Equivicini
L'obiettivo politico è e rimane quello di costruire le condizioni perché due
popoli e due Stati
possano pacificamente convivere nello stesso lembo di terra. Ogni altro
approccio rischia di essere
ideologico, precostituito e vecchio, ovvero lontano dalla situazione attuale in
Israele-Palestina. Da
anni gli uni e gli altri con forze sproporzionatamente differenti ci provano con
l'uso della forza e
con un conflitto armato che non sembra avere fondo. Ogni tanto un sussulto di
diplomazia incrocia
uomini disposti al dialogo e pertanto si siglano accordi che non trovano
risposta nei fatti e che
puntualmente vengono trasgrediti come le risoluzioni dell'Onu che riescono a
dribblare il diritto di
veto. Disperante! Dare una mano alla pace oggi in quei luoghi significa
favorire la fiducia e il
dialogo e, ancora prima, la conoscenza reciproca che si nutre di pregiudizi,
promuovere occasioni di
incontro.
In questi anni molte iniziative sono state intraprese in questa direzione dalle
organizzazioni non
governative, dal variegato mondo dell'associazionismo, dagli enti locali… Un
mondo che non si è
trovato impreparato davanti a questo vomito di morte che Tsahal sta rovesciando
addosso alla
popolazione inerme di Gaza Strip. E' questo il popolo che oggi si dà
appuntamento ad Assisi e non
solo per protestare contro le iniziative tiepide del nostro ministero degli
Esteri e dell'Europa, ma
anche per dettare un'agenda comune in questa fase nuova, per stringere le fila
in favore delle
vittime, per diventare promotori di decisioni nuove e determinanti. Perché siamo
in tanti ad aver
perso la fiducia nelle soluzioni che possono essere elaborate e proposte
dall'alto, dalle istituzioni e
sperano piuttosto nell'azione determinante dei movimenti, della base, dei
piccoli.
In questi anni una pioggia continua di iniziative ha portato volontari,
pellegrini, giovani… nei
territori occupati, al di là e al di qua del muro in Cisgiordania, a
Gerusalemme… Nello stesso tempo
sono state innumerevoli le presenze di palestinesi e israeliani in Italia per
incontri di testimonianza,
iniziative interreligiose, dibattiti pubblici, iniziative politiche, progetti
umanitari… Insomma, la
base ha mostrato molta più vitalità di fronte al conflitto di quanta non ne
riservasse la nostra
diplomazia.
La prospettiva particolare con cui sono state condotte queste azioni non è mai
stata quella
dell'equidistanza che si sforzasse di non offendere nessuna delle due parti in
campo mentre si
moriva. Al contrario le coscienze più vigili si sono sempre sforzate di
vivere piuttosto il sentimento
dell'"equivicinanza". Equivicinanza a tutte le vittime sempre. Al di là del
passaporto che hanno in
tasca, dell'appartenenza nazionale, etnica, religiosa, razziale, politica,
ideologica… L'equivicinanza
che ti fa scegliere di stare dalla parte dell'umanità sconfitta biasimando tutti
coloro che ricorrono
all'uso della forza e che continuano a credere contro ogni evidenza che la
violenza possa risolvere
problemi molto più profondi della semplice sicurezza. Equivicinanza vuol dire
stare contro coloro
che continuano a ritenere che anche la morte di un bambino (purché della parte
avversa) possa
essere un sacrificio necessario per il raggiungimento del proprio obiettivo di
sicurezza, di
autonomia, di riconoscimento…
Bruciare fantocci e bandiere è il segnale preoccupante che quella logica del
disprezzo dell'altro ci ha
catturati. Significa adottare lo stesso terreno di scontro della violenza, sia
pure (e meno male!) con
bilanci meno pesanti. Aggiunge fuoco a fuoco, odio ad altro odio. In un tempo di
violenze e conflitti
questa è proprio l'ultima delle cose di cui abbiamo bisogno. Ma soprattutto è
l'ultima delle cose di
cui hanno bisogno gli abitanti di Gaza come quelli di Sderot, di Gerusalemme,
della Cecenia, della
Somalia, del Darfur… Stare dalla parte delle vittime perché non si continui su
questo crinale della
ferocia che non sembra conoscere limiti e per nutrire la speranza di riuscire a
spezzare la spirale
della violenza.
Tonio Dell'Olio* Liberazione 17 gennaio 2009
*area internazionale di "Libera"