FUNZIONARI, UN SOSPETTO ECCESSO DI ZELO
Nelle ultime settimane si stanno
moltiplicando, in diverse città del paese, episodi di sopraffazione verso
cittadini stranieri da parte di funzionari pubblici.
I casi più recenti e che con più evidenza salgono alla ribalta della cronaca
sono quelli compiuti da agenti delle forze dell'ordine, da vigili urbani, da
funzionari aeroportuali che, abusando dell'incarico loro attribuito,
maltrattano, picchiano, umiliano e usano a sproposito gli strumenti di controllo
e di coercizione previsti per situazioni ben diverse e ben più gravi.
Accanto e oltre a questi atteggiamenti brutali e violenti, dobbiamo
evidenziare il moltiplicarsi di episodi di sopraffazione meno visibili, violenti
non dal punto di vista fisico, ma altrettanto lesivi della dignità e dei diritti
della persona, esercitati nel chiuso di uffici pubblici usando le armi della
burocrazia.
Un solo esempio: nessun italiano potrebbe accettare di aspettare più di un anno
per il rinnovo della carta d'identità, ma il Ministero degli interni sostiene
che l'immigrato debba accettare senza nulla dire ritardi di anni per il rinnovo
del permesso di soggiorno.
Cosa sta succedendo? Possiamo ricondurre questi episodi a isolati comportamenti
individuali e semplicemente deprecare l'errore commesso dalla singola persona o
non si sta forse muovendo qualcosa di più profondo e allarmante?
In un clima sempre più pesante di razzismo istituzionale prodotto da leggi
contro i diritti e la dignità degli immigrati si forma una cornice nella quale
si inseriscono i comportamenti illegali di «zelanti» funzionari, militari e
civili, che pensano di interpretare quel clima abusando delle stesse leggi che
devono applicare e «zelantemente» producono indebite, quando non violente,
forzature delle leggi medesime.
Funzionari pubblici asserviti ad una idea dominante al punto tale da negare,
condizionare, rendere difficilmente esigibili i diritti prescritti dalla legge.
Si tratta di comportamenti deviati, minoritari rispetto alla stragrande
prevalenza di personale pubblico che interpreta correttamente il proprio ruolo.
Tuttavia sono dei pericolosi campanelli di allarme, che dicono di come il clima
di intolleranza possa portare ad una forzata interpretazione del ruolo e degli
strumenti che sono loro attribuiti.
Le responsabilità istituzionali non possono in alcun modo mostrare atteggiamenti
di condiscendenza, tolleranza o sottovalutazione di questi episodi, ma devono
rimettere in valore regole e prassi di disponibilità nell'esercizio dell'azione
pubblica cui ogni dirigente è tenuto.
Ci rincuora il fatto che, in alcuni episodi, i cittadini italiani presenti alle
violenze esercitate sugli immigrati si siano precipitati a testimoniare cosa
fosse realmente accaduto. Questo dimostra che il senso civico dei cittadini
«normali» è molto più alto del senso civico del ministro Maroni che si è invece
precipitato a difendere il funzionario «zelante» dell'aeroporto accusato di
sopraffazione sulla donna somala.
Morena Piccinini * Il manifesto 14/10/08
* Segretaria confederale Cgil