnati ad attirare altre fasce di elettori? O forse la destra fa ormai una distinzione
chiara tra la funzione spirituale delle religioni, in quanto dispensatrici di senso in un mondo sempre
più incerto, e le responsabilità dei politici - e ciò può indurli a contestare le posizioni delle autorità
religiose, a incominciare da quelle incarnate dal Papa, quando contrastano col buon senso e
indispongono l´opinione pubblica, non esclusa quella cattolica? Tutti questi interrogativi restano
aperti. Ma le prese di posizione della destra francese hanno il merito di alimentare un vero dibattito
pubblico.

Per converso, il mutismo dei politici italiani è stupefacente. Il ministro degli Esteri non ha voluto
commentare «le parole del Papa». Il presidente del Consiglio Berlusconi si è limitato a dire:
«Ciascuno svolge la sua missione in coerenza col suo ruolo», dichiarando poi di difendere la libertà
della Chiesa anche quando proclama principi e concetti «difficili e impopolari». Al di là della sua
discrezione su questa questione, la destra italiana è vicina alla Chiesa; la quale se ne rallegra, pur
criticando talune misure del governo, in particolare per quanto riguarda l´immigrazione.
Questa
differenza di posizione rispetto alla destra francese ha varie spiegazioni. La prima è storica: in Italia
la Chiesa occupa un posto assai più importante che in Francia, benché anche qui sia esposta al
movimento di secolarizzazione e a una seria crisi delle vocazioni. Sul piano sociologico, benché i
cattolici italiani siano ormai dispersi, i praticanti regolari sono assai più numerosi che in Francia e
votano largamente in favore del centro-destra. Infine, all´interno di quest´area hanno avuto la
meglio i teocon, o atei devoti, che si sforzano di dare un´identità cristiana non solo alla destra, ma
all´Italia e magari all´Europa. In breve, la destra italiana ha fatto una scelta più conservatrice di
quella francese.

Ma in Italia le maggiori sorprese vengono dal centro-sinistra. Dario Franceschini si è limitato a dire
che il profilattico «è indispensabile per combattere la malattia in Africa e nei paesi poveri». Una
dichiarazione quanto mai timida,
che a confronto con i toni degli esponenti della destra francese li
fa apparire come temibili avversari del papato. I motivi di questa prudenza sono chiari. Il Pd ospita
nel suo seno diverse sensibilità, e data la crisi che attraversa, i suoi dirigenti evitano di aprire nuove
polemiche interne per non indebolire ulteriormente il partito. Molti dei cattolici che militano nei
suoi ranghi sono estremamente vigili su questi temi. Dal canto loro, gli ex Ds perpetuano una
tradizione comunista che consiste nel cercare in ogni modo di non mettersi in urto con la Chiesa
cattolica.
È sostenibile questa politica dello struzzo? Oggi gli italiani di sinistra, siano essi laici,
agnostici, atei, oppure cattolici tendenti al «fai da te», nel tentativo di conciliare le proprie
convinzioni profonde con le raccomandazioni della Chiesa e delle sfide quotidiane della modernità,
sono senza dubbio più avanti di quanto pensi il Pd. Infine e soprattutto, Benedetto XVI ha precisato
più volte che esistono valori «non negoziabili», tra cui ad esempio la vita e la bioetica. In altri
termini, il Pd dovrà scegliere e prendere posizione, soprattutto in un Paese in cui la Chiesa è in
prima linea. Quanto più rinvierà questa scadenza, tanto più grave sarà la sua crisi di identità.

Marc Lazar     la Repubblica  23 marzo 2009