GAZA QUALE SCOPO ?
La "guerra di Gaza", quando si scriverà la storia di Israele con la necessaria distanza, sarà rubricata, a mio parere, fra le sconfitte di Israele. Non parlo qui dell'aspetto militare di quella guerra, ma degli effetti "collaterali” devastanti che hanno colpito non solo vittime innocenti palestinesi, ma anche la credibilità dell'estabilisment che governa il piccolo e potente paese, nato da una grande speranza e che oggi mostra il volto inespressivo, ottuso da una routine militaresca ed auto referenziale di politici miopi e di militari che hanno ero so lo statuto morale su cui Tsahal pretendeva di fondarsi. I comandanti delle operazioni hanno spiegato che la particolare virulenza delle operazioni militari messa in atto a Gaza ha avuto come scopo primario quello di evitare perdite fra i soldati israeliani. Ma qual’è il limite della virulenza tollerabile per evitare una propria perdita? 10 civili innocenti? Cento bambini? Mille? Centomila? Dove ci si ferma? E’ ancora possibile ad un politico israeliano di oggi dire quello che ormai alcuni decenni or sono disse con amarezza Golda Meir ai nemici arabi: " quando faremo la pace noi non vi domanderemo conto delle perdite che ci avete inflitto, ma vi domanderemo ragione delle vittime che ci avete costretto a causarvi." E le vittime israeliane dei tempi recenti, i giovani e i bimbi di Israele fatti a pezzi dagli attentati? Temo che da lungo tempo il loro sangue versato sia in parte l'effetto "collaterale" dell'ostinazione dei politici israeliani del dopo Oslo a non cercare alternative reali allo status quo, a non perseguire la pace come soluzione operativa limitandosi a nominarla come opzione retorica. Israele non ha dunque diritto a difendersi? Non è questa la domanda da porre, le domande incombenti sono piuttosto: quale difesa? Con quali mezzi? E soprattutto... Con quale scopo ultimo?
Moni Ovadia L’Unità 24/1/2008