Einstein sulla guerra
Da Tacito in poi sappiamo che nessuna guerra è fatta nell’interesse del popolo
e che il popolo non ricava mai alcun beneficio dalle guerre, di cui al contrario
paga tutti i costi in termini di morti e feriti, orfani e vedove, danni
materiali e morali e perfino economici, pagandone le tasse. Ma allora come si
spiega che si continuano a fare le guerre e soprattutto che queste vengono
accettate se non sostenute dal popolo? Non avendo io alcuna autorevolezza in
materia, ricorro a qualcuno più autorevole di me. Dalla Lettera di
Einstein a Freud Gaputh (Potsdam), 30 luglio 1932: «...La sete di potere
della classe dominante è in ogni Stato contraria a qualsiasi limitazione della
sovranità nazionale. Questo smodato desiderio di potere politico si accorda con
le mire di chi cerca solo vantaggi mercenari, economici. Penso soprattutto al
piccolo ma deciso gruppo di coloro che, attivi in ogni Stato e incuranti di ogni
considerazione e restrizione sociale, vedono nella guerra, cioè nella
fabbricazione e vendita di armi, soltanto un occasione per promuovere i loro
interessi personali e ampliare la loro personale autorità. .... la minoranza di
quelli che di volta in volta sono al potere ha in mano prima di tutto la scuola
e la stampa, e perlopiù anche le organizzazioni religiose. Ciò le consente di
organizzare e sviare i sentimenti delle masse rendendoli strumenti della propria
politica». Ma lo sapeva e lo dichiarò perfino Hermann Goering,
durante il processo di Norimberga (ottobre 1946): «Naturalmente la gente comune
non vuole la guerra: né in Russia, né in Inghilterra, né in Germania ma che
abbia voce o no, il popolo può essere sempre portato al volere dei capi. È
facile. Tutto quello che dovete fare è dir loro che sono attaccati, e
denunciare i pacifisti per mancanza di patriottismo, in quanto espongono il
paese al pericolo. Funziona allo stesso modo in tutti i paesi».