IL DEGRADO

 

E' fondamentale fermare il processo di spappolamento etico che porta al degrado della vita reale e cercare di ricostruire (o costruire) un'etica civile, che pretenda fedeltà ai principi, consapevolezza dei diritti e dei doveri, chiarezza nelle posizioni e nei contrasti

 E' probabile che sul degrado igienico e organizzativo di qualche importante ospedale italiano, recentemente riscoperto grazie al servizio di un giornalista in clandestinità all'Umberto I di Roma, influisca anche il potere del crimine organizzato - mafia, camorra, eccetera - che preme sulla scelta del personale da assumere, delle aziende cui subappaltare lavori e servizi, delle macchine e dei prodotti da comperare, sui controlli da (non) fare.
Ma poiché tutto è collegato, ritengo che anche il degrado ospedaliero sia un aspetto generale del degrado etico nella nostra società. Esso si manifesta, da anni, nell'ammollimento della coscienza civile e della morale laica, la cui la solidità non è stata valorizzata e mantenuta ma si è preferito trasformarla in gelatina.

Il processo ha molte cause. Per esempio, la cosiddetta fine delle ideologie, da molti auspicata e lodata. Un'ideologia contiene e custodisce principi, valori e ideali, alcuni dei quali possono essere importanti per la solidità etica di una società. Irridere e negare ogni ideologia, fino a favorirne la scomparsa, distrugge anche questi principi, valori e ideali. Se non si sostituiscono con altri, magari migliori, rimane un vuoto che viene riempito dall'indifferenza, dallo scetticismo e dal cinismo.

L'esaltazione acritica e continua del dialogo, del compromesso, delle decisioni "bipartisan" - termine che si direbbe usato perché meno immediatamente rivelatore dell'espressione "concordate tra le parti" - conduce a rinnegare il concetto di lotta politica e di avversario politico. Questa esaltazione ignora o nega il valore propulsivo e chiarificatore della competizione politica e del confronto tra posizioni differenti ben definite. Il pane e il vino non sono più distinguibili ma vengono impastati in una zuppa indefinibile.
L'elogio - a volte esplicito a volte sottinteso - del garantismo come perdonismo e del vecchio buonismo trasforma le linee di contrasto in sfumature dove il bianco e il nero si mescolano, mentre il riconoscimento di una divisione netta aiuterebbe i cittadini a analizzare e maturare le proprie opinioni, a decidere consapevolmente, a valutare meglio l'importanza di una coscienza civile e, perché no, della coscienza in senso stretto.

E' fondamentale fermare questo processo di spappolamento etico che porta al degrado della vita reale e cercare di ricostruire (o costruire) un'etica civile, che pretenda fedeltà ai principi, consapevolezza dei diritti e dei doveri, chiarezza nelle posizioni e nei contrasti.
Coloro che hanno responsabilità politiche, culturali e sociali dovrebbero dare l'esempio, se ne sono capaci, mentre la scuola dovrebbe insegnare molto di più sul significato di un'etica civile e sui suoi elementi essenziali, finché ci saranno ancora insegnanti che sanno di cosa si tratta. Andando avanti così, infatti, c'è il rischio che si formi una società i cui cittadini non hanno la minima idea di tutto ciò perché non ne hanno mai sentito parlare.

Se invece il degrado non ci preoccupa, ma preferiamo un paese dove il crimine organizzato sia considerato un potere con il quale convivere, la corruzione una malattia congenita, i controlli un optional e la giustizia una persecuzione, insomma, se riteniamo più comodo che ogni contrasto finisca a tarallucci e vino, allora prendiamoci anche gli escrementi di cane negli ospedali e le infezioni contratte in sala operatoria. Non è neppure quanto di peggio possa accaderci.

 

Aprileonline      9/1/2007