Le elezioni hanno dato
l'esito a tutti noto. E'stato un grande stress, con la gente attaccata alla tv a
seguire il dramma degli exit-poll. Emozione forte compatibile per la passione
(anche se sarebbe stato meglio andare a dormire e attendere i risultati del
mattino dopo). Frustrazione per avere scoperto un mezzo paese imprevedibilmente
incompatibile con l'altra meta'.
Rabbia per le successive "spartizioni" di cariche nell'Unione. Ma si rivela che
siamo vulnerabili. Lo siamo perche', anche se la aborriamo, stiamo a sentire
tanta televisione. Che e' violenta. Piu' dei telegiornali sono pericolosi i
dibattiti e piu' dei dibattiti i realities: bisogna davvero
vaccinarsi. Perche' la complessita' della nonviolenza sta anche nel saper
riconoscere la violenza mascherata delle politiche e delle strutture.
I problemi al momento sono essenzialmente due.
Il primo e' la necessita' di recuperare un qualunque rapporto con la fascia
definita "moderata" della nostra societa', in cui molti sono egoisti e
condizionabili da ogni genere di propaganda, anche dalle televendite: stanno di
conseguenza subendo contro il loro stesso interesse e diventano autolesionisti.
Sono rimasta impressionata dalle reazioni alle accuse a Prodi sulle tasse di
successione: anziani signori con la pensione al minimo, ma proprietari di un
modesto appartamento, sono corsi dal notaio per fare una donazione ai figli,
come se un governo orientato a tassare in basso non dovesse tassare anche
l'appartamento di proprieta' del figlio... E non capiscono che la violenza non
e' imporre tasse, ma permettere che i ricchi evadano e lo stato non abbia di
conseguenza i mezzi per creare servizi.
Il secondo punto e' quello di predisporsi a non farsi intrappolare dall'emotivita'
o a fare scattare i meccanismi difensivi del disinteresse: aspettiamoci il
teatrino continuo. Si dice che la tragedia si ripete in forma di farsa: il golpe
storico di Mussolini potra' replicarsi in sketches
nevrotizzanti a ripetizione.
E' urgente capire le intenzioni di chi non accetta il verdetto delle elezioni e
non si dovra' andargli dietro. Occorrera' molta pazienza e molta fermezza,
capacita' di intendere che cosa sta dietro gli artifici e iniziativa per aiutare
anche societa', partiti e istituzioni a ridare senso alla ragione.
In prospettiva abbiamo il referendum sulla Costituzione.
Sarebbe stato interessante se i partiti avessero svolto mezza campagna
elettorale ragionando sui principi della Costituzione repubblicana in vigore e
sullo sfascio di quella progettata a Lorenzago e imposta al Parlamento. Se si
riflette sulla nostra cara Costituzione nata dalla Resistenza (che, per altro
verso, non e' un feticcio inamovibile, anche se quello che conta nelle
carte costituzionali e' l'interpretazione e non i continui aggiornamenti), i
cittadini possono acquisire quel "senso dello Stato" che ancora non
possiedono.
La democrazia la si sostiene capendo quello che si vuole dalle istituzioni che
ci rappresentano: se ci sono quelli ai quali piace avere un padrone stiamo
attenti, perche' la democrazia non ammette la legge del piu' forte o del piu'
ricco. Essere nonviolenti non significhera' mai essere indifferenti alla
democrazia, alla giustizia, alla liberta'.
Incominciamo, dunque, ad attrezzarci per la prossima campagna: e' in gioco molto
per la nostra vita e per quella delle generazioni che verranno. Se, infatti, non
salviamo la Costituzione democratica, ci dovremo tenere quella che vede
annullati i diritti di cittadinanza sotto il potere di un Primo ministro che,
unico fra i presidenti dei paesi civili, puo' mandare a casa il Parlamento. Il
presidente degli Stati Uniti, che ha poteri assai forti, perche' regge un'unione
di Stati con rilevanti autonomie, non puo' neppure pensare di licenziare il
Parlamento. Stiamo attenti: il rischio di farci del male e' dietro l'angolo, a
fine giugno.
Giancarla Codrignani da: La Non Violenza in Cammino n° 1276