Il futuro
dell'Italia religiosa. Uno studio.
Ci chiediamo spesso quanto sia autentico - in crescita o in declino - il
cattolicesimo degli italiani.
Non è facile rispondere. Ci prova, con molto impegno, la rivista «Il Regno»
(15/5/2010) affidando
uno studio a Paolo Segatti, docente di Sociologia politica presso l'Università
di Milano. La
conclusione, molto articolata «mostra che il processo di secolarizzazione in
Italia non si è fermato,
bensì ha prodotto un accentuato pluralismo nel modo di vivere la religione.
Paradossalmente, per
quanto la Chiesa come istituzione occupi una posizione di indubbio rilievo e
goda di grande
credibilità presso molti, tuttavia non mostra una netta capacità di indirizzo
sulle opinioni degli
italiani sui temi che esulano dalle questioni strettamente spirituali. Nel
volgere di una generazione i
cattolici in Italia cesseranno di essere una maggioranza».
Un'affermazione suffragata da molte analisi particolari. In
complesso si dichiarano cattolici il
l'81,3% degli italiani (l'11,7 cristiani non cattolici, l'0,5 di altre
religioni, mentre il 6,5 non
credente). Interessante il dato della frequenza dei cattolici alla messa: il
27,7% una volta a
settimana, il 16,3% due o tre volte al mese, il 25,4 due o tre volte all'anno,
mai il 18,3, mentre lo 0,9
non risponde. Si noti che la frequenza alla messa è molto più alta negli anziani
che nei giovani e nel
sud dell'Italia piuttosto che nel centro e nel nord.
Ma che cosa pensano gli italiani su Dio? Risposte molto
articolate. «So che Dio esiste» e non ha
dubbi: lo dice il 50,2% del campione (53% di cattolici); nonostante i dubbi,
crede nell'esistenza di
Dio il 71,7% (76% dei cattolici); il 9,9 non crede in un Dio personale, soltanto
il 4,9% crede che
non esista. La percentuale dei credenti aumenta se l'istruzione è bassa e se si
scende nella penisola.
Lo stesso si deve dire per la preghiera. Rilevanti i dati riguardanti la fiducia
nei confronti della
Chiesa. Il 24,9% dichiara di averne molta (il 27,5 di cattolici) il 67,8
«abbastanza», ma il 32%
dichiara di averne poca o nulla. Ed ecco la conclusione dello studio: «Di
fronte a un quadro che
segnala un cambio di modello, sia in termini quantitativi (i cattolici cessano
di essere una
maggioranza), sia in termini qualitativi (il cattolicesimo italiano si fa più
diversificato ed
evanescente), il futuro dell'Italia religiosa si profila come quello di un paese
che da cattolico diviene
genericamente cristiano».
Filippo Gentiloni il
manifesto 20 giugno 2010