Festini
Non posso dire che la gazzarra scatenatasi intorno ai festini e alle frequentazioni femminili, nonché
alle vicende familiari, del presidente del Consiglio mi abbia particolarmente interessato. Nemmeno
mi ha particolarmente scandalizzato: trovo almeno altrettanto ripugnanti e assai più pericolose le
leggi
torbide scatenate nella società da drammi reali (come l’immigrazione), mediante leggi in parte
demagogiche e in parte lesive dei diritti umani; le innumerevoli forme di conflitto di interessi; la
tendenza a generare uno scontro istituzionale dopo l’altro; e si potrebbe continuare.
Detto questo, è un fatto che la farsa centrata su veline ed
non elargiti, con conseguenti vendette mediatiche, non è un esempio di decoro. Mentre molti
invocano una politica lai
potere, denaro e volgarità non è nuovo: lo è però l’improntitudine con la quale viene esibito. Per
non parlare dei famuli del Principe che moraleggiano sull’inattendibilità di fanciulle non
propriamente disinteressate: lo zelo servile fa un sol boccone di ogni senso del ridicolo ed esime da
commenti. Va anche da sé che, data la materia della «discussione », anche chi insiste nel rilanciarla
finisce per rotolarsi nel fango. Per carità, siamo tutti (
stampa, ci mancherebbe. Però diciamocelo: la campagna del
uomini del Presidente» era un’altra cosa.
Su un punto
così». Non tutti gli italiani, naturalmente: comunque più della metà. E infatti il problema non è
Berlusconi, ma il fatto che un simile personaggio costituisca il perno della politica italiana da più di
15 anni. Il partito di quelli che, come diceva Romano Prodi, «parcheggiano in seconda fila», è
anche il partito che strizza l’occhio compiaciuto e un po’ invidioso di fronte alle festicciole
presidenziali e che si riconosce nel tipo di politica della quale tutto ciò è un sottoprodotto. Ingenuo
invece, o peggio, è l’atteggiamento di chi solo pochi mesi fa plaudiva al nuovo partito che difende i
«valori cristiani» e ora vorrebbe «spiegazioni», come se la faccenda non fosse chiarissima.
Chi legge si tranquillizzi: non mi lancerò ora in una tirata sui ritardi storici di un paese «che non ha
conosciuto la Riforma» e il suo rigore in fatto di morale pubblica. Credo però sia giusto constatare
che, non da oggi, l’opinione pubblica nazionale dimostra di non avere alcuna intenzione di reagire a
quello che, negli ultimi anni, si è imposto come un nuovo senso comune. Come dice il presidente
del Consiglio, la maggioranza del paese si sente rappresentata e, quando è chiamata a farlo, lo
esprime. Qualcuno, per dovere d’ufficio, individua segni di inversione di tendenza esponendosi,
comprensibilmente, alle ironie dell’altra parte. La verità è che il balletto delle
quale è espressione rappresentano la realtà neanche troppo nascosta sotto i discorsi sulla difesa dei
«valori», delle «radici», delle «tradizioni», della «famiglia». Inutile, su questo, chiedere spiegazioni
al Capo. Chi, chiese comprese, ritiene di avere qualcosa di diverso da dire, e da testimoniare, alla
Fulvio Ferrario in “Riforma” n. 28 – settimanale delle chiese evangeliche - 17 luglio 2009