Il disubbidiente obbediente
Quaranta anni fa moriva don Milani. Molti ne hanno parlato
in questi giorni: difficile dire se si è trattato soltanto del ricordo di un
defunto lontano o di una presenza educativa e culturale ancora viva nella nostra
scuola e nella nostra politica. Qualcuno ha anche ricordato che «Esperienze
pastorali» non è stato ufficialmente riabilitato dall'autorità ecclesiastica che
lo aveva condannato all'«Indice» dei libri proibiti.
Don Milani scriveva in una lettera alla mamma (14 luglio 1954): «Io ho la
superba convinzione che le cariche di esplosivo che ho ammonticchiato in questi
cinque anni non smetteranno di scoppiettare per almeno cinquanta sotto il sedere
dei miei vincitori». Oggi diciamo che era troppo ottimista.
Preferiamo ricordarlo con le parole di Giorgio Pecorini, profondo conoscitore
della scuola di Barbiana e ben noto ai lettori del manifesto: «Fin quando don
Milani è stato vivo, gerarchia e integralismo, costretti dalla sua
'disobbedienza obbedientissima' a non scaricarlo, si sono rivalsi emarginandolo
ed esiliandolo. Poi, dopo morto, un poco alla volta, hanno preso ad
appropriarsene, via via facendosi gloria e vanto della ortodossia e del suo
rigore, ma addomesticando l'una e l'altro, scegliendo fra le sue testimonianze
quelle che, sapientemente o grossolanamente censurate e manipolate da capo
secondo i diversi livelli di onestà e di gusto, parevano le più usabili in senso
normalizzatore» («Fa strada ai poveri senza farti strada»).
Qui Pecorini cita, fra l'altro, una lettera di Don Milani alla sorella Elena,
che aveva temuto di dargli un dispiacere annunciandogli il proprio matrimonio
civile: «Cara Elena, sono contentissimo che tu ti sposi e non ho nessun motivo
di meravigliarmi o dolermi che tu lo faccia in Comune. Esser religiosi o esser
cristiani è una fortuna, non un obbligo. Mi può dispiacere che tu non abbia
questa fortuna, non che tu compia un atto in sintonia con quello che pensi
(...)». Posizione ancora più significativa oggi, in tempi di dico.
Da segnalare, su Adista, una lettera inedita a firma di « Lorenzo Milani,
parroco di S. Andrea a Barbiana», diretta al Professore Tommaso Fiore, dopo
l'uscita di «Esperienze pastorali». Don Milani si difende dalle accuse vaticane
e scrive: «Dare la scuola ai poveri, tutto il resto sa di chiacchiere». Un bel
compendio di una vita.
Filippo Gentiloni Il manifesto 27/6/2007