Da sempre contro il fascismo

Il 30 giugno scorso ricorreva il 50° anniversario dei moti di Genova contro il governo Tambroni,
monocolore democristiano con l’appoggio del Msi.
Il fascismo cacciato dalla Resistenza nell’aprile del ’45 rientrava dalla finestra. La Genova operaia,
civile e antifascista insorse con la forza di un’ondata di piena. Il movimento sorse spontaneo dal
basso, i partiti della sinistra vi aderirono organizzandolo. Ci furono poderose manifestazioni in altre
città d’Italia. A Reggio Emilia ci furono morti. I celerini caricarono e spararono ad altezza d’uomo.
A Roma la polizia a cavallo caricò i manifestanti e furono picchiati selvaggiamente anche i
rappresentanti del popolo, senatori e deputati che partecipavano alle manifestazioni.
Non fu solo la sinistra ad opporsi a quello sciagurato tentativo di riaccreditare politicamente i
fascisti, anche esponenti della Dc provenienti dalla militanza antifascista lo fecero. Correva l’anno
1960. Per me fu un anno decisivo. Nell’aprile di quell’anno divenni consapevolmente antifascista.
Avevo 14 anni, nella mia scuola, la scuola ebraica di Milano nata in seguito alle leggi razziali del
1938, approfittando della recente installazione di altoparlanti in ogni classe e della ricorrenza della
Liberazione, il professor Luciano Segre, partigiano comunista fece uno straordinario racconto della
lotta partigiana dipanando davanti a noi studenti stupiti e commossi, la grande epopea di popolo che
fu Resistenza, un’epopea che vedeva protagonisti gli operai, i contadini, le donne, gli artigiani, gli
intellettuali, coloro che riportavano la democrazia all’Italia e che ne avrebbero garantito la natura di
luogo dei diritti e dei valori universali. Con i fatti di Genova capii che l’antifascismo riguardava il
mio tempo, come lo capiscono i giovani e i giovanissimi che oggi si iscrivono all’Anpi con la
qualifica di antifascista.


Moni Ovadia    l'Unità  3 luglio 2010