Il giorno dei diritti. Ratzinger: «Scritti da Dio». Bertone: vietato allargarli


I diritti fondamentali dell'uomo sono quelli fissati dalla «legge naturale scritta da Dio». Non sono
ammesse aggiunte. Guai a smarrirne «l'esatta natura». Sbagliato «far dilagare la domanda di diritti
verso ogni direzione» e «confonderli con semplici e limitati bisogni contingenti». La celebrazione
del 60° della Dichiarazione universale del 1948, è colta dal cardinale Tarcisio Bertone per tornare
all'attacco su uno dei temi preferiti dell'era ratzingeriana. Non ha bisogno di precisare quali
sarebbero i "bisogni contingenti": la polemica è già nell'aria. Tanto per cominciare, costituirebbero
aggiunte insopportabili nell'elenco dei diritti, la risoluzione che depenalizza l'omosessualità e il
riconoscimento dell'aborto. E' stato il cardinale Renato Martino, capodicastero "Giustizia e pace", a
volere una celebrazione in Vaticano per il 60° della Dichiarazione dei diritti dell'uomo, con un
concerto della Brandeburgshes Straatsorchester di Francoforte alla presenza di papa Ratzinger e del
presidente Napolitano.
Martino, che ha trascorso 16 anni al Palazzo di vetro, apre la commemorazione prendendosi lo
sfizio di ricordare che nella storia i rapporti tra la Chiesa e i diritti umani furono tutt'altro che
«pacifici». L'opposizione di molti papi dipendeva - così la pensa il porporato - dall'impronta
«laicista» con cui vennero proposti dalla Rivoluzione francese e nel corso del XIX secolo. Dopo,
invece, tutto cambiò. Ma, a quanto pare, non completamente se il Segretario di Stato Bertone
ripropone una così forte critica alle tendenze prevalenti nel mondo. Per lui il mancato rispetto dei
diritti è l'altra faccia di quella «disgregazione dell'unità della persona umana» in base alla quale «si
pensa di proclamare diritti diversi e costruire spazi di libertà privi di ogni fondamento
antropologico». E Benedetto XVI, nel suo breve saluto, sintetizza a sua volta in una frase: «I diritti
sono ultimamente fondati in Dio creatore. Se si prescinde da questa base etica rimangono privi di
solido fondamento».
Il richiamo alla legge naturale, di cui la Chiesa si considera fedele interprete, è martellante. Se
insistiamo tanto sul diritto alla vita e sulla libertà religiosa - avverte Bertone - non è per stabilire una
gerarchia a scapito di altri valori ma perché vita e religione rendono più evidente che i diritti della
persona «non si fondano da soli». Quando questi due aspetti vengono compromessi «gli altri
vacillano». Ma neppure sul concetto di libertà religiosa i rapporti col mondo contemporaneo
sembrano pacifici. Bertone sottolinea che proprio mentre «il fatto religioso influenza gli Stati» si
«percepisce» la tendenza ad «escludere la religione» dalla vita pubblica e a considerarla solo un
elemento della cultura magari favorendo visioni «sincretiste».
Ad un certo punto, per brevità, il cardinale salta la lettura di un paragrafo importante del testo che
ha preparato. Non aggiungerebbe molto al messaggio ma renderebbe ancora più chiare le
conseguenze del ragionamento sulla "legge naturale" come fonte trascendente dei diritti. Essa scrive
Bertone - «è l'antitesi di quel degrado che mette in discussione l'etica della vita e della
procreazione, del matrimonio e della vita familiare, introducendo una visione individualistica su cui
costruire arbitrariamente nuovi diritti non meglio precisati». Eccolo di nuovo il fantasma delle
nozze gay. Pochi giorni fa l'osservatore vaticano all'Onu, Celestino Migliore, ha fatto sapere che la
Santa Sede è contraria alla risoluzione francese per la depenalizzazione universale
dell'omosessualità perché, secondo il Vaticano, metterebbe «alla gogna» le legislazioni che
proibiscono il matrimonio omosex. Negata inoltre la firma cattolica alla Convenzione sui disabili a
causa di un'apertura all'aborto.
Lucetta Scaraffia, opinionista di punta dell' Osservatore , ha dovuto ammettere che «la Chiesa
sempre più spesso è percepita come dura e priva di pietà pur di rimanere fedele a istanze
dogmatiche». Ovviamente la colpa è delle «manipolazioni» dei media.

Fulvio Fania      Liberazione 11 dicembre 2008