Il fantasma della religione


Il fatto è noto, non è la prima volta e non sarà l'ultima. Ma a parte alcune registrazioni obiettive, Corsera e Repubblica, è stata una vera ira di dio. Le accuse di «terrorismo civile» si sprecano. Udc e Udeur si lasciano andare agli attacchi più assurdi e anche contraddittori. Una nota dell'Udeur recita: «Che c'entra il Pontefice con una questione che, non da oggi, divide il mondo politico italiano?» Come dire che il Papa non c'entra niente, ma aggiungendo subito dopo «evidentemente questi paladini della democrazia a senso unico vorrebbero che su un tema così delicato la Chiesa stesse zitta e rinunciasse al suo magistero». Ma se è così il papa, in un paese come il nostro, c'entra moltissimo e dunque qualche obiezione e anche qualche manifestino lo dovrebbe sopportare con tolleranza e senza troppa fatica.
La verità è che questo lancio di volantini, dalle finestre del manifesto, ha scoperto che nella pancia di questo nostro paese ci sono tutte le pulsioni di uno scontro «religioso». E' bastata una libera e ironica manifestazione di opinione per scatenare un putiferio, per rivelare che cosa in questi anni sia maturato in Italia, nel riaffacciarsi di un integralismo cattolico che sembrava superato.
E poi francamente questo papa un po' esagera. Adesso ha avuto la trovata della «sana laicità». La «sana laicità» quella che vorrebbe imporre ai laici il diritto della sua Chiesa di intervenire dappertutto e senza che nessuno osi obiettare. La sana laicità comporta l'intervento della Chiesa nella vita della Repubblica senza limitazioni, che offenderebbero il papa e anche dio. Perché, a tre secoli dall'illuminismo e da Kant, il papa può criticare «la visione a-religiosa della vita», ma dovrebbe consentire che si possa anche criticare la «visione religiosa della vita» e consentire con chi vuole porre alcuni limiti all'ingerenza della religione (o meglio della gerarchia cattolica) nella vita pubblica.
A questo papa viene da chiedere perché oltre alla «sana laicità» (che dovrebbe essere affar nostro) non medita sulla «sana religiosità», che dovrebbe essere cura del suo pontificato. Sulla questione dei Pacs, per fare solo un esempio non sarebbe prova di «sana religiosità» almeno uno sforzo di comprensione delle donne e degli uomini? Insomma almeno un po' di dolcezza, di sforzo di comprensione. O, se è incapace d'altro, della tanto richiamata carità cristiana.

 

Il manifesto 10/12/2006