Il doppio affondo
Il papa non si è tirato indietro alla Sapienza ma ha
seguito i suggerimenti delle autorità italiane. La sua non è stata una scelta
libera ma un gesto «magnanimo» per non alimentare tensioni. Lo ha detto ieri il
cardinal Bagnasco, che, forte dei 200.000 di San Pietro, rilancia la polemica e
in continuità con Ratzinger sceglie il tono duro contro il «settarismo
illiberale» che ha imposto la sua «chiassosa volontà».
L'attacco contro il governo è durissimo e riprende i temi recenti al centro
dello scontro tra stato laico e chiesa, non ultimo quello sulla legge 194 che,
secondo il presidente della Cei, va rivista. Il tema dell'aborto era
probabilmente iscritto nel discorso annunciato del papa sulla moratoria della
pena di morte e poi modificato. L'intervento mancato di Ratzinger e pubblicato
dalla stampa non era certo quello previsto, anche se nessuno o quasi lo ha
ricordato. Se ne è fatto carico Bagnasco, che ieri nella sua prolusione per
l'apertura del Consiglio episcopale ha portato a termine la missione del papa,
confermando il carattere politico del suo discorso per l'apertura dell'anno
accademico.
Non un intervento di conciliazione e dialogo tra fede e ragione, ma ancora una
volta la sfiducia nei contenuti etici non solo della scienza, ma della politica
fuori dalla Chiesa cattolica. Questo il senso della visita di Ratzinger dalla
cattedra della Sapienza, al quale il Vaticano non poteva rinunciare, e che
adesso si palesa come una mazzata finale a una maggioranza disintegrata e come
un'indicazione di voto per le prossime elezioni.
Questo governo, dice Bagnasco, è responsabile del declino e della paura di
un'Italia «a pezzi», e che troverà la sua speranza solo nell'enciclica papale «Spe
salvi». La speranza è riposta, sostiene il cardinale, nella libertà di coscienza
dei deputati cattolici, che devono opporsi a «leggi inique», il che richiede una
scelta trasversale rispetto agli schieramenti. La «politica buona» è dunque
affidata al voto «insindacabile» di coscienza. Buon centro.
Il cardinale delinea un vero programma di governo e spazia dalle unioni civili,
alle quali si oppone in tutte le forme, al divorzio breve, veleno per la
famiglia «fondata sul matrimonio tra uomo e donna», per poi passare alla
Finanziaria, agli stipendi bassi e alle pensioni. Bagnasco fa riferimento a
testimonianze raccolte dalla santa sede, per cui nell'ultimo anno «si sono
aggravate le condizioni economiche di molte famiglie» a cui il governo avrebbe
dato dato risposte deboli e parziali.
Un intervento a gamba tesa quello del cardinale, poco prima dell'apertura della
crisi da parte dell'Udeur di Mastella, che fin dall'inizio ha voluto legare le
sue vicende giudiziarie alla devozione per il Vaticano. L'applauso incassato
alla camera, commossa dalle sue lacrime, suona adesso come la famosa risata che
«vi seppellirà». Si ritorce contro la maggioranza - contro tutta la classe
politica - la solidarietà calorosa offerta al ministro della giustizia indagato
dalla magistratura e al governatore siciliano, che ha brindato, non da solo, ai
suoi cinque anni di condanna per collusione con la mafia.
Ha buon gioco Bagnasco con il suo anatema contro il «vuoto di valori» della
politica, della morale laica, di fronte allo spettacolo di un paese che vede la
fiducia nelle istituzioni crollare clamorosamente. L'Eurispes in un sondaggio
reso noto ieri rivela dati impressionanti, non solo riguardo al governo, sceso
al 25% dei consensi, ma a tutte le istituzioni, scuola e magistratura comprese.
Tra i dati, ce n'è uno che il cardinal Bagnasco ha trascurato di menzionare
nell'apocalittico quadro del declino italiano. La Chiesa, che perde dieci punti
rispetto all'anno scorso e scende al 49,7%. Non basterà l'enciclica vaticana a
ridarci la speranza.
Mariuccia Ciotta Il manifesto 22/01/2008