E
il vescovo censura il libro sull’Inquisizione
La Curia di
Nocera Inferiore: quel saggio deve andare al macero
Nel volume sono
riprodotti documenti su avvenimenti accaduti fra Sei e Settecento "Potrebbero
scandalizzare il lettore", replica il prelato
Al lettore normale, smarrito davanti all´abbondanza dei libri e in cerca di
recensioni che lo aiutino a scegliere, diciamo subito che il libro di cui si
parlerà qui non lo troverà in libreria né ora né - forse - mai. Ma il libro
esiste, anche se forse non lo potremo leggere. Ne parliamo perché la sua vicenda
riporta tra lettori annoiati da storie di censure più o meno inventate per
ragioni di bottega il fantasma di una censura antica, che ha operato a lungo nel
passato remoto e che credevamo scomparsa.
Si tratta di un libro di storia che racconta vicende accadute in un luogo
d´Italia in un passato remoto, tra ´600 e ´700. Vi si incontrano persone e fatti
di vita quotidiana, passati attraverso il filtro di carte processuali. C´è la
storia di un uomo che aveva l´abitudine di bestemmiare la Trinità, la Madonna e
san Michele Arcangelo, si rifiutava di andare in chiesa, non ascoltava le
prediche; e c´è quella di un francescano che giocava a carte e quando perdeva
prendeva a calci il crocifisso appeso nella sua cella; o quella di una ragazza
che raccontò "con molto rossore" al vescovo e ai consultori dell´Inquisizione
come si fosse trovata a confessarsi da preti che tentavano in molti modi di
rubarle baci e di fare l´amore con lei.
Inquisizione: ecco la parola. Una istituzione ecclesiastica già molto temuta,
che esplorava comportamenti e idee delle persone e i cui documenti sono stati
ricercati e studiati dagli storici. Per molto tempo la ricerca storica ha dovuto
scontrarsi col segreto imposto dagli archivi delle curie vescovili e
dall´archivio del Sant´Uffizio romano, istituzione che da papa Paolo VI
ricevette la nuova denominazione di Congregazione per la Dottrina della Fede.
Una svolta fondamentale si ebbe quando papa Giovanni Paolo II, preparando il
giubileo del 2000 sotto il segno di una solenne "purificazione della memoria",
volle l´apertura alla consultazione dell´archivio centrale dell´Inquisizione
Romana. L´annuncio fu dato dall´allora cardinal Joseph Ratzinger il 22 gennaio
1998 nella sede dell´Accademia Nazionale dei Lincei. Ratzinger disse fra l´altro:
«Sono sicuro che aprendo i nostri archivi si risponderà non solo alle legittime
aspirazioni degli studiosi, ma anche alla ferma intenzione della Chiesa di
servire l´uomo aiutandolo a capire se stesso leggendo senza pregiudizi la
propria storia».
Da allora circola in questo settore di studi un nuovo fervore di interessi e di
ricerche e un clima di collaborazione tra studiosi e archivisti ecclesiastici.
Un´intesa tra lo Stato italiano e la Conferenza episcopale, del 2000, ha fissato
una serie di punti sulla tutela e sull´apertura alla consultazione degli archivi
di interesse storico appartenenti a istituzioni ed enti ecclesiastici che
dovrebbe garantire sviluppi positivi alle indagini degli storici. Per quanto
riguarda in particolare i fondi documentari relativi alla storia
dell´Inquisizione, il loro censimento sul piano nazionale è in atto per opera di
studiosi di grande e riconosciuta serietà scientifica. La ragione dell´interesse
che oggi guida la maggior parte degli storici risiede non più in una volontà di
polemica anticlericale ma nella ricerca di una storia più ricca e più viva.
Dall´esplorazione di queste carte emergono migliaia e migliaia di volti umani,
di pratiche, idee e sentimenti che attraverso il filtro del tribunale
ecclesiastico dell´Inquisizione si sono calate in documenti scritti e si offrono
oggi al lettore come un deposito di uno speciale tipo di archeologia: quella dei
pensieri, delle pratiche, dell´economia morale di un popolo intero.
La ragione è semplice: quel tribunale, la cui segretezza ha alimentato un tempo
fosche fantasie di sadica violenza, era un luogo che faceva parte della vita
quotidiana anche dei piccoli centri. Lì era obbligatorio recarsi per denunziare
la bestemmia del vicino, per riferire con vergogna e rossore la violenza subìta
dal prete in confessione. Di tutto questo serbano memoria le carte degli archivi
ecclesiastici. Su questa faccia nascosta della storia d´Italia, sulla folla di
storie di vita che si sono sedimentate in quelle carte, da tempo stanno
lavorando gli storici al solo scopo di capire, di restaurare una memoria meno
lacunosa degli atti e dei sentimenti che hanno reso il nostro paese quello che
è.
Ma ecco che in una cittadina italiana la cortina del segreto e la durezza delle
intimazioni ecclesiastiche si sono levate di nuovo. Un libro scritto da una
studiosa, Gaetana Mazza, su documenti dell´inquisizione conservati nell´archivio
diocesano di Sarno, Curia diocesana di Nocera Inferiore, ha scatenato la furia
di una entità che sembrerebbe un fantasma da operetta se non fosse reale: la
censura ecclesiastica. All´autrice, che aveva inviato copia al vescovo della
diocesi prima di mettere in distribuzione l´opera già stampata, è stato intimato
di mandare al macero l´intero secondo volume dell´opera che riproduceva
documenti d´archivio (definiti «testi di dubbia delicatezza, che potrebbero
scandalizzare non poco il lettore») e di sottoporre il primo volume all´esame di
una commissione ad hoc al fine di emendarlo secondo quello che le sarebbe stato
imposto.
L´intimazione riporta in vita l´antico linguaggio e le abitudini della censura
ecclesiastica - quella, per intenderci, dei tempi di Galileo. Ci sarebbe da
credere a uno scherzo, se non fosse che quella intimazione è fatta a termini di
norme concordatarie e sulla base della condizione degli archivi ecclesiastici
che sono da considerarsi non pubblici anche se godono di finanziamenti statali.
In quella intimazione si legge il senso di vergogna di una istituzione per i
comportamenti del clero del passato e per una realtà antica di uso dei suoi
poteri da cui non riesce a concepire la liberazione se non nella forma della
cancellazione o segretazione dei documenti, insomma di un bavaglio agli storici.
Vedremo presto se questo episodio è - come si potrebbe temere - un segno di
ritorno all´antico o se è solo il riflesso condizionato di una cultura che non
si è aggiornata alle intenzioni delle autorità centrali della Chiesa e alle
parole solenni dell´allora cardinal Ratzinger. Basterà vedere se il libro
contestato arriverà o meno in libreria.
Adriano Prosperi Repubblica 11.6.08