Il deserto prezioso

Con la beatificazione, domenica scorsa, del Padre Charles de Foucauld, il Vaticano ha dato l'impressione di contraddire se stesso. Ha esaltato un cattolicesimo molto diverso, a dir poco, da quello oggi dominante. Da una parte, quella di Roma, la voce forte, l'uso spregiudicato dei mass media, la presenza sulle piazze di tutto il mondo e negli organismi internazionali. Dall'altra, quella di de Foucauld, il silenzio, l'annientamento, il deserto. Due impostazioni lontanissime l'una dall'altra. Ci si domanda come possano coesistere insieme nella stessa chiesa. Eppure nel tempo di un cattolicesimo che cerca gli spazi dei mass media e delle piazze - si pensi ai raduni mondiali della gioventù - non sono pochi i gruppi e le comunità che si ispirano al deserto. Con i trappisti, i Piccoli Fratelli e le Piccole Sorelle, e una quantità notevole di cristiani che guardano al deserto come a loro «luogo» privilegiato, anche se i pochi tuareg in piazza San Pietro domenica scorsa con il turbante bianco erano un elemento di folklore più che una presenza religiosa.

Il deserto, d'altronde, non è una novità nella storia cristiana e nel suo spirito. A partire dai primi secoli il deserto dell'Egitto, e non solo, era stato popolato di eremiti e di monasteri. Preghiera e lavoro, come codificherà san Benedetto. Nei secoli successivi quella tradizione, mai scomparsa, era stata relegata a pochi emarginati. Erano venuti i secoli delle iniziative sociali, delle missioni. Dai gesuiti ai salesiani per arrivare, ai giorni nostri, fino all'Opus Dei e a Comunione e liberazione. Il deserto sembrava lontano: inutile, dimenticato. Sembrava che il cristiano dovesse guardare soltanto alle città e caso mai alle piaghe su cui si chinava Madre Teresa di Calcutta. Il deserto vuoto di cristiani, era il luogo dell'islam e di quei predoni che uccisero Padre de Foucauld e altri trappisti più recenti.

Eppure del deserto la cultura cristiana ha bisogno oggi più che mai. Non solo per parlare con l'islam facendosi capire, ma anche per reagire al mondo del denaro, dei media, della pubblicità, della ricchezza, dell'efficienza. Perciò la testimonianza di Charles De Foucauld e di coloro che si ispirano a lui è oggi preziosa. Una «beatificazione», questa volta, provvidenziale.

 

FILIPPO GENTILONI      Il manifesto 20-11-05