Demonio d'un laicismo
Il papa a
Verona ha tenuto un'altra solenne «lezione magistrale», sul tipo di quella,
ormai famosa, tenuta in Baviera ma, questa volta, senza citazioni ambigue nei
confronti dell'islam. Il pensiero di Ratzinger, comunque, si fa sempre più
chiaro. E anche più duro.
Il punto di partenza è il giudizio sul mondo moderno
e la sua cultura. Un giudizio decisamente negativo. Relativismo, utilitarismo,
individualismo. Un vero disastro. La secolarizzazione con le sue conseguenze ha
colpito un po' tutti, anche l'Italia, nonostante alcuni aspetti favorevoli che
la chiesa italiana è riuscita , anche se a stento, a conservare.
Il disastro indica una motivazione chiara: la
pretesa di fare a meno di dio, il laicismo.
Il papa non ha dubbi. La salvezza non può venire che
dal cristianesimo cattolico (delle altre forme di religione non si parla
neppure) la cui ragionevolezza si fonda sulla fede. Di questo rapporto stretto
fra fede (cristiana) e ragione il papa sembra fare un'ancora di salvezza per il
mondo. L'unica possibile. E l'unico a gestirla è proprio il Vaticano.
Una posizione di principio dalla quale il papa trae
tutte le conseguenze logiche, a cominciare da quelle che riguardano
l'educazione. Logiche e concrete, a partire dalla scuola cattolica (compresi i
finanziamenti). Immediato il passo a tutti gli argomenti oggi in discussione: la
vita dal concepimento alla morte, la famiglia, il matrimonio, e così via. Tutto
si tiene, se è vero, come è vero, che fuori dalla fede cattolica non c'è
salvezza e che solo la fede cattolica è fortemente e saldamente razionale.
Perciò deve valere anche per chi non crede.
Alla chiesa - italiana, in questo caso - il compito
di far trionfare questa impostazione. E' chiaro che la chiesa in quanto tale non
fa politica, non è un partito. Il compito non è della chiesa in quanto tale ma
dei cattolici in politica: a Verona i delegati applaudono. Non potranno né
dovranno appoggiare leggi e posizioni che siano contrarie alla rigida
impostazione cattolica della politica.
Un'impostazione che potrebbe apparire razionalista,
anche perché il papa non teme di esaltare addirittura la matematica. Galileo
padre della chiesa. Perciò il papa completa la sua lezione citando la recente
enciclica sulla carità. L'amore deve completare il quadro che altrimenti
rischierebbe il razionalismo. Verità, ragione e anche amore: un trinomio che
dovrebbe portare la salvezza a un mondo altrimenti dannato e disperato.
Addio laicità, dunque. La grande avversaria, secondo
il papa, sarebbe la grande sconfitta. Ma il cattolicesimo laico accetterà questa
impostazione che dovrebbe abbracciare teologia, filosofia e scienze? Se ne può,
per lo meno, dubitare. Anche in questi giorni di convegno a Verona si sono fatte
sentire le molte espressioni di un cattolicesimo che non vuole rinunciare ai
valori della laicità e del pluralismo.
Nonostante le lezioni dall'alto, il dibattito rimane
aperto. Lo richiedono, d'altronde, le mille voci che anche all'interno del
cattolicesimo all'ascolto di una lezione da una cattedra preferiscono il dialogo
e i passi di un cammino.
Filippo Gentiloni il manifesto 20/10/2006