Elezioni, la laicità non è più in programma

 Come già due anni fa, l'Uaar ha studiato i programmi elettorali per estrarne quei passaggi che trattano di laicità e di religione: il documento che li raccoglie è stato poi pubblicato sul nostro sito internet, a disposizione di chiunque voglia votare avendo presente come i partiti intendono affrontare questi argomenti.
Il risultato è stato quasi lineare: passando dall'estrema destra all'estrema sinistra il tasso di laicità aumenta progressivamente. Se i programmi di Forza nuova, Mis e La destra sono densi di accenni all'identità cattolica e di critiche alle rivendicazioni Glbtq quasi al limite dell'omofobia, quello del Popolo della libertà «limita» la propria attenzione per le istanze cattoliche all'esplicitazione del no all'eutanasia e alla promessa di sostenere gli oratori, le scuole e i consultori privati. Per contro, la Sinistra Arcobaleno pone in evidenza la scuola pubblica e la libertà religiosa, chiedendo l'introduzione della pillola RU 486, una legislazione per le convivenze, politiche a favore della contraccezione, la revisione della legge 40 e il divorzio breve: Sinistra critica e Pcl accentuano questa impostazione proponendo la tassazione dei beni ecclesiastici. Nel mezzo sta il Partito democratico, che promette diritti alle persone stabilmente conviventi, accenna al testamento biologico e ribadisce il sostegno alla legge 194. A parte un accenno alla creazione di un hub religioso mediterraneo, il resto del programma veltroniano è privo di riferimenti sia alla laicità, sia al mondo cattolico.
La linearità dello schema è dunque interrotta solo dall'Udc, che supportando la moratoria sull'aborto scavalca a destra il Pdl, e dal Partito socialista, che scavalca a sinistra anche Sa con il suo impegno a intervenire sull'otto per mille e sull'Ici alla Chiesa. Non c'è molto altro: nessun programma chiede l'abrogazione del concordato, la legalizzazione dell'eutanasia, uno stop all'obiezione di coscienza sull'aborto.
Il confronto con i programmi di due anni fa permette di rilevare la dinamica sottostante alle scelte odierne: la rottura con le formazioni più piccole ha generato una «sterilizzazione» laica o religiosa dei programmi di Pdl e Pd, con l'espunzione del riferimento alle radici giudaico-cristiane che compariva nel programma della Cdl (ora fatto proprio dall'Udc) e dei riferimenti all'affermazione della laicità - in particolare nella scuola pubblica - e alla necessità di una legge sulla libertà religiosa contenuti nel programma dell'Unione (ora appannaggio di Sa e Ps). Punti, questi ultimi, che avevano sollevato le critiche della delegazione Cei durante l'audizione parlamentare dello scorso 16 luglio, e che il Pd sembra aver fatto proprie. I programmi dei due maggiori partiti dedicano ai temi laici quasi lo stesso spazio riservato alle intercettazioni telefoniche: come se laicità e religione fossero entrambe tematiche da cui si ricavano più problemi che consensi, e quindi da sfumare fino al livello minimo di accettabilità da parte del proprio elettorato.
I molti commenti postati dai nostri navigatori hanno riservato poca attenzione al programma del Pdl (forse perché ci si aspettava di peggio). La Sinistra Arcobaleno è spesso oggetto di critiche per il suo mancato impegno contro l'esenzione Ici alle chiese: in passato al momento del voto, ora all'interno del programma. D'altra parte, anche la bizzarra proposta di una candidatura a Mastella ha raffreddato parecchio il favore nei confronti del Partito socialista: non sorprende che, secondo un nostro piccolo sondaggio, oltre un terzo dei navigatori ha manifestato l'intenzione di non andare a votare.
La questione su cui la discussione è più accesa riguarda l'utilità di un voto laico al Pd: c'è chi sostiene che il voto al Pd è l'unico in grado di impedire una deriva clericale, e c'è chi ribatte che il rischio diventa reale proprio votando un partito non laico come il Pd. L'ambiguità sulla reale natura del Pd sembra iscritta negli stessi cromosomi del partito, e non è stata fugata dall'ascesa a leader di Walter Veltroni, un uomo che da sindaco di Roma ha avuto comportamenti altrettanto ambigui e sfuggenti, dedicando a Giovanni Paolo II la stazione Termini e ostacolando la creazione di un registro delle unioni civili. Il Pd è nato cercando di unire Piergiorgio Odifreddi e Paola Binetti: un obbiettivo ambizioso, probabilmente troppo ambizioso. Nel frattempo, è stato Odifreddi quello che ha fatto le valige.
 

Raffaele Carcano, segretario dell'Unioneatei agnostici razionalisti,          il manifesto 3/4/08