Difendete Porta Pia dal clericalismo

Caro direttore, avremo dunque per il 20 Settembre un anniversario di Porta Pia in salsa clericale?

Questo sembra riservarci il sindaco di Roma: «La ricorrenza sarà ricordata con una ricca scaletta di
incontri totalmente graditi alla Santa Sede e al segretario di Stato, il cardinale Bertone, il quale — in
sintonia con il sindaco di Roma Alemanno — ha dato il suo placet alle celebrazioni che dal 18 al 20
settembre vedranno coinvolti il Quirinale, il Campidoglio e il Vaticano.

Gli uomini del Papa avrebbero imposto al sindaco di Roma, che li ha accolti, veti d’ogni tipo verso
gli «storici sgraditi», arrivando al grottesco di correggere il titolo di un convegno «Pio IX, il Papa
Re» proposto dal cattolico-tradizionalista Marcello Veneziani. Se tali notizie fossero vere, ci
troveremmo di fronte a un insulto culturale e storico contro la società e le istituzioni italiane,
proprio nell’anno di Cavour e dell’Unità d’Italia.
Stravolgere il significato di Porta Pia è un delitto
intellettuale che può essere compiuto solo da chi fa uso strumentale della Storia.

Non rivendico qui la tradizione anticlericale che pure ebbe una ragion d’essere di fronte allo Stato pontificio nemico
dell’unità d’Italia, e continua ad avere senso verso coloro che ripropongono i moduli di
sovrapposizione del potere clericale alle istituzioni civili, come nel caso della politica del cardinal
Ruini. Il punto è un altro: il significato autentico del 20 Settembre appartiene alla nostra storia,
specialmente ai suoi momenti più alti. Porta Pia significa per gli italiani l’unità spirituale, politica e
territoriale.
Quell’Italia ha voluto dire lo Stato laico fondato sul principio cavouriano separatista
«Libera Chiesa in libero Stato».
Tra il 1870 e il 1922 si è consolidata in senso liberale la nazione
restituendo la libertà anche ai cattolici sollevati dal fardello del potere temporale. Sarebbe grave, ad
esempio, se Roma dimenticasse uno dei suoi migliori protagonisti, il sindaco Ernesto Nathan che
gettò le basi moderne della capitale.

Ma la Roma di Porta Pia come simbolo non adulterato va preservato non soltanto per i liberali e i
democratici, ma anche nel ricordo di un grande cattolico come De Gasperi che rifiutò l’operazione
Sturzo di stampo clerico-fascista, e perciò non fu più ricevuto da Pio XII a cui indirizzò un’orgogliosa lettera rivendicando la piena autonomia istituzionale. È questo un episodio che i governanti locali e nazionali dovrebbero meditare. Attendiamo perciò che il sindaco Alemanno renda noto a quali mani ha affidato le celebrazioni di Porta Pia, con quali criteri storici e culturali, e quali inclusioni o esclusioni ha messo in atto, e su suggerimento di chi. Così si dovrebbe fare in una
democrazia occidentale.

Massimo Teodori     Corriere della Sera  31 luglio 2010