Dico e la debolezza dei vescovi

 

La «nota» dei vescovi italiani contro la legalizzazione delle unioni di fatto merita qualche riflessione, anche al di là del chiasso mediatico di questi giorni. Non soltanto per la sua rigidità («la differenza sessuale è insuperabile»), ma anche per la sua debolezza. Su quale fondamento si basa l'argomentazione dei vescovi? Per quale motivo la loro pretesa di obbedienza da parte dei cattolici, soprattutto dei politici cattolici? La base della loro pretesa è il vangelo, o è soltanto un'etica umana, della quale i vescovi si fanno custodi? E' importante chiederselo. Un accenno al vangelo si trova soltanto all'inizio, là dove si dice: «L'ampio dibattito...ci chiama in causa come custodi di una verità e di una sapienza che traggono la loro origine dal vangelo».

Ma del vangelo, in seguito, non si parla più. Si parla piuttosto di «ragioni valide e condivisibili da tutti a vantaggio del bene comune». I vescovi, dunque, si fanno promotori e difensori di un'etica della famiglia, quella «cristiana», che sarebbe - dovrebbe essere - di tutti i tempi e di tutti i luoghi. Ma in realtà così non è, e perciò il discorso si indebolisce. Tale presunta universalità è negata - o messa in dubbio - sia dalla storia (si pensi alle posizioni sull'omosessualità al tempo dell'antica Grecia e di Roma) che dalla geografia (non tutto il mondo pensa al sesso e al matrimonio come l'Europa cristiana).

Sia la storia, dunque, che la geografia mettono in dubbio la validità del discorso dei vescovi sulla famiglia, discorso che non può ricorrere alle parole del vangelo per fondare la sua piena validità. Su famiglia e sesso, infatti, il vangelo non fornisce né prescrizioni né proibizioni. Quelle dei vescovi italiani, quindi, si basano piuttosto su una sorta di «diritto naturale» che è ben poco «naturale» e ancor meno universale, anche se, come dice la nota, può considerarsi «a vantaggio del bene comune».

Un documento, dunque, questo dei vescovi, la cui validità non deve essere sopravvalutata , come, invece, stanno facendo sia i favorevoli che i contrari. Un documento la cui rilevanza va ridimensionata.

  

FILIPPO GENTILONI     il manifesto 1/4/2007