Don Farinella: Rosarno, la collera dei poveri

Credevamo che il 2009 fosse stato l’anno della feccia. Ingenui! Dovevamo ancora cominciare. Il
2010 inizia con la realizzazione della profezia di Paolo VI nel 1967, in un documento ufficiale come
l’enciclica Populorum Progressio:

«Ostinandosi nella loro avarizia, non potranno che suscitare il giudizio di Dio e la collera dei
poveri, con conseguenze imprevedibili. Chiudendosi dentro la corazza del proprio egoismo, le
civiltà attualmente fiorenti finirebbero con l'attentare ai loro valori più alti, sacrificando la volontà
di essere di più alla bramosia di avere di più. E sarebbe da applicare ad essi la parabola dell'uomo
ricco, le cui terre avevano dato frutti copiosi e che non sapeva dove mettere al sicuro il suo raccolto:
«Dio gli disse: “Insensato, questa notte stessa la tua anima ti sarà ritolta”»
(Lc 12,20). (Enciclica
Populorum Progressio, del 26 marzo 1967, n. 49)

«La collera dei poveri». Un fatto eccezionale: gli immigrati in Calabria si ribellano alla ‘ndragheta e
al sistema perverso dei caporalato e questi rispondono affermando il loro potere sul territorio e
sconfiggendo ancora una volta lo Stato latitante. Invece di ringraziare questa gente, il ministro Maroni
non trova di meglio che le parole d’ordine della sua cricca: «tolleranza 0». Sì ma verso il governo
dell’amore e della sicurezza che lascia interi pezzi di Paese in mano alla malavita e al malaffare.


1500 persone che lavorano in nero per 20,00 euro per 12/14 ore di lavoro al giorno e di cui 5,00 li
devono dare al caporale che li recluta (cioè alla mafia) e 3,00 al pulmino che li trasporta. Fanno
8,00 euro e all’immigrato lavoratore in nero ne restano 12 per una giornata sempre di 12 ore, e cioè
per 1 euro e anche meno all’ora. Nessuno può dire che erano invisibili, nessuno può dire che non
fossero necessari, nessuno può girarsi dall’altra parte e dire: non sapevamo.
E’ cominciato il conto
alla rovescia e i nodi assaltano i pettini.

Il problema è la miope politica del governo che ha dato mano libera alla Lega che vuole la
secessione del Lombardo-Veneto dal resto dell’Italia e ha tutto l’interesse di questo mondo a fare
scoppiare guerre al Sud per terrorizzare, per ricattare e per mostrare il suo volto «feroce» con i
deboli. Hanno sparato contro inermi, dando spettacolo di una vera e propria caccia all’uomo. Un
safari umano, tanto è gente che viene dall’Africa ed essendo nera di pelle, di notte è più divertente
cercare di impallinarli. Un ministro dell’Interno che risponde come Maroni, in qualsiasi Paese poco
meno che civile
si sarebbe dimesso o sarebbe corso in soccorso degli immigrati e avrebbe dichiarato
lo stato di emergenza sociale per tutta la regione e avrebbe sospeso i diritti costituzionali in tutta la
regione e l’avrebbe occupata militarmente fino all’estirpazione totale della malavita organizzata.
Non lo ha fatto, né lo può fare perché la malavita è dentro il parlamento, nella fila del partito
dell’amore, in adorazione del volto santo miracolato.


Questa volta non si è fatta attendere la voce della Chiesa in diverse sue componenti: Bertone ha
parlato quasi in presa diretta, dando, certo, un colpo al cerchio e uno alla botte, ma ha parlato e
bisogna riconoscerlo. Anche il papa ha parlato, senza mai fare nomi, ma rivolgendosi all’universo
intero: «Bisogna partire dal cuore del problema e cioè che ogni migrante è un essere umano che va
sempre rispettato, aiutato, mai sfruttato». Parole giuste, parole forti. Esse, a mio modesto avviso,
avrebbero avuto un impatto formidabile se fossero state non a tutti indistintamente, ma nel contesto
della realtà italiana. Se il papa avesse detto: «I fatti di Rosarno in Calabria sono la prova della
miopia della politica del governo italiano che parla di sicurezza, ma alimenta e fomenta la violenza
e l’ingiustizia. Il presidente del consiglio che parla e sparla di partito dell’amore, farebbe bene ad
andare a curarsi la mascella con una spremuta di arance raccolte dagli immigrati in Calabria.

Non è tollerabile che uomini e donne e bambini (alcuni dei quali sono stati anche battezzati nella
parrocchia di Rosarno) devono essere sfruttati peggio che le bestie e poi devono anche essere
disprezzati e cacciati via perché si ribellano alla ‘ndragheta. Noi chiediamo al governo che sia un
governo civile e custode del diritto; se è vero come mi ha scritto il presidente del consiglio Silvio
Berlusconi, che i valori cristiani sono al centro dell’azione del governo che presiede, lo dimostri
oggi concedendo a tutti gli immigrati di Rosarno la cittadinanza perché sono eroi nazionali e
fondamento dell’economia. In caso contrario, i suoi valori cristiani, glieli rimandiamo senza
ricevuta di ritorno
». Il governo sarebbe caduto. Come fanno a parlare di legalità, lui, loro, essi che si
affannano a tempo pieno ad aggirare la Legge, ad eliminare la legalità e a disseminare la nazione di
spirito xenòfobo? Bellissimo l’editoriale di Marco Politi «La fede e la spada» su «Il Fatto»
(mercoledì 12 gennaio 2010), lucido e completo.

Le parole e i sentimenti più belli però, li ha espressi Don Pino Varrà, parroco di Rosarno che
durante l’omelia, e quindi nel cuore del sacramento dell’Eucaristia, tra le altre cose ha detto:

«Vedo finalmente questa chiesa piena, sono contento che moltissimi tra voi sono tornati. Ma vedo
anche che manca qualcuno". Don Pino sospira, si rivolge ai bambini. "Lo vedete anche voi. Non c'è
John. Vi ricordate di lui? Veniva ogni domenica". I bambini annuiscono. I genitori, dietro, restano in
silenzio. Tesi e consapevoli. "Mancano anche Christian, Luarent. E Didou, il piccolo Didou.
Mancano i suoi genitori. Erano come voi, con la pelle più scura, venivano dall'Africa. Non ci sono
perché li hanno cacciati … Mi rivolgo ai più grandi, ai genitori. Perché loro hanno un ruolo
importante, formativo. A voi dico: non vi fate trascinare verso ragionamenti e reazioni che non sono
da cristiani. E' facile dire: abbiamo ragione noi. Quando siete nati, Dio è stato chiaro: questo è mio
figlio. Lo siamo tutti. Tutti abbiamo diritto alla vita, una vita dignitosa, che non ci umili. Anche
quelli di un altro colore, anche quelli che sbagliano sempre. Se vogliamo essere cristiani noi non
possiamo avere sentimenti di odio e di disprezzo … Possiamo anche dire che abbiamo sbagliato.
Che i miei fratelli, bianchi e neri hanno sbagliato. Ma lo dobbiamo dire sempre. Non solo quando
qualcuno ci sfascia la macchina. Lo dobbiamo sostenere con forza anche quando altri fanno delle
cose ancora più gravi. Cose terribili. Dobbiamo avere il coraggio di gridare e denunciare …
[indicando il presepe] Non avrebbe senso aver allestito questa opera.
Non avrebbe senso festeggiare
il Natale. Meglio distruggerlo e metterlo sotto i piedi. Dobbiamo celebrarlo convinti dei valori che
lo rappresentano. Perché crediamo nella misericordia e nella solidarietà. Se invece non abbiamo la
forza di ribellarci ai soprusi e alle ingiustizie e siamo pronti alle violenze nei confronti dei più
deboli, allora non veniamo più in chiesa. Dio saprà giudicare. Saprà chi sono i suoi figli
».

Secondo i dati ufficiali e definitivi (Istat) per l’anno 2007, gli stranieri regolari hanno dato un
apporto lavorativo di 122 miliardi, cioè il 9,2% del PIL nazionale e hanno versato contributi
previdenziali per 7 miliardi di euro, cioè il 4% dei contributi previdenziali pagati in Italia.Queste
persone cioè stanno pagando una pensione che non avranno forse mai e finisce così che i poveri
continuano a fare regali ai ricchi (per la cronaca: l’Inps in Italia per 2008 ha un attivo di circa 8
miliardi di euro, cioè i contributi degli immigrati). Ora è arrivato il momento della resa dei conti.
Gli immigrati si sono ribellati alla delinquenza organizzata e il ministro del lavoro Sacconi, quello
che urlava e sbraitava per salvare la vita ad Eluana Englaro, emerge dalla melma del governo per
dichiarare che manderà ispettori in Calabria a controllare azienda per azienda. Siamo al delirio,
siamo alla demenza governativa, siamo alla deriva umanitaria. Avrebbe dovuto nominare ispettori
gli immigrati impallinati dalla ‘ndragheta ed espropriare le aziende malavitose che prima sfruttano e
poi non solo fanno cacciare gli sfruttati, ma non gli pagano nemmeno quei pochi, sporchi e luridi
euro: hanno rubato anche ai morti.

L’inizio di gennaio 2010 è una vergogna per l’Italia intera e per l’occidente sedicente civile e
cristiano, un mese che ci squalifica da ogni punto di vista. Senza appello.


don Pietro Farinella      in “micromega-online”   13 gennaio 2010