Il delirio di Bush cancella i valori
dell'Occidente
Il
presidente Bush ha dunque promulgato il Military Commissions Act che di fatto
legalizza gli orrori di Guantánamo. E si tratta di una normativa che non
colpisce soltanto i 14 presunti leader di Al Qaeda e gli oltre 400 detenuti
rinchiusi a Guantánamo.
Sono almeno 14.000 gli stranieri sospettati di
terrorismo, in gran parte islamici, che gli Stati Uniti tengono in carcere,
senza capi di accusa e senza prove. Ma anche questa cifra è incerta. Nessuno sa
- nessuno deve sapere - quante sono le persone sospettate di terrorismo che la
Cia e le altre istituzioni di intelligence statunitensi detengono e torturano in
prigioni segrete, sparse in tutto il mondo. Sono prigioni che proprio questo
documento dichiara necessarie for protecting America e quindi legittime.
Oggi i diritti più elementari di migliaia di
detenuti vengono cancellati «legalmente» e non più solo di fatto e con
provvedimenti arbitrari. La nuova legge li sottopone al giudizio di Tribunali
militari speciali, le cui sentenze saranno inappellabili. Li priva
dell'assistenza di avvocati di fiducia e li giudica sulla base di prove che
possono restare segrete. Non solo sopprime qualsiasi limite legale alla
detenzione, vietando i ricorsi di habeas corpus, ma consente anche condanne a
morte decise sulla base di dichiarazioni ottenute con la tortura.
Infine, e soprattutto, legittima la tortura stessa.
Sarà infatti il Presidente George W. Bush stesso a decidere caso per caso quali
saranno i metodi da adottare negli interrogatori, consentendo, a sua
discrezione, l'applicazione di «tecniche pesanti». E noto che questo significa,
come è accaduto ad Abu Ghraib, a Bagram, a Polj-Charki, l'uso di torture
spietate come quelle termiche, acustiche e luminose che producono sofferenze
crudeli e devastanti senza lasciare tracce sui corpi, o come lo
schiaffeggiamento e lo scuotimento fisico prolungato che porta al delirio e allo
svenimento. Ma può anche accadere che portino alla mutilazione permanente o alla
morte dei torturati.
Si tratta di gravissimi crimini di guerra di cui, in
base alla terza Convenzione di Ginevra e al Trattato internazionale contro la
tortura del 1984, i responsabili dovrebbero rispondere di fronte ad una assise
penale nazionale o internazionale: fra questi, anzitutto i membri
dell'amministrazione statunitense, incluso il Presidente Bush e tutti i sui
principali collaboratori. Ma è chiaro che questo non avverrà mai.
Non avverrà perché gli Stati Uniti operano ormai
come il soggetto di un nuovo 'nomos della terra', che crea ad libitum un nuovo
diritto internazionale, ignorando qualsiasi regola che limiti la loro sovranità
«imperiale». Nel giugno scorso il Wall Street Journal ha rivelato che i
consiglieri legali della presidenza hanno sostenuto in un lungo documento che il
Presidente degli Stati Uniti, come commander in chief, non è tenuto a rispettare
le norme internazionali che vietano la tortura.
Il Military Commission Act è dunque in perfetta
continuità con una lunga serie di soprusi e di crimini che sovvertono in radice
l'ordinamento giuridico internazionale: dalla non adesione al Trattato contro le
mine antiuomo, al rifiuto del protocollo di Kyoto sulla protezione
dell'ambiente, al sabotaggio della Corte penale internazionale, alla violazione
sistematica delle Convenzioni di Ginevra, alla teoria e alla pratica della
guerra preventiva.
Con questo atto il Presidente non solo ha infranto
la logica stessa del sistema politico degli Stati Uniti e della grande
tradizione giuridica e civile del rule of law e della divisione dei poteri. Bush
ha lanciato una nuova sfida al mondo intero, in particolare al mondo islamico,
accusato di volere la distruzione degli Stati Uniti come emblema della civiltà
occidentale e dei suoi valori di libertà e di democrazia.
Il presidente Bush sembra ormai esprimersi
personalmente e operare politicamente in forme che lo mostrano sempre più in
preda a un odio delirante per i «nemici dell'America». Ma il delirio, l'odio e
le sanguinose guerre d'aggressione possono essere una risposta alla tragedia
(con i suoi tanti lati oscuri) dell'11 settembre 2001?
E' il suo un delirio di violenza, quasi un contagio
riflessivo della violenza che le armate statunitensi hanno esercitato in questi
anni e continuano ad esercitare nei Balcani, in Afghanistan, in Iraq. E' una
furia nichilista che incolpa gli altri perché osano difendersi. E' la malattia
mortale di un occidente che nega i suoi stessi valori pretendendo di sconfiggere
con metodi terroristici un terrorismo che è esattamente il prodotto del suo
delirio di aggressività e di violenza.
Danilo Zolo Il manifesto 20/10/2006