DIO E’ CON LORO. O COI «CON»?
Sulla scia dell’America di Bush, dilaga anche in Italia la tendenza a confondere politica e religione. Destra e Sinistra si affrontano brandendo il Vangelo. Ma nessuno ricorda il discorso della Montagna.
Siamo nell’era della “teopolitica”. Propongo questo neologismo per definire la tendenza a fondere, o a confondere, religione e politica, che va diffondendosi nel mondo attuale. Anche in Occidente aumentano i politici e gli intellettuali, i quali sostengono che l’era della secolarizzazione è finita: la politica deve ritornare a Dio, e Dio deve essere presente nella politica. Negli Stati Uniti questa tendenza, avviata da cristiani tradizionalisti trenta anni fa, ha portato alla presidenza del repubblicano George W. Bush, sostenuto da intellettuali conservatori, i “teocon”, fautori di un realismo politico religiosamente ispirato ai dettati del Dio biblico. Ma anche nel partito democratico ci sono i fautori di una “politica di Dio” opposta a quella dei “teocon”.
Nella scia dell’America, la tendenza alla teopolitica sta prendendo piede in Italia. Nell’ottobre scorso, cattolici militanti nel centrosinistra hanno dato vita ad un movimento che si è autodefniito “teodem”. Fin dalla scelta del nome, i teodem si contrappongono ai teocon italiani, cattolici e «atei devoti» che militano nel centrodestra per una restaurazione tradizionalista dell’identità cristiana della nazione italiana e della società europea, secondo il magistero pontificale di Benedetto XVI. I teodem, che accusano i teocon di usare il cristianesimo come una religione civile, vogliono attuare in politica i valori cristiani per promuovere una concezione personalista della libertà, il rifiuto della guerra, il limite etico alla scienza, il mercato come strumento di civilizzazione, l’equità sociale, l’autonomia dei corpi intermedi, la famiglia e il matrimonio come legame sociale fra un uomo e una donna. La nascita del movimento teodem è stata criticata da altri cattolici del centrosinistra.
Qualcuno ha ricordato il comandamento che vieta di nominare il nome di Dio invano. Ma è probabile che l’ammonimento non sarà ascoltato. Il prefisso «teo» è ormai entrato nel linguaggio politico, e nulla vieta che sia applicato ad altri movimenti, con la proliferazione di altrettanti orrendi neologismi. Infatti, non ci sono solo i teocon e i teodem: ci sono anche i «teoter», i terroristi in nome di Dio, e nel secolo scorso ci furono «teofas», i «teonaz», e persino «teocom», cioè fascisti, nazisti e comunisti, che dichiaravano di essere dalla parte di Dio; e prima ancora, durante la Grande Guerra, c’erano i «teofra», i «teoger», i «teobr», i «teoam»: francesi, tedeschi, britannici, americani che si combattevano e uccidevano nel nome dello stesso Dio.
Forse fra alcuni secoli uno storico delle religioni scriverà che durante il ventesimo e il ventunesimo secolo, nell’Occidente cristiano, si diffuse una nuova forma di idolatria, generata dalla confusione fra religione e politica. E ne erano scaturite nuove guerre di religione, denominate «guerre culturali», fra sette di religiosi politici e politici religiosi, gli uni contro gli altri armati, ciascuno identificando la propria ideologia con il messaggio evangelico. Dal quale però tutti avevano espunto, con non cristiana disinvoltura, le Beatitudini enunciate da Gesù nel discorso della montagna.
Emilio Gentile Il Sole 24 ore 31 Dicembre 2006