Il decreto non
firmato dal presidente ovvero lo strazio della coscienza
Consummatum est. Non solo il mostruoso atto di forza di un decreto che fa
strame della legge, della
nostra Costituzione, e dell’ufficio stesso del presidente della Repubblica. Ma
consumato e compiuto
è lo strazio della coscienza. Da sempre la violenza si oppone alla
coscienza. Non alla coscienza
laica, non della coscienza autoritaria: no, alla coscienza e basta. Per
capire come si sia potuti
arrivare a questo estremo, occorre vederlo bene, questo strazio che si è
consumato per un mese sulle
pubbliche piazze e sui media. Coscienza laica e coscienza autoritaria sono in
definitiva
semplicemente convinzioni, adesioni a scale di valori, che presupponiamo sincere
e vagliate,
almeno in chi prende pubblicamente la parola per affermare che cosa è giusto e
che cosa è sbagliato.
Coscienza e basta vuol dire: riconosco che io credo questo, riconosco che tu
credi quest’altro. Non
so chi di noi due ha ragione, anche se sono certo che, se sosteniamo tesi
opposte, uno di noi ha torto
e l’altro ha ragione, almeno in parte. Ma se riconosco questo, allora distinguo
fra quello che io
credo e la verità. Quello che io credo potrebbe essere vero e potrebbe non
esserlo: altrimenti non mi
sforzerei di trovare buone ragioni per affermarlo. E se riconosco questo, allora
riconosco che tu
puoi essere altrettanto in buona fede quanto lo sono io. Riconoscendo questo ti
onoro, esattamente
quanto onoro me stesso: sei anche tu una persona, hai come me una coscienza.
E in particolare hai
come me una coscienza morale. Questo dice in noi la coscienza, la coscienza
adulta, la coscienza e
basta. E di questa coscienza si è fatto strazio, si continua a farlo.
Ecco come. Con la violenza fisica
e verbale, in primo luogo, che il signor Englaro ha dovuto subire. Quella che
viene dalle mani della
gente in piazza è terribile, ma non ferisce quanto quella che osa chiamare
“assassina” un’altra
coscienza adulta e moralmente sovrana. E questa voce scende dal Vaticano.
Ecco un altro modo:
“Così svilite il nostro sacrificio”, titolava qualche giornale l’esibizione in
piazza di vite sventurate.
Come? Perché un altro non è costretto allo stesso sacrificio? Dunque il vostro
sacrificio vale solo se
non è libero, se è obbligatorio? Uccidere la coscienza è uccidere anche la
logica: ma il titolista non
se ne è accorto. Ma quando Enzo Jannacci chiama “allucinante e bestiale” la
scelta (legalmente,
costituzionalmente impeccabile) che un uomo ha fatto in coscienza e per amore
della persona di sua
figlia, della sua volontà, della sua fede – allora tutta la musica, l’umana e
pietosa, la cara musica di
Jannacci ci si strozza in gola: di nuovo, la coscienza è straziata. E infine,
ecco gli specialisti
dell’enorme equivoco. Quando Giuliano Ferrara scrive sul Foglio di oggi,
chiamando il Presidente a
firmare quel decreto che invano egli non ha firmato, che esso si ispira “a una
morale non
pretenziosa e comprensibile da ciascuno”, ebbene, è consumato lo strazio della
coscienza e basta.
Ecco come: chiamandola, con disprezzo, “morale pretenziosa”, la coscienza.
Facendo appello al
popolo, come i comunisti di un tempo, come i sanfedisti. Basta far credere
che la battaglia che si
svolge oggi sia una battaglia fra avversari e difensori della vita indifesa e
innocente, invece che una
battaglia per la coscienza adulta, e per l’onore che le è dovuto. Caro
Ferrara, se lei pubblicherà
questo libero intervento, come ha già fatto con altri contrari alla sua
battaglia, questo sarebbe segno
che lei – a differenza di altri giornalisti – onora la coscienza, la competenza
morale e l’età adulta.
Ma quando lei scrive che il presidente della Repubblica agisce in base alla sua
“autodeterminazione
per il nulla”, a ciascuno di noi cittadini italiani, che dal presidente della
Repubblica siamo
rappresentati, lei sta invece disconoscendo il possesso di una coscienza morale.
La gerarchia
cattolica attuale e la Chiesa preconciliare non ne hanno mai fatto mistero: loro
non riconoscono la
dignità e l’onestà della coscienza adulta. E’ presidente della
Repubblica che oggi rappresenta la
coscienza e basta, il presupposto della moralità, della vita adulta, della
convivenza civile. La
coscienza di cui s’è fatto strazio.
Roberta De Monticelli “il foglio” ( comunità di base) 7 febbraio 2009