E venne il giorno di Charles Darwin


Sono partite a Napoli le iniziative per ricordare il naturalista inglese e in difesa della teoria sulla origine della specie
La scienza in azione Da Roma a Venezia, da Ferrara a Milano un mese di incontri, convegni e performance teatrali contro il fondamentalismo che vuole cancellare Darwin in nome di un «disegno intelligente»

 

La teoria evoluzionista esposta da Charles Darwin nel 1859 in Italia è approdata a Napoli. E qui ha messo la sua radice più profonda e duratura. Infatti nel capoluogo campano si trova il più antico centro edificato per applicare l'evoluzionismo alla ricerca sulla vita. Con questa premessa si è dato inizio questa settimana ai Darwin Day in Italia, una serie di incontri distribuiti su tutta la penisola per celebrare il compleanno di Darwin e della sua teoria sulla origine della specie. Organizzati dalla «Unione Atei e Agnostici» o dalla Associazione dei docenti di materie scientifiche o di storia naturale, sono incontri accomunati dalla volontà di approfondire e rilanciare l'elaborazione darwiniana, proprio quando è stigmatizzata se non «criminalizzata» da una pervicace campagna fondamentalista (Per maggiori informazioni, vedere i siti internet: darwinday.anisn.it o www.uaar.it/uaar.it/darwin_day/2006/). Non è però un caso che le celebrazioni di Darwin siano iniziate a Napoli, anche se il naturalista inglese a Napoli non ci è mai stato. «Darwin è giunto in Italia con Anton Dohrn, e con il suo progetto di una centro per le osservazioni sulla fauna marina», così ha introdotto la giornata di seminari napoletani Giorgio Bernardi, presidente della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, il centro di ricerca costruito proprio dallo zoologo di origine polacca a costruire nella seconda metà del 1800.

La teoria sull'origine delle specie basata sulla selezione naturale proposta da Darwin 150 anni fa è il fondamento della biologia moderna. Da allora la teoria si è modificata, ma nel mondo scientifico il suo nocciolo non è certo in discussione. Ma celebrare lo scienziato inglese «è importante per mille motivi - ha sostenuto Giorgio Bertorelle, docente di genetica alla Università di Ferrara - tra cui ricordare una figura fondamentale per comprendere il mondo vivente e divulgare il pensiero evoluzionistico, soprattutto in momenti in cui tendono a diffondersi idee oscurantiste o religiose che affrontano temi scientifici con un approccio antiscentifico».

L'applicazione dell'evoluzionismo darwiniano può essere inoltre molto utile per la medicina e la sanità pubblica. Per esempio «la virulenza degli agenti che causano le malattie infettive è regolata da processi evolutivi», ha affermato Gilberto Corbellini, docente di storia della medicina alla Università degli Studi di Roma La Sapienza. Corbellini ha infatti spiegato come i microorganismi sviluppano la resistenza ai farmaci attraverso meccanismi evolutivi. Cioè per selezione naturale. I processi di variazione genetica fanno infatti emergere delle forme che non sono sensibili al farmaco utilizzato, ma che anzi si sono adattate al farmaco e quindi possono mantenere l'infezione. Lo si è visto con tutti gli antibiotici, ma anche con i farmaci antivirali, per esempio quelli contro il virus dell'Aids o contro i virus dell'influenza.

Ma l'evoluzionismo è fondamentale anche in ecologia, per proteggere le specie animali e vegetali. Studi di genetica evolutiva hanno mostrato ad esempio che il ghepardo possiede una scarsa diversità genetica forse dovuta ad un rapido declino della popolazione avvenuta già migliaia di anni fa. Questo significa che il felino ha un limitato successo nella riproduzione, fatto che lo rende particolarmente vulnerabile.

Ma allora a chi stanno scomodi Darwin e la teoria evoluzionista? Vittorio Sgaramella, biologo molecolare al Parco Tecnologico Padano non ha mezzi termini: «Darwin non piace a coloro che temono il pensiero libero, critico ed indipendente».

E' stata forse questa la causa della eliminazione del darwinismo dai programmi di insegnamento delle scuole italiane nel 2004. Sgaramella era parte della commissione Darwin istituita dal Ministro Moratti a seguito delle proteste del mondo accademico. Lo scopo era di «riportare il nome di Darwin» senza troppi clamori nelle aule scolastiche, come ha raccontato il biologo in una affollata aula a Napoli.

Secondo Sgaramella alla base di tutto c'è l'eterno conflitto tra scienza e politica ed una diffusa «ostilità verso la scienza» che è di casa nel governo. Sulla scienza, ha continuato Sgaramella, si applica il principio: «se non la conosci, mortificala».

Ecco che allora che i gruppi neo-creazionisti o i promotori del disegno intelligente (intelligent design) hanno sferrato l'attacco all'evoluzionismo. Lo hanno fatto «sfruttando alcune controversie ancora in discussione all'interno della comunità scientifica», usandole per attaccare l'intero sistema evolutivo, spiega Telmo Pievani, docente di filosofia della scienza alla Università della Bicocca di Milano. Oppure negando «l'evidenza scientifica».

Sotto l'insegna del cavalluccio marino, simbolo della Stazione Zoologica di Napoli ha chiuso gli incontri Luigi Luca Cavalli Sforza, una autorità nel campo della genetica umana. Sforza ha ricordato che si riescono a descrivere con processi evolutivi anche la distribuzione e la storia dei linguaggi umani che sono influenzate dalla evoluzione del patrimonio genetico delle varie popolazioni mondiali.

JACOPO PASOTTI   il manifesto 9/2/2006