Dal caprone all'immateriale così cambia il look del maligno
l diavolo diventa psicosi e l´esorcista prende il posto dell´analista. Sono
sempre di più le persone che considerano il demonio responsabile delle loro
sofferenze. E si rivolgono alla chiesa anziché agli psichiatri. La denuncia
viene dal cardinal Poletto, arcivescovo di Torino.
Il principe delle tenebre torna dunque in scena per rappresentare le paure, le
insicurezze, le nevrosi e i disagi del nostro tempo. Apparentemente in
controtendenza sulla secolarizzazione galoppante della nostra società. Ma in
realtà si tratta solo del nuovo look del maligno.
Perché Satana, Belzebù o Lucifero che dir si voglia, continua ad essere ciò che
è sempre stato. Il simbolo del male. Una maschera mutevole, a bassa definizione,
che la Chiesa stessa ha raramente definito con precisione. E proprio grazie a
questa indefinizione il diavolo è rimasto nei secoli un evergreen. Perché è in
grado di assumere volta per volta le sembianze che ogni epoca assegna al male.
In questo senso il demonio è un assoluto coprotagonista della storia. È il
necessario alter ego del bene, del Dio onnipotente e infinitamente buono. Se è
vero che non esiste il bene senza il male, senza Satana non c´è Dio e viceversa.
Del resto il nome stesso del demonio riflette la sua natura antagonistica. È
questo, infatti, il senso della radice ebraica stn - da cui Satana, cioè
avversario - e del greco diabolos che significa "colui che divide". Il diavolo
può esistere solo in funzione di qualcosa o qualcuno a cui opporsi. È un
negativo in opposizione a un positivo. Ieri come oggi.
Dal caprone con tanto di corna e zoccoli che nel medioevo corrompe le donne
trasformandole in streghe, al diavolo della modernità che compra l´anima degli
uomini con il cinismo di un banchiere. Fino a quello di oggi. Un diavolo che
veste Prada. Terziarizzato, immateriale, interiorizzato, medicalizzato. Un
demonio da psicologi più che da teologi. E tanto meno da inquisitori.
Questo trasformismo è il vero segreto dell´immortalità del diavolo. Soprattutto
in questo tempo dove morali e ideologie sono a bassa tensione e dove la realtà
appare sempre più difficile da interpretare, si avverte il bisogno di segni
forti, capaci di incarnare il male a tutto tondo, con l´immediatezza di un logo.
Come è stato per Bin Laden, l´anticristo dell´11 settembre.
In fondo il revival del diavolo nasce dal disorientamento delle coscienze,
dall´incertezza generata dalle tumultuose accelerazioni del mondo attuale.
Dall´angoscia e dallo sgomento provocati da una realtà maledettamente complessa
e diabolicamente indecifrabile. Da una insicurezza che ha troppe cause per
poterle affrontare tutte insieme. Satana diventa dunque una spiegazione
passpartout che dice soprattutto la gravità del sintomo più che la sua ragione.
È una confessione di impotenza di fronte a un male che non si sa affrontare. Ma
al massimo esorcizzare.
Marino Niola Repubblica 16.1.08