Gli idoli passano... Dio resta
Sempre di più molti e molte di noi si sono abituati a guardare in grande, ponendo particolare attenzione ai problemi del mondo. Questa ottica planetaria resta essenziale. Eppure, ci pare che non si possa oggi prescindere, almeno da parte nostra, da una riconsiderazione di ciò che sta avvenendo anche nella realtà del cattolicesimo ufficiale.
I fatti sono sotto gli occhi di tutti: propaganda astensionistica ai referendum, attacco alla laicità dello Stato, eliminazione delle voci dissenzienti, elaborazione del compendio al catechismo, retorica dei valori e della famiglia, persecuzione degli omosessuali, ribadimento di tutte le chiusure teologiche e disciplinari.
Ci sembrano, in quest’ottica, possibili e opportune alcune riflessioni.
Siamo in presenza di un cattolicesimo ufficiale che, nella sua parabola discendente e nella sua “prepotenza” culturale, più che come chiesa si sta organizzando come partito reazionario delle illibertà.
La gerarchia cattolica, tanto in Italia quanto in Spagna, tanto in Africa quanto negli Stati Uniti, aldilà della retorica pacifista e delle dichiarazioni populiste, si organizza sempre più come un vero e proprio attore politico diretto, come partito che cerca e costruisce alleanze con un vasto fronte reazionario. Dagli atei clericali ai “signori delle multinazionali”, un crescente numero di fautori della società diseguale, patriarcale e illiberale si riconosce nei “valori” e nelle battaglie della gerarchia cattolica. Anche la citazione delle Scritture spesso diventa un mettere Dio come copertura delle scelte politiche di oppressione. Se interessa mobilitare istituzioni e persone per impedire l’espansione dei diritti nella società civile e il senso critico nella comunità ecclesiale, tutto fa brodo, anche incentivare alla non partecipazione al voto, come indiretta legittimazione dell’indifferenza.
Resta la constatazione che la classe politica italiana, alla quale il messaggio di questa chiesa è largamente estraneo, è profondamente clericale. Si noti: non fanno nemmeno più scalpore il clericalismo di Rutelli o l’opportunismo dei nuovi chierichetti Casini - Pera - Ferrara. Fa piuttosto pensare il fatto che esista, nella chiesa come nella società, una grave e persistente eclisse della laicità, come fondamentale cultura di democrazia. La sinistra italiana nel suo complesso non “supera l’esame” e non persegue con coerenza una politica laica. Non sa imparare né da Zapatero né dalla propria storia e continua troppo spesso a “incensa re le strutture cattoliche ufficiali, vere elaboratrici ed erogatrici di una concezione di società in cui la dogmatica e la morale cattolica vaticana vogliono l’egemonia.
La laicità comporta una radicale rottura non con il cristianesimo, ma con la mascherata (nemmeno troppo!) “cristianità”. Chi si era illuso che ormai la gerarchia cattolica non fosse più influente nella vita sociale e politica del nostro Paese dovrà, a nostro avviso, ricredersi. La chiesa gerarchica, di fatto, riesce ancora a manipolare grandi masse, sia con il suo linguaggio populista sia con le sue potenti alleanze ideologiche ed economiche.
Per coprire queste grandi manovre e seppellire in pace gli ultimi resti del Concilio, della ricerca e del Vangelo della liberazione, si procede, tra l’altro, all’immediata beatificazione di Karol Wojtyla. Beatificare a tempi di primato papa Wojtyla è un’operazione di immagine e di mercato. L’idolatria ha tanti negozi, tanto mercato in tutto il mondo. Molte parrocchie e un pò tutte le istituzioni cattoliche ufficiali si sono ancor più trasformate in luoghi di propaganda, in agenzie di pubblicità, in vere e proprie “botteghe”. Nei santuari gli idoletti mariani e wojtyliani vengono esposti e venduti insieme e tutto fa denaro, turismo, attrazione. In quest’ottica è “santo” chi è funzionale all’istituzione ecclesiastica, chi ne promuove il prodotto ideologico ed economico, chi costruisce “opere”, chiese, istituti, privilegi, e chi riesce a fare immagine, spettacolo, movimento di masse verso i “santuari” del devozionalismo e del denaro.
Eppure, mentre l’istituzione chiesa acquista potere e fa la corte ai poteri e da essi è corteggiata, ogni giorno di più perde autorevolezza. A nostro avviso, bisogna scegliere: ancora una volta tra catechismo e Vangelo, scegliamo il Vangelo.
Tra papolatria e obbedienza a Dio solo, ci impegneremo per non accettare nessuna divinità all’infuori di Dio. E’ consolante sapere che gli idoli passano e solo Dio resta. Gli idoli e i faraoni schiacciano, Dio libera.
(Editoriale “Viottoli” 1/2005) Comunità di Base di Pinerolo, bollettino