Due questioni sul mondo dei cattolici
Mi è facile essere d'accordo con l'impianto di fondo
dell'articolo di Rossana Rossanda (La chiesa al suo posto del 17/3), che è un
po' di ragionamento e un po' di sfogo, sull'assillante interventismo della
Chiesa cattolica in Italia su questioni politiche e istituzionali e sulle
accondiscendenze di troppi politici remissivi e clericali. Lo dico da cattolico
praticante e anche da coordinatore del movimento Noi Siamo Chiesa che si propone
la riforma della Chiesa cattolica e che delle battaglie anticoncordatarie e per
la laicità ha fatto uno dei capisaldi della sua iniziativa.
Però approfitto dell'occasione per porre due questioni che possono servire per
una riflessione di più lungo periodo, che anche il manifesto scarsamente
affronta e che sono in qualche modo connesse con quanto Rossanda ha scritto. 1)
Del cosiddetto ritorno del sacro bisogna parlare e per la verità sarebbe meglio
usare un'altra terminologia. La parola «sacro» può evocare culture o pratiche
manipolatrici della donna e dell'uomo e della sua libertà. Io preferirei usare
altre espressioni tipo «ripresa delle domande di senso» cioè dei grandi
interrogativi sul perché dell'esistenza della singola persona, anche nel suo
rapporto con il prossimo e con la natura. Sono questioni antiche quanto
l'umanità ma in certi periodi diventano più urgenti e più diffuse. Questo mi
sembra uno di questi momenti, dopo la caduta o l'indebolimento delle forti
ideologie del secolo scorso e, tra queste, anche del paradigma marxiano, che
spesso è stato ed è assunto in modo totalizzante. La ripresa della domanda di
senso non dovrebbe essere snobbata. Può essere una ricerca non neutra - dobbiamo
esserne consapevoli - per le sue ricadute per quanto riguarda le riflessioni
sulla società e sulla politica dell'area culturale della sinistra di
alternativa. Mi piacerebbe che, in questa area, se ne parlasse per praticare una
laicità «laica», aperta a tutto campo, che lasciasse alle proprie spalle antiche
diffidenze rispetto alle dimensioni spirituali dell'esistenza. Il manifesto, che
affronta tematiche che vanno ben al di là delle vicende quotidiane, potrebbe
impegnarsi in questa ricerca, nel dibattito e nel riconoscere i problemi. Perché
non ci si interroga qualche volta sul perché della «tenuta» della Chiesa, pur
tra le tante sue difficoltà e nonostante le sue infedeltà o, diciamo pure, i
suoi tradimenti rispetto all'Evangelo? Perché emergono altre risposte religiose
che aggregano e mobilitano? Non sta forse nella risposta, per quanto parziale o
insufficiente essa sia o possa sembrare, che le religioni sanno dare alle
perenni domande di «senso»? Questa risposta altri soggetti culturali o politici
non possono o non sanno darla. Avere la consapevolezza di tutto ciò sarebbe
importante.
2) La seconda questione dovrebbe essere, almeno in teoria, già patrimonio della
cultura de il manifesto: l'essere cioè il mondo cattolico molto diversificato al
proprio interno e, soprattutto, ancora ricco di posizioni alternative e
socialmente importanti. Sono realtà che poco appaiono, che sono ora a disagio
con la politica in generale (e con quella dei palazzi vaticani in particolare),
che si esprimono poco, che non riescono a farsi conoscere e che soffrono di
questa polarizzazione della politica e dei media, in cui tutto è giocato sui
ruoli istituzionali e sull'immagine. La linea del vecchio Pci che identificava
tutto il mondo cattolico con la gerarchia ecclesiastica potrà andare bene, oltre
che alla destra, a Veltroni, a Rutelli e dintorni, ma non a noi che soffriamo
per lo schermo pesante (fatto di campagne di stampa, di veti a progetti di
legge, di difesa di interessi materiali, di prolusioni del Presidente della
Conferenza episcopale e via dicendo) che nasconde spesso il messaggio
dell'Evangelo di Gesù di Nazareth agli occhi di chi cerca parole di carità, di
verità e di giustizia.
Cerchiamo di fare inchiesta, di leggere i percorsi sotterranei, le dinamiche
interne, le contraddizioni, la nuova ricerca biblica , i consensi traversali su
interventi nel sociale e gli elementi di rottura che esistono nel corpo del
mondo cattolico. Mi rendo conto che non è facile soprattutto in questo periodo,
ma occuparsi di cose non facili fa parte del dna de il manifesto. Non propongo
un passo indietro nel battersi per la laicità ma un di più di analisi e di
comprensione dei fenomeni e dei problemi che stanno a monte.
Vittorio Bellavite Il manifesto 2/4/08