IL DOVERE DI ESSERE ANTICLERICALI



La sconfitta nei referendum dovrebbe indurre noi laici (non parlo dei radicali, che sono ormai irredimibili) a fare finalmente un’analisi molto seria e disincantata di ciò che è diventato il nostro paese negli ultimi quindici anni dopo Tangentopoli e la fioritura del berlusconismo non solo come sistema politico, ma soprattutto come ethos (si fa per dire) collettivo. Non dovrà però trattarsi delle solite deprecazioni, ma di un esame di coscienza spietato dei nostri errori e delle nostre manchevolezze, a cominciare da come i governi (anche quelli di sinistra) hanno ridotto la scuola pubblica. Se la Destra ama chiamarsi, in omaggio alla sua ideologia privatistica, Casa delle libertà, la Sinistra dovrebbe avere il coraggio di chiamarsi Stato delle libertà e di pensare finalmente a quella educazione civica che è oggi del tutto assente nella scuola pubblica, con i bei risultati che abbiamo avuto modo di constatare. Perché non si contrasta il nuovo appeal della Chiesa cattolica su milioni di italiani (non di sola astuzia si tratta), se non si contrappongono i valori di una comune razionalità civile alle suggestioni emotive e apocalittiche del nuovo clericalismo. Lasciamo pure che le vestali del privatismo (molto querule e poco vergini) si strappino le vesti e gridino allo Stato etico, mentre esse si adoperano attivamente a regalarci lo Stato confessionale; una democrazia senza morale civica è destinata, prima o poi, all’autodissoluzione per lasciare il posto alla pseudodemocrazia delle chiese, delle corporazioni e delle tecnocrazie. Non vergogniamoci, noi difensori dello Stato laico, di avere una morale pubblica che è l’unica garanzia anche delle nostre libertà private.

In quanto alla Chiesa cattolica italiana, noi le riconosciamo ogni libertà, compresa naturalmente quella di esprimersi sulle grandi questioni di etica pubblica e di agire di conseguenza. A un patto, però; che la Chiesa cessi di fare la mantenuta dello Stato, perché fra i vantaggi di cui godono le mantenute non ci può essere quello di una piena libertà. La libertà vera si paga di tasca propria, non può essere alimentata dai soldi degli altri. Il regime concordatario e altri privilegi che si sono aggiunti in spregio alla Costituzione fanno sì che la Chiesa sia al tempo stesso Stato e partito. Il cardinal Ruini, ad esempio, è vicario del vicario di Cristo, membro sostanziale ed influente dell’attuale governo e segretario di un partito che va da Berlusconi a Rutelli passando per Follini. Davvero troppa grazia, anche per un uomo di chiesa. Se gli italiani stanno tornando in massa al cattolicesimo, che paura c’è a rinunciare all’otto per mille e al ruolo dello Stato come esattore delle imposte vaticanesche? Se i cattolici hanno la “marcia in più” di cui parlano certi laici, imparino a correre con le proprie gambe e non chiedano le stampelle delle istituzioni civili.

In realtà, non si tratta di combattere i cattolici e la loro fede (ci sono, fortunatamente, anche molti cattolici rigorosamente laici), ma i clericali sì, quelli vanno combattuti a viso aperto, senza lasciarsi spaventare dall’accusa di anticlericalismo ottocentesco. Il nostro appartiene tutto al ventunesimo secolo, quando ormai la Chiesa cattolica somiglia ben poco a quella non diciamo di Pio IX, ma di Paolo VI, perché è diventata una agguerrita lobby politico-ideologico-finanziaria, che agisce con la logica spregiudicata di tutte le lobby di questo mondo. È un suo diritto, ma non pretenda di farsi Stato e di imporre le sue regole alla generalità dei cittadini, si accontenti di salvaguardare le sue libertà. Purtroppo questa lobby è oggi maggioritaria nel Parlamento italiano, e molto probabilmente lo resterà anche in caso di vittoria del centrosinistra alle elezioni del 2006. La speranza di poter modificare, per via parlamentare, leggi confessionali come la 40 è molto flebile, quasi inesistente, per non parlare dell’approvazione di altre leggi che dovrebbero allargare l’ambito dei diritti civili. È nato un nuovo clericalismo, più sottile e pervasivo dell’antico, che prospera sull’apatia morale di troppi laici. Il nuovo anticlericalismo non può nascere dal semplice risentimento, deve trasformarsi in lotta per l’egemonia culturale e civile: spogliato della sua ideologia totalitaria, anche il vecchio Gramsci aveva ragione.



 

di Paolo Bonetti    (Dal numero 114 di Critica liberale)   sito: www.italialaica.it