LA NOSTRA SOCIETÀ È TROPPO “FEMMINILIZZATA”. PAROLA DI SIMONE SCATIZZI, VESCOVO DI PISTOIA.
Secondo il prelato la perfezione è rappresentata dal maschio, mentre la femmina costituirebbe l’essere meno perfetto inferiore
Il vescovo di Pistoia
Simone Scatizzi, il 18 luglio u. s. ha deciso di prendere carta e penna per
scrivere una lunga lettera di protesta al Comune di Pistoia, “reo” di aver
istituito un Registro delle Unioni civili a cui potranno iscriversi senza
discriminazione di sorta le coppie conviventi. Anche quelle omosessuali. E’ uno
scandalo! Un attentato alla virilità! E’ la crisi della società! Tuona il
prelato.
Scatizzi accusa infatti il Consiglio di Pistoia, la cui “maggioranza è data da
uomini” ”di dare un ulteriore colpo alla virilità maschile” proprio con la loro
delibera, che costituirebbe “un primo passo verso forme negate dall’etica
generale”, che ovviamente il vescovo dà per coincidenti con la morale della
Chiesa cattolica.
Tutta la missiva di Simone Statizzi è basata sull’esaltazione e la difesa della
virilità di fronte alla “crisi della mascolinità”, da cui deriverebbe lo
sfaldamento della stessa società occidentale in preda ormai alla dilagante
femminilizzazione. E’ l’identità del genere maschile ad essere messa in crisi,
la sua prestanza riproduttiva. Ciò che disturba il vescovo, infatti, sembrerebbe
essere ancora una volta la secolare paura della Chiesa per una sessualità
svincolata dalla riproduzione. Ritorna così l’ancestrale sessuofobia, che
elaborata nei secoli da teologi e inquisitori, è presente ancora nell’attuale
Catechismo quando prescrive: “ogni battezzato è chiamato alla castità. (…) Tutti
i credenti in Cristo sono chiamati a condurre una vita casta secondo il loro
particolare stato di vita” (canone 2348); “Il piacere sessuale è moralmente
disordinato quando è ricercato per se stesso, al di fuori delle finalità di
procreazione e di unione” (canone 2351); “E’ intrinsecamente cattiva ogni azione
che, o in previsione dell’atto coniugale, o nel suo compimento, o nello sviluppo
delle sue conseguenze naturali, si proponga, come scopo e come mezzo, di
impedire la procreazione”(canone 2370).
Ma torniamo al nostro Vescovo. Non se la prende solo con gli omosessuali, ma
anche con le donne. In particolare se insegnati: “questa perdita della identità
maschile… è causata dalla mancanza di modelli autorevoli e credibili; da una
educazione in gran parte nelle mani femminili; da contesti di assenza o
insignificanza psico-pedagogica della figura paterna”. Insomma sembrerebbe dire
Scatizzi: dove sono andati i bei tempi dove la formazione intellettuale dei
giovani era gestita da uomini (magari preti), ed anche a casa la responsabilità
dell’educazione dei figli (ma anche della moglie) era cosa da uomini? Così, il
vescovo di Pistoia sembramuoversi in piena sintonia con il famoso adagio “chi
dice donna dice danno”, coniato da s. Girolamo, che, non a caso, per non cedere
ai richiami della carne aveva preferito risolvere drasticamente il suo problema
evirandosi.
Secondo l’impagabile vescovo, dunque, sarebbe stata l’invadenza delle donne nel
sociale a mettere in crisi l’identità maschile. E pertanto la stessa
omosessualità maschile (di quella femminile Scatizzi non parla affatto) sarebbe
il risultato di questa “femminilizzazione della società”: “se è vero, come è
vero, che le persone omosessuali per motivi di DNA sono una piccolissima
minoranza (azzarda il prelato non si sa bene su quali basi scientifiche. ndr.)
si deve arrivare ad ammettere, implicitamente o esplicitamente che la grande
maggioranza di essi sono il prodotto di un contesto socio culturale:
femminilizzazione della società”.
Insomma, la forza è maschia, la debolezza è femmina! La perfezione è maschia,
l’imperfezione è femmina! Il maschio è l’esempio di vera persona, mentre la
femmina costituirebbe l’essere meno perfetto inferiore.
Siamo ancora, caro monsignore, al “mas occasionatus” (maschio sbagliato) di cui
parlava s. Tommaso d’Aquino a proposito della donna? A cui lei sembrerebbe
aggiungere “la femminella”, con cui, secondo i più beceri stereotipi, l’omossessuale
uomo è definito nel gergo popolano?
Maria Mantello
(28-7-2005) da www.italialaica.it