Europa e Italia unite nell’egoismo


L’Europa comunitaria imbocca la rotta dell’egoismo, ha varato una normativa vessatoria sui
rimpatri, ammantando con bei discorsi sulle tutele, come è ormai ipocrita consuetudine, l’essenza
del provvedimento che prevede il prolungamento delle detenzioni amministrative dei clandestini
fino a diciotto mesi, misura figlia di una cultura della paura e della diffidenza. Questa brutta
decisione fa il paio con la scelta dell’Irlanda, Paese membro della Ue, che ha rifiutato con un
referendum popolare l’adesione al Trattato di Lisbona. Due brutti sintomi. Da un lato segnalano la
regressione del processo di unificazione, dall’altro rivelano un’involuzione nella coscienza civile,
nella cultura dei diritti e dell’accoglienza in direzione di una di una chiusura meschina e miope nei
confronti dei più tartassati dal crudele assetto socio economico del mondo, sempre più rivolto verso
la tutela di privilegi dei già privilegiati. L’Europa si mostra indifferente alle sofferenze di esseri
umani che cercano riparo dalla fame dalla disperazione e dalle violenze di guerre e dittature e per
sovramercato, alla brutalità della condizione esistenziale in sé, aggiunge provvedimenti restrittivi.
Invece di combattere i mercanti di carne umana, di punire esemplarmente gli sfruttatori di questi
infelici, non trova di meglio che accanirsi contro le vittime delle sofferenze. Non è una novità, lo si
è visto ai tempi della ex Yugoslavia. Invece di difendere con forza le popolazioni più a rischio la Ue
non seppe esprimere con una sola voce una posizione degna e ferma e si affidò ad una imbelle
ambiguità. La Ue non si comportò diversamente con la guerra illegale dell’alleato d’oltreoceano
contro l’Iraq e il suo popolo, incapace di far valere il sacro ripudio della guerra finì per spaccarsi di
fronte ad un conflitto costruito su un cumulo di provate menzogne. E l’Italia? L’attuale governo
italiano ha assunto la leadership nell’inasprimento dei provvedimenti vessatori contro i sans papier,
i cpt, grazie ai buoni uffici dei leghisti, si riempiranno di disgraziati colpevoli solo di essere dei
disperati per subire percosse, abusi ed umiliazioni. Grande civiltà il federalismo “polenta e osei”,
molto cristiana. La componente leghista esulta sia per la «Direttiva Europea sui Rimpatri» che per il
rifiuto irlandese. Alcuni dei suoi dirigenti festeggerebbero se la Ue affondasse, ritenendo la sua
dissoluzione il più auspicabile degli eventi. Per converso adesso possono nascondere le proprie
“vergogne” xenofobe e localiste dietro alla foglia di fico dell’Irlanda e dell'Europa, loro che sono
visceralmente antieuropei per sottocultura e vocazione e cercano spasmodicamente partenariato
europeo per far dissolvere l’Europa unita. Chi nelle file dell’opposizione si era illuso di potere
intrattenere con queste forze di governo un dialogo dovrà ricredersi a livello europeo, a livello nazionale ma anche a livello locale.

È di oggi la notizia che il sindaco di Roma Gianni Alemanno ha deciso di demolire il buon operato del sindaco Veltroni eletto e rieletto con larghissima maggioranza
di voti. Se il buon giorno si vede dal mattino, una delle prime iniziative dell’esponente di alleanza
Nazionale è stata la richiesta di intitolazione di una via della capitale a Giorgio Almirante, davvero
se ne sentiva la mancanza, i cittadini romani a centinaia di migliaia erano scesi nelle strade per
chiederla a gran voce. Quell’alzata di ingegno non era dettata da una mozione degli affetti.
Purtroppo era un’indicazione sugli orientamenti programmatici: prendere a modello la cultura
missina ovvero neofascista, ovviamente in salsa morbida berlusconiana. Inevitabilmente Alemanno
ha scelto di proseguire nella pars destruens con la cancellazione delle “notti bianche” romane: urge
colpire la cultura, la qualità della vita e anche la sua sana e prospera ricaduta economica,
rinchiudere in casa cittadini a istupidirsi con le televisioni del suo capo e controllate, soprattutto i
meno abbienti per i quali quella kermesse era un modo gioioso e gratuito di vivere una delle città
più belle del pianeta. Anche questo un provvedimento richiesto a gran voce dai romani.
Mi sa che se questa Europa e questa Italia continuano così per avere qualche conforto ci dovremo
rivolgere al Brasile di Lula e alla Bolivia di Morales.

Moni Ovadia        L'Unità  21 giugno 2008