DANIELE GARRONE: “E SE FOSSE DALLA BRECCIA DI PORTA PIA
CHE IL VATICANO È DILAGATO IN ITALIA?”

Una data “fausta” passata invece sotto silenzio. In pochi, nei giorni scorsi, hanno ricordato l’anniversario della breccia di Porta Pia con cui Roma veniva annessa al Regno d’Italia e tramontava lo Stato Pontificio. Se si escludono i Radicali che, ogni anno, in collaborazione con diverse associazioni, promuovono convegni e iniziative di commemorazione, pochi sono gli interventi che hanno rotto questo silenzio. Tra questi quello di Daniele Garrone, decano della Facoltà valdese di Teologia.

Il XX settembre, ha scritto Garrone in un articolo pubblicato sull’agenzia di stampa evangelica Nev (n. 36/37), è una data fausta per le minoranze d’Italia “in primis per protestanti ed ebrei”: “Fino a quella data infatti gli ebrei potevano vivere nella città del papa solo ghettizzati, i protestanti nemmeno quello”. “Tra la Riforma del XVI secolo e il 1870 - prosegue Garrone - a Roma mi risultano soltanto le seguenti presenze protestanti: quella del pastore Giovan Luigi Paschale, ministro delle Chiese valdesi di Calabria, che vi fu condotto nel 1561 per essere processato dall’Inquisizione e che fu arso di fronte a Castel Sant’Angelo; i membri protestanti delle ambasciate europee, che nelle sedi diplomatiche potevano celebrare il loro culto, ma che dovevano esser sepolti ‘fuori le mura’ della città santa; quelli che vennero a stamparvi il Nuovo Testamento durante la Repubblica Romana e che dovettero lasciare la città dopo il rientro di Pio IX e furono così risparmiati dall'assistere al rogo papalino dei testi evangelici”.

Per questo quindi il 20 settembre è una data fausta, anche per l’Italia. “Veniva posta fine - continua Garrone - ad una delle ultime e più caparbie monarchie assolute dei tempi moderni, che motivava la sua intolleranza e il suo dominio sulle coscienze e sui corpi non solo con il richiamo ad un generico diritto divino, ma con la specifica pretesa che il papa-re fosse il vicario del crocifisso, una contraddizione in termini”.

E i cattolici? “Come potrebbero - si domanda il teologo valdese - esser ancora tali, se il loro papa fosse ancora un sovrano assoluto che impartisce pene, compresa quella di morte, per chi non aderisce alla ‘Verità’ che egli detiene?”.

Eppure, constata Garrone, non è questo “l’umore di questa Italia affollata di chierichetti atei e di neoclericali che invocano la riscossa tridentina”: “E se avesse ragione quel mio amico che dice amaramente che in realtà Porta Pia è la breccia attraverso cui il Vaticano è dilagato in Italia? Se guardiamo al Concordato fascista, all'art. 7 della Costituzione per il quale dobbiamo essere grati a Togliatti e, in anni recenti, all'ignavia di tanti politici di ogni schieramento in materia di laicità e di riconoscimento del pluralismo religioso, siamo tentati di non dargli torto. Per smentirlo - conclude - ci vorrebbe una reazione dei cattolici italiani che però non mi sembra all'ordine del giorno”.

Anche lo storico Luciano Canfora dalle pagine del manifesto (20/9) sottolinea l’importanza della fine del potere temporale dei papi per il cattolicesimo stesso: “Non avremmo avuto lo sprigionarsi, accanto e in antitesi al clerico-fascismo”, “di un forte cattolicesimo antifascista, le cui scelte, di fronte all’attuale divaricazione tra destra iperliberista e sinistra socialdemocratica, saranno decisive per il nostro Paese”.

A Roma, il 19 settembre, le Associazioni radicali Anticlericale.net e Certi Diritti, insieme a Radicali Italiani, Associazione Luca Coscioni, Nessuno Tocchi Caino, Associazione per il Divorzio Breve, Radicali Roma, Comitato Ernesto Nathan, Agorà Digitale e Ass. Radicale Antiproibizionisti, avevano promosso una Marcia Anticlericale che avrebbe dovuto toccare tutti i luoghi significativi della storia anticlericale della città di Roma: Porta Pia, via XX settembre, piazza del Quirinale (residenza estiva dei papi fino al 1870), via del Plebiscito (dedicata al Plebiscito del 2 ottobre 1870 che sancì l’annessione di Roma al Regno d’Italia), via del Portico d’Ottavia (dove si trovava il ghetto in cui i papi avevano confinato gli ebrei), piazza Campo de’ Fiori (dove fu arso vivo Giordano Bruno), Castel Sant’Angelo (carcere-fortezza pontificio, dove venivano eseguite le esecuzioni capitali), fino ad arrivare a Piazza Pio XII, area di confine tra lo Stato italiano e il Vaticano. Ma le restrittive disposizioni varate nel 2008 dalla giunta capitolina in merito ai percorsi delle manifestazioni hanno obbligato gli organizzatori ad un semplice presidio a Porta Pia. E a proposito del Comune di Roma, un cartello recitava: “Il sindaco di Roma: chi l’ha visto?”. Un chiaro riferimento al fatto che Alemanno non ha preso parte a nessuna cerimonia di commemorazione della Breccia, mentre lo scorso anno aveva commemorato i 19 zuavi pontifici caduti nell’assurdo tentativo di difesa dello Stato pontificio. (i. c.)

 Adista Notizie n. 96  2009