Flores: sbagliato adesso. C'è un'offensiva clericale


ROMA — Paolo Flores d'Arcais, filosofo, dirige «MicroMega » appena uscita col numero «Per una riscossa laica»: la stessa testata ha pubblicato nel 2005 il resoconto del dibattito pubblico tra Flores e Ratzinger organizzato a Roma il 21 settembre 2000. Ed è ricercatore a «La Sapienza». Favorevole o contrario alla visita del Papa di giovedì, Flores?
«Contrario. La scelta di un "ospite" all'inaugurazione dell'anno accademico ha altissima valenza simbolica. Scegliere il regnante Pontefice nel momento in cui viene scatenata dalla Chiesa una campagna efferata di criminalizzazione delle donne che scelgono l'aborto, in una più ampia offensiva clericale contro ogni residuo di laicità della politica italiana, significa da parte della "Sapienza" più o meno il "bacio della pantofola". Per una istituzione come quella universitaria che perfino nel Medioevo era baluardo di autonomia del sapere, diventa il tradimento più pieno della sua ragion d'essere».
Lei dialogò con Ratzinger. Il suo «no» non è contraddittorio?
«No. Sono favorevolissimo al confronto pubblico con uomini di Chiesa. Presto uscirà in volumetto un analogo confronto avuto due anni fa col Patriarca di Venezia Angelo Scola. Oggi sono gli alti prelati che si sottraggono quasi sempre al confronto. Consapevoli del monopolio che ormai hanno in tv e nei media, perché affrontare l'"argomento contro argomento" in cui la ragione laica potrebbe avere la meglio?» Che ricordo ha del Ratzinger dell'incontro al teatro Quirino?
«Umanamente ottimo. Persona squisita, perfino spiritosa: a una mia obiezione rispose di non ricordare il brano di un'enciclica di Wojtyla che tutti sanno scritta da lui. Mentre negava gli veniva da sorridere. Teologicamente, un cattolico integralista senza incertezze e crisi. E per questo curioso e interessato al confronto con filosofi laici. Almeno allora».
E adesso cosa pensa della figura complessiva di Benedetto XVI?
«Teologicamente è solo un Dispensatore di Verità. E quelle curiosità mi sembrano venute meno. Il suo libro su Gesù, nella parte che pretende di affrontare il Gesù storico, è di una povertà scientifica imbarazzante. La sua azione sembra tesa a cancellare ogni vestigia del Concilio e a tornare alla Chiesa del Sillabo, anche se con un linguaggio perfino post-moderno».
Il rettore Renato Guarini dice: il Papa verrà accolto dalla nostra università come «messaggero di pace». Che ne pensa?
«Se questa fosse la vocazione principale dell'università, ci sarebbe solo l'imbarazzo della scelta per un ospite come ambasciatore di pace: da Noam Chomsky a Gino Strada. Sono francamente scuse risibili. E una istituzione la cui bandiera dovrebbe essere l'illuministico "Sapere aude!", accanto al ministro Fabio Mussi e al sindaco Walter Veltroni... che non stanno esibendo un'alta caratura di laicità... ecco, una grande personalità di scienza e appunto di illuminismo sarebbe stata una scelta ovvia e doverosa».

P. Co.    Corriere della Sera 15.1.08