Don Farinella scrive al cardinal Bagnasco
"Io e molti credenti crediamo che così avete perduto autorità. Molti si allontanano dalla Chiesa per la vostra morale elastica
. "

Questa lettera, scritta da don Paolo Farinella, prete e biblista della diocesi di Genova al suo
vescovo e cardinale Angelo Bagnasco, è stata inviata qualche settimana fa e circola da giorni su
internet. Riguarda la vicenda Berlusconi, vista con gli occhi di un sacerdote. Alla luce degli ultimi
fatti e della presa di posizione di Famiglia Cristiana che ha chiesto alla Chiesa di parlare, i suoi
contenuti diventano attualissimi.


Egregio sig. Cardinale,
viviamo nella stessa città e apparteniamo alla stessa Chiesa: lei vescovo, io prete. Lei è anche
capo dei vescovi italiani, dividendosi al 50% tra Genova e Roma. A Genova si dice che lei è poco
presente alla vita della diocesi e probabilmente a Roma diranno lo stesso in senso inverso. E' il
destino dei commessi viaggiatori e dei cardinali a percentuale. Con questo documento pubblico, mi
rivolgo al 50% del cardinale che fa il Presidente della Cei, ma anche al 50% del cardinale che fa il
vescovo di Genova perché le scelte del primo interessano per caduta diretta il popolo della sua
città.
Ho letto la sua prolusione alla 59a assemblea generale della Cei (24-29 maggio 2009) e anche la
sua conferenza stampa del 29 maggio 2009. Mi ha colpito la delicatezza, quasi il fastidio con cui
ha trattato - o meglio non ha trattato - la questione morale (o immorale?) che investe il nostro
Paese a causa dei comportamenti del presidente del consiglio, ormai dimostrati in modo
inequivocabile: frequentazione abituale di minorenni, spergiuro sui figli, uso della falsità come
strumento di governo, pianificazione della bugia sui mass media sotto controllo, calunnia come
lotta politica.
Lei e il segretario della Cei avete stemperato le parole fino a diluirle in brodino bevibile anche dalle
novizie di un convento.
Eppure le accuse sono gravi e le fonti certe: la moglie accusa
pubblicamente il marito presidente del consiglio di "frequentare minorenni", dichiara che deve
essere trattato "come un malato", lo descrive come il "drago al quale vanno offerte vergini in
sacrificio". Le interviste pubblicate da un solo (sic!) quotidiano italiano nel deserto dell'omertà di
tutti gli altri e da quasi tutta la stampa estera, hanno confermato, oltre ogni dubbio, che il
presidente del consiglio ha mentito spudoratamente alla Nazione e continua a mentire sui suoi
processi giudiziari, sull'inazione del suo governo. Una sentenza di tribunale di 1° grado ha
certificato che egli è corruttore di testimoni chiamati in giudizio e usa la bugia come strumento
ordinario di vita e di governo. Eppure si fa vanto della morale cattolica: Dio, Patria, Famiglia. In una
tv compiacente ha trasformato in suo privato in un affaire pubblico per utilizzarlo a scopi elettorali,
senza alcun ritegno etico e istituzionale.

Lei, sig. Cardinale, presenta il magistero dei vescovi (e del papa) come garante della Morale,
centrata sulla persona e sui valori della famiglia, eppure né lei né i vescovi avete detto una parola
inequivocabile su un uomo, capo del governo, che ha portato il nostro popolo al livello più basso
del degrado morale, valorizzando gli istinti di seduzione, di forza/furbizia e di egoismo individuale
.
I vescovi assistono allo sfacelo morale del Paese ciechi e muti, afoni, sepolti in una cortina di
incenso che impedisce loro di vedere la "verità" che è la nuda "realtà". Il vostro atteggiamento è
recidivo perché avete usato lo stesso innocuo linguaggio con i respingimenti degli immigrati in
violazione di tutti i dettami del diritto e dell'Etica e della Dottrina sociale della Chiesa cattolica, con
cui il governo è solito fare i gargarismi a vostro compiacimento e per vostra presa in giro. Avete
fatto il diavolo a quattro contro le convivenze (Dico) e le tutele annesse, avete fatto fallire un
referendum in nome dei supremi "principi non negoziabili" e ora non avete altro da dire se non che
le vostre paroline sono "per tutti", cioè per nessuno.
Il popolo credente e diversamente credente si divide in due categorie: i disorientati e i rassegnati. I
primi non capiscono perché non avete lesinato bacchettate all'integerrimo e cattolico praticante,
Prof. Romano Prodi, mentre assolvete ogni immoralità di Berlusconi.
Non date forse un'assoluzione previa, quando vi sforzate di precisare che in campo etico voi
"parlate per tutti"? Questa espressione vuota vi permette di non nominare individualmente alcuno
e di salvare la capra della morale generica (cioè l'immoralità) e i cavoli degli interessi cospicui in
cui siete coinvolti: nella stessa intervista lei ha avanzato la richiesta di maggiori finanziamenti per
le scuole private, ponendo da sé in relazione i due fatti. E' forse un avvertimento che se non
arrivano i finanziamenti, voi siete già pronti a scaricare il governo e l'attuale maggioranza che sta
in piedi in forza del voto dei cattolici atei?
Molti cominciano a lasciare la Chiesa e a devolvere
l'8xmille ad altre confessioni religiose: lei sicuramente sa che le offerte alla Chiesa cattolica
continuano a diminuire
; deve, però, sapere che è una conseguenza diretta dell'inesistente
magistero della Cei che ha mutato la profezia in diplomazia e la verità in servilismo.
I cattolici rassegnati stanno ancora peggio perché concludono che se i vescovi non condannano
Berlusconi e il berlusconismo, significa che non è grave e passano sopra a stili di vita sessuale
con harem incorporato, metodo di governo fondato sulla falsità, sulla bugia e sull'odio
dell'avversario pur di vincere a tutti i costi. I cattolici lo votano e le donne cattoliche stravedono per
un modello di corruttela, le cui tv e giornali senza scrupoli deformano moralmente il nostro popolo
con "modelli televisivi" ignobili, rissosi e immorali.

Agli occhi della nostra gente voi, vescovi taciturni, siete corresponsabili e complici, sia che tacciate
sia che, ancora più grave, tentiate di sminuire la portata delle responsabilità personali.
Il popolo ha
codificato questo reato con il detto: è tanto ladro chi ruba quanto chi para il sacco. Perché parate il
sacco a Berlusconi e alla sua sconcia maggioranza? Perché non alzate la voce per dire che il
nostro popolo è un popolo drogato dalla tv, al 50% di proprietà personale e per l'altro 50% sotto
l'influenza diretta del presidente del consiglio? Perché non dite una parola sul conflitto d'interessi
che sta schiacciando la legalità e i fondamentali etici del nostro Paese? Perché continuate a
fornicare con un uomo immorale che predica i valori cattolici della famiglia e poi divorzia, si
risposa, divorzia ancora e si circonda di minorenni per sollazzare la sua senile svirilità? Perché
non dite che con uomini simili non avete nulla da spartire come credenti, come pastori e come
garanti della morale cattolica? Perché non lo avete sconfessato quando ha respinto gli immigrati,
consegnandoli a morte certa?

Non è lo stesso uomo che ha fatto un decreto per salvare ad ogni costo la vita vegetale di Eluana
Englaro? Non siete voi gli stessi che difendete la vita "dal suo sorgere fino al suo concludersi
naturale"? La vita dei neri vale meno di quella di una bianca? Fino a questo punto siete stati
contaminati dall'eresia della Lega e del berlusconismo? Perché non dite che i cattolici che lo
sostengono in qualsiasi modo, sono corresponsabili e complici dei suoi delitti che anche l'etica
naturale condanna?
Come sono lontani i tempi di Sant'Ambrogio che nel 390 impedì a Teodosio di
entrare nel duomo di Milano perché "anche l'imperatore é nella Chiesa, non al disopra della
Chiesa". Voi onorate un vitello d'oro.

Io e, mi creda, molti altri credenti pensiamo che lei e i vescovi avete perduto la vostra autorità e
avete rinnegato il vostro magistero perché agite per interesse e non per verità. Per opportunismo,
non per vangelo.
Un governo dissipatore e una maggioranza, schiavi di un padrone che dispone di
ingenti capitali provenienti da "mammona iniquitatis", si è reso disposto a saldarvi qualsiasi
richiesta economica in base al principio che ogni uomo e istituzione hanno il loro prezzo. La
promessa prevede il vostro silenzio che - è il caso di dirlo - è un silenzio d'oro? Quando il vostro
silenzio non regge l'evidenza dell'ignominia dei fatti, voi, da esperti, pesate le parole e parlate a
suocera perché nuora intenda, ma senza disturbarla troppo: "troncare, sopire ... sopire, troncare".
Sig. Cardinale, ricorda il conte zio dei Promessi Sposi? "Veda vostra paternità; son cose, come io
le dicevo, da finirsi tra di noi, da seppellirsi qui, cose che a rimestarle troppo ... si fa peggio. Lei sa
cosa segue: quest'urti, queste picche, principiano talvolta da una bagattella, e vanno avanti, vanno
avanti... A voler trovarne il fondo, o non se ne viene a capo, o vengon fuori cent'altri imbrogli.
Sopire, troncare, padre molto reverendo: troncare, sopire" (A. Manzoni, Promessi Sposi, cap. IX).
Dobbiamo pensare che le accuse di pedofilia al presidente del consiglio e le bugie provate al
Paese siano una "bagatella" per il cui perdono bastano "cinque Pater, Ave e Gloria"? La situazione
è stata descritta in modo feroce e offensivo per voi dall'ex presidente della Repubblica, Francesco
Cossiga, che voi non avete smentito: "Alla Chiesa molto importa dei comportamenti privati. Ma tra
un devoto monogamo [leggi: Prodi] che contesta certe sue direttive e uno sciupa femmine che
invece dà una mano concreta, la Chiesa dice bravo allo sciupa femmine. Ecclesia casta et
meretrix"
(La Stampa, 8-5-2009).
Mi permetta di richiamare alla sua memoria, un passo di un Padre della Chiesa, l'integerrimo
sant'Ilario di Poitier, che già nel sec. IV metteva in guardia dalle lusinghe e dai regali
dell'imperatore Costanzo, il Berlusconi cesarista di turno: "Noi non abbiamo più un imperatore
anticristiano che ci perseguita, ma dobbiamo lottare contro un persecutore ancora più insidioso, un
nemico che lusinga; non ci flagella la schiena ma ci accarezza il ventre; non ci confisca i beni
(dandoci così la vita), ma ci arricchisce per darci la morte; non ci spinge verso la libertà mettendoci
in carcere, ma verso la schiavitù invitandoci e onorandoci nel palazzo; non ci colpisce il corpo, ma
prende possesso del cuore; non ci taglia la testa con la spada, ma ci uccide l'anima con il
denaro" (Ilario di Poitiers, Contro l'imperatore Costanzo 5).

Egregio sig. Cardinale, in nome di quel Dio che lei dice di rappresentare, ci dia un saggio di
profezia, un sussurro di vangelo, un lampo estivo di coerenza di fede e di credibilità. Se non può
farlo il 50% di pertinenza del presidente della Cei "per interessi superiori", lo faccia almeno il 50%
di competenza del vescovo di una città dove tanta, tantissima gente si sta allontanando dalla vita
della Chiesa a motivo della morale elastica dei vescovi italiani, basata sul principio di
opportunismo che è la negazione della verità e del tessuto connettivo della convivenza civile.
Lei ha parlato di "emergenza educativa" che è anche il tema proposto per il prossimo decennio e si
è lamentato dei "modelli negativi della tv". Suppongo che lei sappia che le tv non nascono sotto
l'arco di Tito, ma hanno un proprietario che è capo del governo e nella duplice veste condiziona
programmi, pubblicità, economia, modelli e stili di vita, etica e comportamenti dei giovani ai quali
non sa offrire altro che la prospettiva del "velinismo" o in subordine di parlamentare alle dirette
dipendenze del capo che elargisce posti al parlamento come premi di fedeltà a chi si dimostra più
servizievole, specialmente se donne. Dicono le cronache che il sultano abbia gongolato di fronte
alla sua reazione perché temeva peggio e, se lo dice lui che è un esperto, possiamo credergli. Ora
con la benedizione del vostro solletico, può continuare nella sua lasciva intraprendenza e nella
tratta delle minorenni da immolare sull'altare del tempio del suo narcisismo paranoico, a beneficio
del paese di Berlusconistan, come la stampa inglese ha definito l'Italia.
Egregio sig. Cardinale, possiamo sperare ancora che i vescovi esercitino il servizio della loro
autorità con autorevolezza, senza alchimie a copertura dei ricchi potenti e a danno della
limpidezza delle verità come insegna Giovanni Battista che all'Erode di turno grida senza paura
per la sua stessa vita: "Non licet"? Al Precursore la sua parola di condanna costò la vita, mentre a
voi il vostro "tacere" porta fortuna.

In attesa di un suo riscontro porgo distinti saluti.


Paolo Farinella, prete       31 maggio 2009  

In  La Repubblica 24 giugno  2009